É uscito venerdì 2 dicembre 2022 per Disordine Dischi il nuovo singolo di Kenai dal titolo “Capodimonte“. Si tratta del secondo singolo del cantautore urban, scritto in collaborazione con il produttore Paci Ciotola così come accaduto con il precedente, “Calzini Bucati”.
Il brano racconta la storia di una rottura dal punto di vista del ragazzo, il quale, nel giorno di Natale, ripercorre con la mente tutti i bei momenti vissuti durante la relazione. L’atmosfera è intima e fredda a rappresentare solitudine e nostalgia che, in quel di Capodimonte, quartiere della città di Napoli, accompagnano la notte natalizia scandita da un forte temporale, simbolo della tempesta emotiva da cui il ragazzo si sente travolto. Particolare risalto viene dato appunto alla pioggia, elemento chiave del brano; in particolar modo la ragazza viene paragonata al petricore, l’odore della pioggia, tanto flebile quanto speciale e fugace, contrapposto all’immagine del “diluvio universale” che si abbatte sulla collina napoletana. Nel brano è presente anche una citazione al brano “Stella di mare” di Lucio Dalla, eterno cantautore bolognese che ha ispirato Paci e Kenai durante la realizzazione del brano “Capodimonte” che rappresenta indubbiamente una tappa matura nel percorso del giovane napoletano.
Lo abbiamo intervistato!
- Come descriveresti il quartiere di Capodimonte a chi non c’è mai stato? E perchè per te è così importante?
Il mio rapporto con Capodimonte è un po’ un odi et amo. È un quartiere molto tranquillo, a volte un po’ troppo, per certi versi ricorda un paesino: si conoscono e si salutano tutti. Immaginatelo come una sorta di quartiere dormitorio, è un posto di passaggio, molto trafficato, in cui la gente raramente sosta, ma transita spesso, una tappa ma non una meta. La cosa che più mi emoziona di Capodimonte, come moltissimi posti di Napoli, sono gli scorci di paesaggi, il panorama e il benessere psicofisico che le emozionanti vedute sono in grado di concedermi, una tra tutte quella che offre un piccolo parco molto vicino a casa mia: con un solo sguardo puoi toccare il mare e scalare il Vesuvio, il tutto accompagnato dal rosso del Palazzo Reale di Capodimonte, la rumorosa autostrada ed il cupolone verde acqua protagonista della copertina del singolo.
- Credi che Napoli e tutto ciò che rende unica questa siano determinanti per il tuo progetto musicale? Sono estremamente legato a Napoli. Napoli è mia mamma e i napoletani sono miei fratelli. Provo un amore incondizionato per l’aria che si respira sul lungomare, per i panni stesi ai Quartieri Spagnoli, per Piazza Plebiscito, per la Certosa di San Martino… è una città che ti lascia qualcosa, è una città che ti obbliga a credere in Dio che, se esiste, con Napoli ha fatto davvero un gran lavoro. Le idee per i miei pezzi, ma anche le semplici riflessioni che annoto sul mio taccuino, nascono quando, completamente in solitudine, rivolgo lo sguardo al Vesuvio, quasi come fanno i musulmani con La Mecca… ne ho bisogno. Chiudo con una frase di un grande regista (ma anche filosofo) napoletano che è Massimo Troisi e che mi sento di dedicare alla mia città: “Sono proprio innamorato, perché io me la sono vista lì davanti, la guardavo e non mi usciva neanche una parola. La guardavo e m’innamoravo.”
- Chi era Kenai prima della pubblicazione del tuo singolo di debutto “Calzini Bucati”? Direi che il Kenai di prima è lo stesso di adesso, a parte il fatto che ora ha aperto finalmente un canale di comunicazione diverso dalla parola e molto più efficace. Calzini bucati è la prima tappa di quello che spero possa essere un lungo percorso prima interiore e poi esteriore, la musica deve potermi insegnare qualcosa ed io devo essere predisposto ad impararla. Quando degli amici mi chiedono a cosa io punti con la musica facendo riferimento ad obiettivi artistici, io preferisco sempre parlare di obiettivi personali, perché è di quello che si tratta. Alla fine sono ancora un adolescente e quello che mi preme di più è imparare a vivere, tutto il resto è una conseguenza. Se dovesse succedere qualcosa con la musica sarà perché avrò imparato in primis a capire completamente me stesso, si tratta di questo, un percorso interiore.
- E di questa tempesta emotiva da cui è scosso il protagonista del brano, che cosa puoi raccontarci? Capodimonte è un brano estremamente personale. Ci sono canzoni e canzoni per un artista, ce ne sono alcune la cui ispirazione arriva da esperienze altrui, altre invece che sono metà e metà tra esperienze proprie e quelle d’altri… e poi c’è Capodimonte. Capodimonte più di tutti gli altri pezzi è mia, ho pianto tanto per scriverla ed ho pianto quando ho ascoltato il pezzo completo per la prima volta. Inizialmente non volevo pubblicarla perché avevo paura del giudizio altrui su una cosa tanto personale, poi ho pensato che mi era servita tanto a superare una situazione difficile e che magari avrebbe potuto aiutare qualcun altro… Poi, detto sinceramente, a me il pezzo piace, e pure assai! Se la tempesta emotiva è finita? Sì, direi. A Capodimonte il cielo è sereno ed ha smesso di piovere!
- Che rapporto hai con le festività natalizie? Questa domanda avrei davvero voglia di porla a Jex Sagristano, label manager di Disordine Dischi, la mia etichetta. Lui e la sua famiglia incarnano pienamente lo spirito natalizio. Per quanto riguarda me, ho un legame davvero speciale con il Natale. Amo il periodo natalizio, le luci, il freddo contrapposto al caldo clima familiare, le decorazioni, il camino… A casa mia, poi, il Natale si respira già da metà novembre; diciamo che mia madre è talmente contenta e soddisfatta di addobbare la casa, che inizia molto molto presto. A parte le decorazioni, quello che mi piace di più del Natale è il comportamento delle persone: tutti, uscendo dai negozi o anche per strada, si scambiano gli auguri di Natale, si vogliono bene e sorridono… come se il Napoli avesse vinto lo scudetto, sembra un concerto di emozioni.
Grazie infinite a Mei Web per le bellissime domande! <3
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