Lasciami cadere di Lisa Manara è Presente in AIA Artists for Spotify Vol.9 https://open.spotify.
♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Lisa Manara.
Donna con una forte esigenza e propensione a tradurre le sue emozioni e vissuti in parole, note e ritmi.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Lasciami cadere”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Lasciami cadere rappresenta un brano iniziatico, un lasciarsi andare verso il nuovo e allo stesso tempo un “eterno ritorno”, una chiusura e apertura di un cerchio, non soltanto perché è la prima release di un brano scritto da me ma perché richiama due temi che ritornano nella mia vita: da una parte parlando del rapporto con il padre, che rappresenta una figura precipua per la crescita di una bambina e poi c’è anche il pianoforte, lo strumento con cui ho incontrato la musica all’età di 4 anni, e con cui tuttora compongo i miei brani. Il brano l’ho scritto quasi tre anni fa ma ancora non era il momento giusto per portarlo alla luce.
Sono molto felice perché ho ricevuto un bel feedback dalla gente e la cosa che mi gratifica di più è che mi hanno scritto in tantissimi che il brano li ha emozionati. Spero continui ad attraversare quanti più cuori possibili e poi chissà…
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Il mio “fan” ideale è una persona che ama sprofondare nell’emozione, una persona che non smette mai di cercarsi, una persona che ama la semplicità che non vuol dire essere banali ma ha a che fare con l’essere naturali . Credo sia proprio per questi motivi che qualcuno potrebbe essere incuriosito dalla mia musica.
- Sei mai stata definito la copia di qualcuno?
Per fortuna no.
- Qual’è stata la tua più grossa “minchiata”?
Probabilmente mangiare un uovo scaduto.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Contano tanto nel momento in cui le sto scrivendo. Scriverle è un po’ come essere i cartografi di un tempo che andavano ad esperire i luoghi e li mappavano, quando poi non riuscivano ad andare oltre scrivevano “qui ci sono i leoni” ed era di quei luoghi sconosciuti che si inventava poi una storia per entrare nell’ignoto; ed è così per l’artista che arriva a quel punto di esperienza e profondità oltre al quale non si può mappare e scrivere una canzone significa provare a raccontare cosa c’è in quello spazio ignoto.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Si conosco questa parola perché sono sempre stata incuriosita dall’ etimologia delle parole e da qualche anno tengo un mio vocabolario che man mano riempio con le parole che più mi affascinano e quella è lì scritta ormai da tempo. Alzo gli occhi e oggi sopra di me, c’è un cielo sereno, nessuna pareidolia da rilevare.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Sicuramente sono molto affezionata al primo brano che ho scritto e che diverse volte ho fatto ascoltare nei miei live ma che ancora non ho pubblicato.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Forse quella che sto vivendo ora con l’uscita del mio singolo. Ho costruito questo progetto praticamente da sola come musicista indipendente, con l’aiuto di una cara persona , Danilo Bazzucchi che ora è mio manager e mi ha sostenuto fin dall’inizio e con l’aiuto dell’ufficio stampa di Clarissa D’Avena e Adila Salah. Ho scoperto come autopromuovermi pian piano, informandomi , curiosando e andando avanti per scelte quotidiane: dalla selezione del distributore digitale, al giorno di uscita del brano, alla copertina del singolo, al videomaker e potrei andare avanti ancora molto.
- Qual’è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Fino a qualche tempo fa credevo che non avere pubblicato ancora un brano scritto da me fosse stato un errore ma poi ho capito che se si sceglie di lavorare con le emozioni non esistono tempistiche giuste per tutti, ma c’è un tempo giusto per ognuno di noi. Il tempo giusto per me credo sia arrivato proprio nell’ultimo anno, avevo bisogno di arrivare a certe consapevolezze e soprattutto bisogno di vivere tanto per raccontare altrettanto. Dietro all’artista ci deve sempre essere l’umano, le sue esperienze e non una fabbrica di canzoni.
- Quanti strumenti musicali suoni, e tra tutti qual è quello che più ti rappresenta?
Il pianoforte è lo strumento con cui ho incontrato la musica all’età di 4 anni, e con cui tuttora compongo i miei brani. Mia mamma per tanti anni ha suonato il piano e in casa eravamo soliti riunirci attorno a lei che suonava per cantare insieme qualche canzoncina. Suono anche la chitarra da parecchi anni ma non l’ho mai studiata seriamente ma è uno strumento che mi diverte molto.
- Se potessi tornare indietro?
Già è una fatica immane andare avanti, non ci penso assolutamente di ritornare indietro ahahah.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Mia sorella, Barbara, con me da sempre.
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
L’approccio competitivo della musica, quindi i talent e tutto ciò che come concezione gli somiglia.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Sicuramente dopo l’estate arriveranno altri brani e poi album o Ep. Quest’estate prenderò parte a diversi Festival in cui proporrò un progetto live a cui sono molto affezionata “L’Urlo dell’Africanità” e poi chissà dove mi porterà questa nuova avventura.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Un saluto a chi ha ancora voglia di immergersi nelle parole e nella musica, traghettiamo insieme quando volete!
Ci vediamo su i miei canali social Instagram e Facebook, il mio sito ufficiale e su tutte le piattaforme di streaming musicale!
Ciao!!