1. Ciao Andrea, raccontaci a che punto è il tuo progetto In.Visible
Beh direi che iniziai a lavorare su In.Visible dieci anni fa, senza una minima idea di cosa mi riservasse questo cammino, partendo completamente da zero, quindi ora mi sento soddisfatto del mio percorso artistico . Sono felice anche del fatto dell’essere più sicuro come produttore. Sento comunque di essere ancora in una fase di crescita e con ancora tantissime cose da esprimere ed imparare e, nel mio cinquantesimo, mi fa sentire ancora estremamente innamorato incuriosito ed innamorato della musica.
2. Che cosa c’è nella tua “Dark Room”?
È un luogo in cui attraverso questa canzone ho permesso di socchiudere la porta e dare una sbirciata , ma in realtà rappresenta una vastità della quale rimango abbastanza geloso. L’aspetto interessante di fare musica è anche questo: svelare in parte e creare delle vibrazioni attraverso il suono; che è fondamentale perché da modo di ampliare il senso delle nostre percezioni.
3. “Dark Room”, il tuo nuovo singolo, esce anche in versione remix. Come mai questa scelta?
ho sempre pensato che una canzone abbia diverse chiavi di lettura e mi piace giocare con le interpretazioni che ne derivano ed il remix è proprio nato per dare un sapore diverso alla traccia principale: forse meno aspro e con un respiro più ampio, mantenendo fede alla natura oscura del brano.
4. Raccontaci del video e di chi lo ha realizzato insieme a te
Con Eleonora Roaro (la video maker ed importante visual artist milanese) abbiamo condiviso delle idee riguardanti l’universo delle suburbia delle grandi città ed abbiamo deciso di usarle come un teatro dove si racconta di incontri occasionali, di panorami desolati, di decadenza dove ci si nasconde e maschera e dove il giorno e la notte si confondono all’interno delle nostre percezioni.
5. Hai esperienze dal vivo anche all’estero. Che suggerimenti hai da offrire ai giovani artisti che vorrebbero suonare anche fuori dai confini italiani?
Innanzi tutto è importante porsi degli obiettivi: sapevo poche cose all’inizio di In.Visible, ma di certo sapevo che il mio palcoscenico era oltre i nostri confini e lì ho cercato di andare. Ho avuto la fortuna nella mia vita di viaggiare molto e di mantenere rapporti vivi con artisti in tutto il mondo ed è proprio quello il senso dello scambio per me: aprire la propria mente e cercare di confrontarsi al di fuori della propria comfort zone. Suggerisco sempre di essere molto curiosi ed intuitivi; aldilà delle singole esperienza, è quella la vera chiave per indirizzare (anche geograficamente) il proprio messaggio artistico.
6. Che programmi hai per i prossimi mesi?
Mi sto preparando per alcuni concerti in Italia in questa prima parte dell’anno , poi l’idea è quella di spostarsi all’estero per la seconda parte del 23 e 24.