Disco assai interessante quello dei Diamante, formazione rock alternative che per il loro esordio incontrano la produzione di Carmelo Pipitone e dunque quel certo modo di oltrepassare la prevedibilità delle forme e delle soluzioni. E questo disco mostra davvero una voglia di emancipare canoni estetici di grandi classici, tinte stoner e alternative si mescolano a modi psichedelici, internazionali nonostante la lingua che ancora alle abitudini italiane. Ma non è affatto un disco di abitudini. E questo titolo è appunto punto di connessione tra passato e futuro… tra una provocazione e l’altra. E che bel modo di dare anche una deriva “sociale” alle cose…
Il suono dei Diamante com’è divenuto nell’incontro con Carmelo Pipitone?
Abbiamo sempre avuto le idee chiare sul suono del disco…Carmelo ha definito il tutto.
Di sicuro il suo intervento ci ha aiutato a limare, definire al meglio tutto quello che ci passava per la testa
La sperimentazione da un lato e i canoni del rock alternativo dall’altro… si è creato un equilibrio secondo voi?
Non sappiamo ancora se ci siamo riusciti ma creare un equilibrio tra sperimentazione, tradizione e innovazione è stato l’obiettivo primordiale per questo disco. I canoni del rock alternativo credo siano emersi senza pensarci, ascoltiamo questa musica dalla nostra infanzia.
La provincia si sente tantissimo. È una dimensione anche pregna di ispirazioni che sta tornando a farsi sentire nelle scritture. Pensate sia vero oppure è solo un rimestare delle nostalgie?
Crediamo che ogni tipo di contesto condizioni successivamente la scrittura.
La provincia è sempre esistita ed è una dimensione che percepiamo da sempre…anche nelle scritture di brani di artisti che seguiamo da tempo. Per noi non è una novità e non ci spaventa nemmeno la nostalgia. Non è poi così sbagliato avere la nostalgia della bellezza e dell’arte passata
Perché questo titolo molto abruzzese, molto del sud… delle antiche tradizioni? Il passato come si sposa con il suono futuristico del disco?
Transumanza per noi suona come una piccola provocazione. Viviamo in un contesto dove la tradizione è ancora ben radicata ma ahimè non vediamo troppa innovazione…una parola che ultimamente non sopporto più è il “valore di una volta”.
È un atto nobile rispettare il passato ma è giusto anche capire gli errori e cercare di non ripetere le stesse cazzate che magari hanno fatto i nostri antenati.
Nella nostra musica c’è tanta roba anni 90 se vuoi… ma crediamo si sposi benissimo con il presente inevitabile.
E un videoclip? Come lo pensereste? Avrebbe i bordi confusi e le immagini distorte o andrebbe a cercare la vita reale nelle cose di un tempo?
Abbiamo appena finito le riprese del primo video e ci siamo divertiti un casino.
Abbiamo collaborato con un nostro caro amico videomaker (Michele Ritota) il quale ci ha aiutato a chiarirci le idee e mettere in piedi un video che specchiasse al meglio l’aspetto dark della canzone.
Il risultato potrete vederlo e ascoltarlo molto presto!