“22 sentenze contro l’Inps. La Cassazione ha ribaltato un esito processuale che la maggior parte dei tribunali italiani ha ritenuto assurdo. Centinaia di lavoratori dello spettacolo, dopo aver percepito la pensione, hanno fatto ricorso in quanto c’era un errore nella liquidazione riguardante la Quota B. Si trattava di un errore di interpretazione della normativa che ne disciplina la liquidazione e quindi ad un conseguente errore di applicazione della stessa, dal quale deriva la liquidazione della quota B, ovvero i contributi dal 1.1.93 al 31.12.2011, in un importo minore rispetto a quello che sarebbe stato liquidato senza l’errore stesso. Con ognuno di questi ricorsi il pensionato ha chiesto riconoscersi l’errore, e quindi ha chiesto che il suo trattamento pensionistico fosse liquidato in modo corretto e quindi di un importo maggiore”. Così il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone e il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto, entrambi deputati Fdi.
“La prima sentenza risale al 2014. Dal 2014 ad oggi si sono pronunciate positivamente le Corti di appello di Roma, Firenze, Milano, Torino, Bolzano; oltre ad una serie di tribunali: Roma, Viterbo, Velletri, Tivoli, Napoli, Santa Maria Capua Vetere, Torre Annunziata, Catania, Siena, Firenze, Milano, Bergamo, Brescia, Monza, Busto Arsizio, Torino, Alessandria e altre – ricordano Mollicone e Rizzetto -. Si è arrivati in Cassazione con un quadro giurisprudenziale compatto, corposo e favorevole al pensionato. L’Inps ha impugnato prima con ricorso in appello e poi con ricorso alla cassazione e quasi tutte le sentenze sfavorevoli all’istituto. Incredibilmente la Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la prima pronuncia emessa sul punto, ha ribaltato la situazione, dando ragione all’Inps e contraddicendo tutti gli altri magistrati intervenuti ad oggi sulla questione. La situazione è critica per i lavoratori dello spettacolo. C’è bisogno di un’interpretazione autentica del governo. Come commissioni Cultura e Lavoro, lanciamo un appello affinché il ministro Calderone lavori ad un’interpretazione autentica che possa salvare i contributi versati da migliaia di artisti che l’Inps ora richiede indietro”, concludono Mollicone e Rizzetto.