♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Mario Mellz.
Mario Mellz, chi è Mario Mellz: un musicista 40 enne che si annoia facilmente nel fare sempre le stesse cose. Ho iniziato a metà degli anni 90 come molti, ho fatto le mie cose, ho sempre però avuto difficoltà nel rapportarmi agli altri artisti perché in italia c’è un sacco di cameratismo e se mi fosse piaciuto quell’ambiente avrei fatto il militare. Sono sempre stato, per alcuni un passo avanti e per altri un passo indietro, per come la vedo sto dalla mia parte e questo rende difficile uniformarmi agli altri. Ma è la mia idea, ciò che pensano colleghi e ascoltatori mi interessa abbastanza poco, o farei la stessa “musica” di tutti gli altri.
Adesso Mario Mellz è questo qua.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Preconcetti”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Preconcetti è una di quelle canzoni che se non le scrivi poi ci rimugini sopra e un giorno all’improvviso qualcun’altro lo farà al posto tuo e ti incazzerai ormai inutilmente come una bestia!
Era nella mia testa da un pò, il mio amico Sonte assieme al suo amico Abebe hanno prodotto una mina, l’ho ascoltata, è uscito tutto fuori come se fosse già pronto e poi io e la Elena abbiamo fatto il resto.
I risultati sono abbastanza buoni, non mi sentirai mai dire “ottimo risultato” nemmeno dopo 10 platini di un solo singolo; ovviamente vorrei facesse almeno l’oro, ma argomento, ambiente, sound e soprattutto testo, rendono la cosa complessa per un parterre di ascoltatori a cui piace poco pensare ormai, che parla come se fosse Jerry Calà in Yuppies (peggio direi) e che ha una soglia di attenzione media di non più di 5 secondi. Ho definito una generazione senza usare lettere dell’alfabeto!
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica? Per non ascoltare l’ennesimo Tizio che copia Caio sperando di diventare Sempronio.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Ogni giorno dal 1995. Mai beccato nemmeno lontanamente gli artisti che son stati e ancora sono i miei maestri. Credimi, mi hanno paragonato a molti colleghi rapper completamente diversi da me solo perché in comune abbiamo il rap. Se parti da questo assunto avrai capito, come la chiamo io “la danza dei paragoni”. Secondo sport preferito dall’italiano subito dopo “l’opinione contraria” e un pelo prima del “giudizio a brucia pelo basato sull’anima del cazzo”.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Tanto da “rinunciare” a quelle routine che tutti siete abituati a chiamare normalità. Scegliere è come scommettere e non sai mai se vincerai o perderai fino a che non ti muovi. Non sono adatto a fare l’impiegato o lo schiavo e come tutti lo sono stato; piuttosto che non fare ed essere ciò che sono, essere me stesso, perché “tutti fanno così”, me ne andrei a vivere su di un eremo solitario in montagna. Ti basta come risposta?
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
La mancanza di originalità, cerca di interpretare questo mio concetto prendendolo anche con le pinze se vuoi; per essere diversi devi rischiare e affidarti a una specie di entropia e di caos che servono ad essere se stessi. Oggi invece il mercato avanza a rischi calcolati, vendite già previste e numeri quasi certi. Questo mi fa incazzare perché oggi deve essere tutto uguale urlando però alla diversità; prima eravamo diversi e questo ci valorizzava, ora invece è meglio fare come gli altri: ostaggi di un sé che non esiste ma che almeno tutti accetteranno. Si questo su tutto, ma anche il fatto che la figura del critico musicale, già di per sé complicata,sia finita ad essere l’hobby di molti repressi analfabeti dall’indubbia fede politica. Ci vorrebbe un intervista solo per questo, non farò i nomi qui solo perché con uno di questi “avventori della penna della Domenica” sono, nonostante sia stato lui ad offendermi, a rischio querela. - Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
I muratori che finiscono il cappotto termico perché così i loro datori di lavoro si possono intascare almeno il 70% del bonus 110. Ah intendevi tra le nuvole? scusa, ecco, vedo, il datore di lavoro dei suddetti muratori che scappa con i soldi del bonus 110 e l’impalcatura che diventa esoscheletro fisso del palazzo. Ieri ho fumato troppo, chiedo venia. - Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Se fossero figli si, come ogni genitore sincero. Tutti i genitori che hanno più di un figlio ne hanno uno preferito o prediletto, chi dice il contrario mente. Considero le mie canzoni come vari me che hanno preso vita propria e sono, almeno per ora, tutti amati allo stesso modo. Non ho figli e non ne voglio, ergo il paragone con i figli almeno per me è inadatto, oltre ad essere banalotto! - Quanto è versatile la tua voce?
Questa domanda falla a chi ascolta le mie canzoni, per esempio, secondo te, quanto è versatile la mia voce? Chiedi alla Elena Cataneo o a Sir Donuts, se non li cito mi dissano!
- Ho notato che i tuoi brani in coppia con Elena Cataneo hanno una certa chimica.
Qual’è il vostro segreto artistico di tale successo e libidine all’orecchio dell’ascoltatore?
Ne abbiamo due: il primo è che siamo bravi singolarmente, il secondo è che insieme siamo più bravi degli altri. Tutto quello che potranno dire su questa mia frase sono opinioni più o meno personali dettate dall’invidia; poi si sa che l’opinione è come il culo e tutti ne hanno uno. Meno male che non tutti giriamo con il culo, pardon, l’opinione ben in vista! - Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Ti risponderò tra un paio di anni, tutto quello che è avvenuto prima di ciò che sono io adesso è stata solo strada percorsa per arrivare al vero me. - Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Non ne ho. In generale non ne ho nemmeno della mia vita in toto. Il più grande rimpianto di un essere umano dovrebbe essere quello di aver sprecato la propria vita per essere esattamente il contrario di ciò che è, io non ce l’ho, ergo.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artistapreferito li attribuiresti?
Tre duetti tre artisti: James Taylor, so che per molti “trapporappocacchiofaccio” non significherà nulla; Sergio Cammariere, vorrei rifare assieme a lui “Vita D’Artista” da sempre e poi R Kelly. Ora attaccatemi, datemi del misogino, del pazzo: so anche io che ha sbagliato e tanto, ma trovatemi un altro che sa fare quello che sa fare lui come lo fa lui e poi vi darò il permesso di parlarmi attorno. Ripeto, sto parlando di R. Kelly, non di Robert Sylvester Kelly, la differenza sta tutta la.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Elena Cataneo e subito dopo il mio socio Sir Donuts. Spesso dico ad entrambi che senza di loro sarei rimasto nel limbo del nulla cosmico, loro dicono che è merito del mio fare ma senza quei due sarei un 40enne triste e senza obiettivi; come il 95% dei miei coetanei.
- Quanto ti definisci indie?
Continuerò ad esserlo fino alla major, per definizione contrattuale. Per essenza artistica, sono più “me, myself and I” che Indie. Diciamo che sono un quasi “indie per cui”.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Si, ovviamente. Tieni d’occhio Spotify.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti eascoltarti.
Spotify, ascoltatemi la, soprattutto chi ha il profilo premium che faccio numero per la FIMI! Saluto i lettori del MEI chiedendovi una cosa: secondo voi, fare sempre le stesse canzoni, quelle uguali a tutte le altre, sperando in un risultato diverso dall’essere una copia, è ARTE o STUPIDITA’?
At Salut MEI
Preconcetti di Mario Mellz feat. Elena Cataneo è presente in AIA Artists for Spotify Vol.8 https://open.spotify.