♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Ian Luis.
Ian Luis è un cantautore siciliano nato sotto il segno della bilancia di classe 1993.
È stato tormentato per anni da quelli che lui chiama ‘’frastuoni nella testa’’.
Successivamente capisce che quei frastuoni erano le melodie delle sue canzoni che aveva dentro di sé. Adora sperimentare nuovi orizzonti, non si tira mai indietro davanti ad una sfida e il suo sport preferito è pisciare fuori dal vaso.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Asociale cronica”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Questa canzone è stata scritta durante il periodo della pandemia e rappresenta per me uno sfogo, una via di fuga e una certezza. Alla fine di tutto siamo da soli e questo non è poi così male, perché abbiamo l’opportunità di osservare il mondo e ciò che ci circonda da una prospettiva invisibile, non soggetta quindi all’influenza del mondo tossico in cui viviamo. Questo brano ha avuto buoni risultati, ma non mi importa di stare in cima alle classifiche, spero di trovare un pubblico che apprezzi la mia musica e che voglia vedere insieme a me, il mondo da una prospettiva a loro sconosciuta e iniziare il viaggio.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Innanzi tutto, la cosa che mi sta più a cuore è che la gente la ascolti, poi la vendita dei miei brani è solo una conseguenza del loro apprezzamento. Deve ascoltarla perché sono scomodo, diretto e pragmatico allo stesso tempo, sono l’essenza dell’essere se stessi e magari ascoltando la mia musica qualcuno taglierà la rete che lo avvolge, quella rete imposta dal mondo e dalla società che ci fa essere solo copie e sentirsi inadatti se siamo noi stessi.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Nei primi anni di studio si, tendevo magari ad imitare vocalmente il mio cantante preferito o comunque quello di quel periodo, Adam Levine. Con il tempo ho analizzato la mia voce, la mia vera voce, che mi faceva sentire inadatto ma allo stesso tempo me stesso, e da quando ho fatto questo, la gente mi riconosce nei primi 5 secondi di un brano.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Le mie canzoni non sono solo parole, suono e fiato, io credo che sia un modo per ingannare la morte, rimanere immortali nel tempo e nello spazio e credo anche che sia la massima manifestazione di me stesso, della mia essenza e il vettore principale per veicolare i miei messaggi.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Se alzo gli occhi al cielo vedo la notte che inizia ad uccidere il giorno.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Come si fa? Ogni canzone è un pezzo di me, anche se credo che la mia preferita tra quelle pubblicate sia ‘’L’amore è come il morbillo’’. È stato il primo brano con cui mi sono aperto veramente, l’inizio di tutto, anche se riconosco che sicuramente non è una hit, è un viaggio dentro me stesso, un po’ come quando capisci che non sei più un ragazzino.
- Quanto è versatile la tua voce?
La mia voce è davvero molto versatile, dai bassi, agli alti e ai falsetti, dopo anni di studio però ho capito quale fosse il range vocale che mi caratterizza di più e mi rende Ian Luis, anche se devo ammettere che mi piace anche spaziare un po’ per poi ricadere su di quel range.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Paradossalmente è stata la più normale. È stato il mio primo live, che è avvenuto nel mio bar preferito che si trova nella mia città, L’Humus. C’erano almeno 200 persone ma in uno spazio piccolissimo e tutte accalcate di fronte a me, potevo sentire il loro respiro e il loro battito e loro sicuramente avranno sentito il mio. È stata una serata indimenticabile, molteplici emozioni fortissime.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
In verità non ne ho ancora e spero di non averne mai, perché odio i rimpianti, forse una cosa che rimpiango è aver capito quello che ero in grado di fare un po’ tardino, a 23 anni. Però il destino ha sempre un piano, e magari se avessi iniziato prima, non avrei avuto le giuste coincidenze che mi hanno portato ad essere chi sono adesso.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Ma come faccio? Ce ne sono troppi! Ci provo, al primo posto gli Oasis perché è stato il primo gruppo che ho ascoltato e che è rimasto dentro di me per sempre, al secondo Cremonini, il quale è il mio poeta preferito e per terzo non meno importante, Venerus. Credo che sia davvero un’artista completo e che ami sperimentare tanto quanto me.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Sicuramente il mio cagnolino Freezzy, mi è sempre stato accanto ogni volta che ho scritto una canzone ed ama più di chiunque altro sentirmi cantare e suona la mia chitarra.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Frequento l’Academy dell’Isola degli Artisti di Carlo Avarello, nel frattempo ho firmato un contratto con Orangle Records, sto provando per Sanremo giovani e una voce per San Marino. Sicuramente mi proporrò anche a Musicultura e Bma. Ma l’obiettivo principale è quello di riuscire ad arrivare sul palco del Mi Ami. - Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
È stato davvero un piacere immenso poter parlare un po’ di me a tutti i lettori del MEI, spero verrete ad ascoltare la mia dimensione, potete trovarmi in tutte le piattaforme digitali ma spero potrete avere il piacere di sentirmi dal vivo. Ringrazio soprattutto Andrea per l’opportunità data.
Un abbraccio Luis.