♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Brigida.
Ciao a tutti! Sono una cantautrice ed interprete abruzzese. Il mio progetto risente di varie influenze: ho studiato per anni pianoforte classico, poi crescendo ho scoperto il cantautorato italiano e me ne sono innamorata. Dopo il liceo ho scelto di studiare in conservatorio e mi sono laureata in Canto jazz; attualmente sono iscritta al biennio di Canto pop/rock. Tutto questo variegato percorso confluisce naturalmente nella mia musica ed è per questo che quando mi chiedono il genere dei miei brani, faccio molta fatica a rispondere!
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Se si potesse fare a metà”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
É una canzone nata qualche anno fa, l’ho scritta in preda al senso di colpa per aver messo fine ad un rapporto ormai al capolinea. Poche cose ti fanno stare male come il senso d’impotenza che provi davanti al dolore di qualcuno che ami e la canzone descrive proprio questo stato emotivo. Allo stesso tempo, tra le righe c’è un invito a voltare pagina, a rinascere, portando con sé sempre il lato positivo delle proprie esperienze.
Grazie a questa canzone ho vinto la borsa di studio della Be.Go. Music Academy, accademia di perfezionamento musicale ideata dal M° Diego Calvetti. Ho avuto l’opportunità di cantarla nella serata finale a teatro in cui era ospite Ermal Meta: è stata un’emozione incredibile! Alcuni l’hanno già ascoltata in quell’occasione, adesso spero che possa arrivare ad un pubblico sempre più vasto.
Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Domanda difficile! Forse semplicemente perché attraverso la musica condivido sentimenti e situazioni comuni, in cui è possibile rispecchiarsi. E magari i miei brani potrebbero far sentire le persone meno sole e più comprese.
- Sei mai stata definita la copia di qualcuno?
Per ora no, in cuor mio lo considero una fortuna.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Scrivere è prima di tutto una terapia. Nel momento in cui nasce una canzone autentica, sincera e liberatoria, la musica ha già assolto il suo compito, a prescindere dal destino del brano. Fissa un momento della tua vita, rende il cuore più leggero e per me questo è quello che conta.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Sì, sapevo cosa fosse (grazie liceo classico1) ed in questo momento le nuvole sembrano formare la sagoma di un coniglietto.
- Quanto tempo dedichi alle tue composizioni musicali?
Nell’ultimo anno cerco di lavorarci tutti i giorni. L’ispirazione offre lo spunto iniziale per un brano, ma lo studio costante lo perfeziona.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
No, ognuna di loro rappresenta una parte di me e un ricordo che mi appartiene. Dopotutto, ogni scarrafone è bell’a mamma soja!
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Sicuramente l’esperienza del C.E.T., la scuola di Mogol. Grazie ad una borsa di studio del conservatorio, ho avuto l’opportunità di studiare lì per due anni. Il C. E. T. è quel posto meraviglioso in cui grazie al potere della musica si creano legami speciali. Ho conosciuto ragazzi incredibili, con cui tuttora sono in contatto. Gli insegnanti sono docenti preparati che guidano gli studenti con passione, entusiasmo e grande sensibilità. Non è solamente un’esperienza artistica, ma molto di più.
- Quanto è versatile la tua voce?
Non saprei, credo che spetti agli altri attribuire o meno questa qualità. Sicuramente negli anni ho cantato di tutto, dal rock al jazz, dal gospel al musical e ne sono felice, sono esperienze che possono solo arricchire il proprio bagaglio culturale. Sperimentare è l’unico modo per scoprire i propri punti di forza ed i propri limiti.
- Ti senti più Dr. Jekyll o Mr. Hyde?
Entrambi! L’uno non esiste senza l’altro. Non si va sul palco proprio per dare voce a Mr. Hyde?
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
L’eccessiva attenzione alla forma più che alla sostanza; ai numeri più che alla qualità. I social sono complici di questa dinamica, tutti puntano ad avere visibilità a tutti costi e pochi fanno musica per mettersi a nudo e donare qualcosa di autentico. Ma alla fine il tempo è sempre il miglior giudice.
- Qual’è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Credo di essere ancora troppo giovane per avere rimpianti! Per ora mi godo il percorso.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Janis Joplin, Amy Winehouse, Niccolò Fabi: ognuno di loro mi ha aperto un mondo bellissimo che mi è entrato dentro.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Mio papà! Insieme a mia madre mi ha sempre incoraggiato e sostenuto. Ama la musica, è stato lui a farmi ascoltare molti dischi quando ero piccola e così ho scoperto tanti dei miei artisti preferiti.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Quest’estate, come nella precedente, porterò la mia musica in festival locali e rassegne musicali. L’ultimo inverno è stato un periodo creativo intenso e quindi ho molti brani nuovi da far ascoltare! Li eseguirò così come sono nati, in versione acustica piano e voce. Su Instagram aggiorno sempre le date, quindi se siete curiosi potete seguirmi lì! In autunno usciranno anche altri singoli.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Un abbraccio a tutti i lettori del MEI! Grazie per avermi dedicato qualche minuto del vostro tempo, se siete curiosi di ascoltare la mia musica potete trovarmi su Spotify come Brigida e su tutti i social con il nickname di @brigidamusic.
Se si potesse fare a metà di Brigida è Presente in AIA Artists for Spotify Vol.7 https://open.spotify.