♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Stefano Cinti.
Un uomo curioso. Cosa vuol dire Pareidolia?
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Io non sono razzista, ma …”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
‘Io non sono razzista, ma…’ nasce nel 2021. Volevo descrivere il pregiudizio, l’atteggiamento verso ciò che è diverso da noi, i luoghi comuni e la pigrizia di confrontarsi con gli altri, ma senza definirli chiaramente, attraverso delle frasi che ho sentito dire negli anni e in parte rielaborato o inventato. Volevo lasciare all’ascoltatore la libertà di riconoscerle e/o riconoscersi in alcune di queste, di autocriticarsi e ridere di se stesso e, così facendo, di migliorarsi. Non volevo giudicare nessuno anche perché credo che il pregiudizio sia in ognuno di noi, pronto a fare capolino; piuttosto volevo stimolare una riflessione sull’argomento. Abbiamo realizzato il video della canzone nel 2022.
Il video è stato premiato al GENERIcamenteUMANI Film Festival a San Vittore Olona (MI), dall’Orchestra Multietnica di Arezzo nell’ambito del Social Movie Festival quale Migliore Colonna Sonora e dall‘Heart International Italian Film Festival come Miglior Testo, nonché ha ricevuto una menzione di onore dal Rome Video Award Festival. Inoltre è stato selezionato ufficialmente ai seguenti festival: ‘Amarcort Film Festival’ di Rimini, ‘Ostia Film Festival del cinema italiano – Roma Videoclip Indie in tour’, 8 & HalFilm Awards’, ‘Festival Cinema secondo noi’ di Roma, ‘Video Music Festival di Los Angeles’, alla 14a edizione del ‘Social Film Festival Artelesia’, al ‘Mario Puzo – Corto a Capo Film Festival’ e al ‘Malatestashort Film Festival’. È stato incluso all’interno del Mercato Europeo del Cinema Giovane e indipendente – Young Film Marketnell’ambito della dodicesima edizione del ‘Social World Film Festival’ e in una edizione speciale del ‘Vision Film Festival’ al cinema Don Bosco in Roma. https://youtu.be/kRdyJTtalxw
Io non sono razzista, ma… è in promozione con l’etichetta indipendente Italiana Musica Artigiana di Gianluca Fiorentini. Arriveremo lontano!
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
A me piace ‘provocare’… sia un sorriso che una riflessione. Credo che ci siano due ragioni per ascoltare la mia musica: per sorridere e per riflettere.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Se intendi dal punto di vista fisico beh…anni fa mi fermarono per chiedermi l’autografo perché pensavano fossi Toto Cutugno. È vero! Non è uno scherzo. Dal punto di vista artistico…recentemente una collega mi ha detto che un mio brano le ricordava Vecchioni, altri mi hanno detto che le mie canzoni ricordano Venditti altri ancora Concato…insomma credo che la gente mi percepisca nella sfera dei cantautori storici italiani. Io invece mi descriverei così: i piedi di Lucio Battisti, le ginocchia degli Yes e della PFM, le gambe di Cat Stevens, le anche di Tom Ze, il busto di Pino Daniele, le braccia dei Weather Report, la testa di David Sylvian e le orecchie di Louis Armstrong, il naso di Goran Bregovic, i capelli di Caparezza, gli occhi di Peter Gabriel, la voce di Bobby McFerrin e le mani di Nile Rodges. Bello eh…!
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Tanto. Se dovessi definirle direi che sono delle capsule del tempo ciascuna delle quali conserva la memoria di un evento, di una storia e delle sue emozioni, ognuna con un messaggio personale, sociale o ambientale da condividere con gli altri e da lasciare ai posteri. In ultima analisi, potrei definire le canzoni dei brevi testamenti…ciò non vuol dire però che mi si debba scoprire postumo.
- Sai cos’è la Pareidolia?
È la prima volta che leggo questa parola. Rimedio subito andando a cercarla su Google…si adesso l’ho imparato. Grazie Andrea!
- Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Vedo grigio. Una coltre di nuvole fitta diffonde una luce grigia. Una schifezza di tempo qui a Bruxelles. Pero’…a guardare più attentamente le nuvole…mi sembra di riconoscere …come un’immagine…guardando meglio direi che…
Vedo grigio, solo grigio.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Assolutamente no. Ògne scarrafóne è bbèllo ‘a màmmasóia.
- Quanto è versatile la tua voce?
Ho una voce baritonale e una vocalità scat e beatbox.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Ho aperto la Fête de la Musique allo Château du Karreveld qui a Bruxellesnel 2016.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Aspetta un attimo…questa domanda me la rifai tra dieci anni.
- Con “Che bell’andè“ sei stato scelto tra i finalisti del Premio “Alfredo Oriani e La Bicicletta”, cosa porti nel cuore di questa iniziativa?
L’importante è partecipare… però se fossi arrivato tra i primi tre sarebbe andata meglio. Comunque sono soddisfatto per il risultato. Il brano evoca la libertà di una corsa in bici e rappresenta anche il mio approccio alla musica e al canto scat. Per musicarlo ho chiesto aiuto al buon Gianluca Fiorentini, faentino DOC, che mi ha insegnato come pronunciare alcune parole in romagnolo, ad esempio ‘bizicletta’.
Mi appresto a registrarlo in studio.
Adesso ho una canzone in più nel mio portafoglio e nei concerti chiederò al pubblico di cantare con me una frase del testo: ‘E us chega a l’eria averta in t’e’ premm foss.’
Sarà liberatorio!
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
Credo che la compressione della durata delle canzoni non giovi necessariamente al messaggio che veicolano. Diventa difficile sviluppare un argomento in meno di 4 minuti. Chi fa radio mi racconta di hits che durano 2 minuti…
Sono d’accordo con l’identificazione dell’artista in un personaggio, ma penso che a volte si esageri. Vedo troppa teatralità e falsi intellettualismi.
E poi basta con questa narrativa dello ‘giocarsi tutto in pochi minuti’, ‘adesso o mai più’, dei sogni da realizzare a tutti i costi altrimenti sei un fallito/a.
Io credo nella seconda, terza e/o quarta chance.
Se vuoi vado avanti…
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Lucio Battisti, Joni Mitchel.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
A parte mia moglie e mia madre ne ho un paio nella sfera degli amici: Giulio Mulas e Corinna Mocanu.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Ho quasi concluso la registrazione di un nuovo brano che pubblicherò prima della fine dell’anno. Si intitola “Preghiera in 4/4”. È un brano coerente con il mio passato che si ispira alla canzone “Eclissi solare” con la quale sono arrivato in finale al Bengio Festival nel 1999. In quella canzone parlavo della globalizzazione, della superficialità e della mia insofferenza a tutto ciò. Il tutto sfociava poi in un tragico lasciarsi andare nel disimpegno, in un motivetto che fa: la la la.
In questo nuovo brano sono partito dalla constatazione che negli ultimi venti anni le cose non sono cambiate molto; però oggi sento più di ieri il bisogno di proporre una nuova partenza. Volevo comporre un brano che avesse al contempo un messaggio importante da veicolare e la leggerezza di una farfalla.
Con ‘Preghiera in 4/4’ ho cercato di fondere la spiritualità di una preghiera laica con la musica dance degli anni 70 e 80.
Impegno e disimpegno.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ricordiamoci che abbiamo in comune il 99,9% del DNA.
Vi abbraccio a tutti.
Buona vita!
– Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCosfVv_AGT0g8ERp84ES44w
– Spotify: https://open.spotify.com/artist/4PcqDqSXjrrOhUA01UHoDm…
– Sito Web: https://stefanocinti.com/home
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Io non sono razzista, ma … di Stefano Cinti è presente in AIA Artists for Spotify Vol.12 https://open.spotify.