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Un nome che suona come una profezia, come un impegno con il destino: Aigì, all’anagrafe Antonio Il Grande, è uno dei nuovi protagonisti del cantautorato nazionale, penna capace di raccontare la sfaccettata varietà di una generazione in cerca di una propria dimensione esistenziale, nel tentativo di “galleggiare” sulla superficie di un millennio sempre più tempestoso e incapace di dare punti di riferimento.

Qualche singolo all’attivo, tanti concerti su e giù per la Penisola e una città, Firenze, che pare essere entrata nel cuore dell’artista, che a Piazzale Michelangelo ha dedicato anche una canzone: il pop esistenziale di Aigì prova a fotografare i dubbi e le domande di un popolo di giovani in cerca di una “terra promessa” (come avrebbe detto, quarant’anni fa, un altro celebre cantautore) che possa liberarli dai pensieri di un presente angosciante e a tratti distopico.

Nella musica di Aigì, la canzone d’autore e la ricerca poetica si mescolano con sonorità che guardano con interesse alla contemporaneità e alla discografia mainstream, senza per questo perdere di spessore e ricercatezza: un motivo buono, questo, per farci due chiacchiere con l’artista, fresco fresco di pubblicazione del suo nuovo singolo “Nuvole”.

Antonio, benvenuto nella #NewMusicThursday del MEI. Allora, raccontaci un po’ di te: la tua penna sembra quella di uno cresciuto a “pane e cantautori”, ma allo stesso tempo nelle canzoni pubblicate fin qui si avverte un certo slancio contemporaneo che ammicca al funky e al nu-soul… chi è, insomma, Aigì?

Ciao a tutti gli amici di MEI! Aigì direi che è un cantautore che si diverte da matti a contaminare il pop con generi diversi.

Quando comincia il tuo percorso musicale? Da dove cominceresti a raccontare la storia di Aigì? Perché di gavetta ne hai fatta eccome, prima della pubblicazione dei tuoi brani…

Il mio percorso musicale in generale comincia al conservatorio, con lo studio del pianoforte, quello cantautorale con la vittoria di una borsa di studio che mi ha permesso di frequentare il C.E.T. del maestro Mogol. È lì che a tutti gli effetti inizia il periodo di gestazione che ha portato alla nascita, nel 2021, del progetto Aigì.

Poi, in piena pandemia, hai cominciato a sfornare singoli dal retrogusto mainstream ma dotati di una loro precipua dimensione riflessiva e filosofica. Hai definito il tuo modo di fare musica “Esistenzial-pop”: che significa?

Proprio questo: canzoni che riflettono sull’esistenza con un linguaggio pop mainstream.

Nelle tue canzoni, riesci a mantenere infatti un pregevole equilibrio fra forma e sostanza, fra linguaggio accessibile alle masse e concetti che richiedono certamente un livello di comprensione più alto del consueto. Credi possano andare di pari passo, “complessità” di contenuto e “forma pop”?

È la mia scommessa, il mio salto nel vuoto. Mi piace pensare che ci possano essere diversi livelli di lettura delle mie canzoni e che chi volesse spingersi oltre la “godibilità” della musica e della melodia possa farlo, trovando qualcosa su cui riflettere.

Parlaci un po’ di “Nuvole”, che in effetti riesce ad incastrare nella forma leggera della canzone d’amore una discreta di dose di “autoanalisi”….

Nuvole è una canzone che effettivamente parte da un’introspezione, da un labirinto interiore, per poi spostarsi a una dimensione più collettiva. Ritrovo spesso  delle costanti nei giovani come me che mi hanno portato ad adottare il plurale. Sono convinto che quella di cui parla il testo è una sensazione generalizzata.

Che rapporto hai con la scrittura? Sei un autore prolifico o tendi a valorizzare i momenti d’ispirazione, senza metterti troppo a rincorrere idee che, magari, non vengono fuori subito?

Spesso ho avuto un rapporto difficile con la scrittura.

Prima, quando non avevo l’ispirazione e non scrivevo per settimane, la vivevo malissimo, avevo il terrore di aver perso il mio “potere magico”. Adesso ho imparato  – più o meno – ad accettare i blocchi e ad aspettare, perché al momento giusto so che scriverò, e anche molto. Le canzoni non ispirate non mi dicono niente. Per concludere: sono molto prolifico quando valorizzo i momenti d’ispirazione!

Cosa dobbiamo aspettarci dall’Aigì dell’immediato futuro? O meglio, cosa augura a sé stesso Antonio, per i giorni che verranno?

Aspettatevi entro la fine dell’anno un EP d’esordio che sarà un viaggio nei dintorni del pop. Ad Antonio auguro di goderselo, questo viaggio.