♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Raffaele Spidalieri.
È un sognatore che da bambino aveva due sogni. Fare il medico e il musicista. Ed è riuscito a realizzarli entrambi. Ed è rimasto quel bambino che si diverte a giocare con la vita. Tutti i giorni. Senza esaltarsi per le vittorie e senza abbattersi per le sconfitte. Tanto è solo un gioco e come tale va vissuto.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “La figlia del dottore”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Perché è una canzone a cui sono affettivamente legato. L’ho composta, come tutto l’album, durante il lockdown. Nei giorni di riposo dai turni dell’ospedale. Ed è nata libera, con una gran voglia di volare in un cielo stellato. Dove può arrivare non lo decido io ma l’universo. Risultati sinceramente non li conosco. Però piace, e questo mi da soddisfazione.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Bella domanda. Perché credo siano canzoni fatte bene e dicono qualcosa. Anzi più di qualcosa. Diciamo che hanno un senso letterale, uno allegorico ed uno, per pochi, anagogico. Il problema è che c’è sempre meno gente che ascolta, in genere, e non solo per la musica. Però gli artisti non devono arrendersi. E devono continuare a regalare fiammelle di luce. Quindi proseguo per la mia strada.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Fortunatamente no. Anche se da sempre mi dicono che interpreto molto bene Fabrizio de Andrè. Ma copia o clone no. E ribadisco, fortunatamente.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Tanto da mettere in discussione il mio lavoro di medico. Ho visto tantissimo nella vita e cerco di raccontarlo con le canzoni. Con la speranza che possano servire a qualcun altro. Quindi direi che sono indispensabili per me, come una forma di necessaria sopravvivenza.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Si lo so. E da sognatore non ho mai smesso di guardare le forme delle nuvole, o le rocce delle montagne. E lí cerco storie, spunti e a volte segni. - Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Come dovrebbe fare ogni buon genitore. Le curo tutte per tutto quello che posso. Poi come arrivano al pubblico non dipende da come le prediligo. - Quanto è versatile la tua voce?
La mia voce racconta storie. Non ha particolari estensioni. Deve essere funzionale a raccontare, o meglio a sussurrare storie. E quello lo fa bene. - Quale canzone famosa avresti voluto scrivere al posto dell’originale compositore?
La prima che mi viene in mente è Over the rainbow. In italiano invece L’illogica allegria di Giorgio Gaber. - Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Aprire il concerto di Erykah Badu al Lucca Summer festival, intendendo per figa una cosa che forse non accadrà più, parlando di palco, luci, impianto, gente… l’esperienza però davvero più bella è la magia che si respira ogni volta che si apre il sipario del teatro e ti lascia da solo con il buio davanti. Quei 4-5 secondi prima dei quattro colpi di bacchette di batteria che fanno partire il concerto.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Nessun rimpianto. Mai. È una filosofia di vita. - Ti senti più Jekyll o Mr. Hyde?
Mi sento entrambi. E voglio bene ad entrambi. Soprattutto gli ho insegnato a convivere in pace e a lavorare assieme. - Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
La superficialità. Oggi quasi nessuno ascolta veramente. Si cercano prodotti commerciali da bruciare. E così facendo ci stiamo giocando un patrimonio che fino a poco tempo fa era immenso. Possono “rinascere” un Fossati, Guccini, De Gregori oggi? Credo di no. E non per nascita ma per possibilità di esprimersi. Oggi non si deve pensare. Oggi bisogna essere mediocri. Questa la cosa che mi fa incazzare di più. E non solo nella musica. Purtroppo.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Uno con Niccolò Fabi, uno con Brunori e uno con Carmen Consoli. Per citare artisti in attività. - Se potessi tornare indietro?
Mai tornare indietro. È l’errore più fatale che si possa commettere. Sempre avanti. Guardando ad est, al nuovo sole e al nuovo giorno.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Mio figlio. Dritto e preciso come un bisturi.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Da santificare e benedire. Come si dice in Toscana. A Gennaio il vinile dell’album. Ad Aprile un disco digitale live e in primavera un po’ di teatri in giro per l’Italia. E poi un nuovo album che sto già scrivendo. - Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti. Trovarmi ed ascoltarmi in tutte le piattaforme musicali online ed in qualche superstite negozio di musica. Dal vivo in qualche teatro in giro per l’Italia… il saluto speciale è un buona fortuna, che in questi tempi difficili è necessaria come l’aria. Non dimenticando però che aiuta sempre gli audaci…
La figlia del dottore di Raffaele Spidalieri è presente in AIA Artists for Spotify Vol.16 https://open.spotify.