Sono tante e preziose le sfumature sociali – direi quasi politiche nel senso romantico della parola – che questo nuovo disco del cantautore marchigiano Lucio Matricardi propone al suo pubblico. Un approccio decisamente più prodotto e ricco di arrangiamenti nonostante sia sottile e minimale quasi ogni aspetto del disco. “Non torno a casa da tre giorni” sa bene come unire poesia a vissuto quotidiano, sa bene come raccontare la vita con allegorie pulite e dal peso lirico assai importante. Sa bene come fare il cantautore e dischi come questo si portano dentro la responsabilità di tener ben alto il livello di produzione in ambito cantautorale, lirico quanto melodico…
Ampiamente accolto dalla critica, questo disco segna anche una rinascita per te o sbaglio?
Più che una rinascita segna l’idea che si possa andare a fondo nella ricerca spogliandosi di tutto ciò che ha rappresentato una zona familiare e favorevole senza perdere le proprie radici. E’ un pò come se avessimo iniziato ad ascoltare una voce che prima non c’era, che ha la forza per chiamarci da lontano e farsi seguire. Per ascoltarla c’è bisogno di silenzio. E per fare questo viaggio ci siamo dedicati al “suono” nell’accezione più pura del termine.
È tempo anche di cambiamenti e di nuove cose… la pandemia ha prodotto rinascite anche per il tuo suono o per il modo a cui pensare alla musica?
Certo l’immaginario di un mondo fermo e chiuso in casa ha cambiato le percezioni. E’ come se per un periodo fossimo stati tutti affacciati alla finestra senza poter muoverci. Ma con la consapevolezza di essere in tantissimi ad essere coinvolti. Un mondo fermo è un mondo che non ti crea la smania di uscire. Se le cose non accadono fuori, per sopravvivere provi a farle accadere dentro. Ho comprato dei sintetizzatori, mi sono appassionato di produzione. Non è stato facile separarsi dal pianoforte e dalla lunga ricerca che avevo vissuto per esplorarlo. Ma oggi la musica si esprime attraverso mondi sonori. E’ stato come aggiungere un orecchio dietro la testa. Inoltre il mondo, tornati in strada appariva vergine. Non perché lo fosse, ma perché era cambiata l’importanza che si poteva dare all’ “azione sul mondo”. Dopo un anno alla finestra, creare qualcosa che ci facesse incontrare e parlare era più che mai una necessità.
https://www.youtube.com/watch?v=85jvNOxsUZ8&t=80s
E personalmente come esci da questo tempo assurdo?
Come appunto ti spiegavo: Il tempo si è dilatato e ha mostrato il suo volto più civettuolo. E’ poco, va sfruttato al massimo e va sfruttato con lo spirito giusto. Non una congerie di avvenimenti sorretti solo dal caos, ma un tempo in cui “sentire”, “amare”, “fondersi” sono le esperienze luminose da cercare, sono la vera crescita. Sentire che un giorno può valere molte settimane. Solo vivendo con coraggio e con tutti i ricettori aperti è possibile.
ll disco fisico per Lucio Matricardi? Esiste un Cd di questo lavoro… un vinile? Cosa ne pensi in generale dei supporti fisici?
Esiste un Cd ed è curatissimo. La grafica è stata creata da un caro amico e grande artista, Alfredo Dante Vallesi. E’ minuzioso nel suono e nei dettagli grafici. Mi piace pensarlo come un portafortuna, un totem, un amuleto. L’amuleto è quell’oggetto che hai in tasca e che non ricordi neanche di avere. Poi al momento giusto fa capolino e ti aiuta con la sua magia. E’ un pensiero delicato che entra nelle case, è un passaggio temporale fatto di vino, mantecazione, sorpresa… che dire… ogni canzone può entrare a far parte dell’immaginario e accompagnarti nella giornata. Il disco “salta fuori”. E’ un’entità. Non voglio essere io a chiudergli la porta! E poi per quanto cinismo abbia attraversato il mio corpo una parte di me è sempre convinta che la realtà possa avere dei segreti magici.
Presto il vinile!!!
E il futuro? Arriverà anche per te l’uso dell’elettronica e del digitale?
Sto studiando con diversi producer italiani importanti. E’ stato bellissimo tornare bambini.
Ma la verità è che la musica è sempre la musica. Ha bisogno di ritmo, pause, armonia, melodia, parole. Grazie al nuovo percorso inizio a sentirmi come un orecchio in mezzo ai suoni e il bello è che sono disponibili tutti. Il progetto è quello di fondere questa bellezza all’acustico. Sempre. Poiché l’elettronica è simbolo di alienazione per la sua poca dinamica e di fantasia per la sua grande capacità di suggerire mondi. Vorrei trovare pianeti nuovi, dove però l’”umano” ha sempre la guida, la capacità di sopravvivere e superarli. Vorrei approdare in un pianeta sconosciuto dove però sono in grado di riconoscere la sfumatura di un amore, la risata di un bambino, la goffaggine di un espressione. Sarebbe meraviglioso che le nostre orecchie vedessero riflesso tutto il mondo e anche qualcosa che ancora non c’è.
https://open.spotify.com/album/756PLJkBmLnVsqMipYIMiQ?si=6a40eebc5f754451