♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Laplastique.
Laplastique è una sagoma trasparente (o una massa informe) che si modella a seconda delle circostanze e sfocia in una forma diversa a seconda di queste. Utilizza la musica come puntofinale: come il cantastorie di tutte le emozioni che prova e il riflesso delle sperimentazioni che vive lungo l’iter delle proprie esperienze. Nella sua mutevolezza, tuttavia, resta sempre dentro i confini di una marcata identità.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Frastuono”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
“Frastuono” è un pezzo nato in voce e chitarra, nell’Aprile del 2019. Ero appena tornata da Londra (dove avevo vissuto un’esperienza di sei mesi per studiare musica) nelle Marche e, non so perché, provavo un senso di malinconia, di nostalgia nei confronti di un passato lontano, che vedevo molto più colorato rispetto ad un presente statico e da troppo tempo in bianco e nero. La canzone, che in origine si intitolava “Quando le emozioni non scappavano più via”, ha avuto lo scopo di portar fuori, in forma catartica, uno stato di apatia che non accennava a svanire, ma che si è sbloccata grazie alla stesura stessa del brano. È stato un pezzo che mi ha permesso di raggiungere uno stadio di autocoscienza emotivo tale da trovare fertilità nelle ceneri e colore là dove tutto sembrava fermo. Ha determinato un cambiamento di prospettiva nella mia vita, il quale mi ha permesso di assaporare nuovamente quel sapore nelle cose che temevo non sarebbe più tornato.
Riguardo al futuro, spero che possa fungere da fonte di ispirazione per me stessa e chiunque si trovi in situazioni esistenziali analoghe.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Non saprei se la gente “dovrebbe”, effettivamente, ascoltare o acquistare la mia musica. Un buon motivo per farlo sarebbero sicuramente gli eclettici e fantastici arrangiamenti di Daniela Munda, la mia produttrice.
In secondo luogo, forse, si potrebbero trovare curiose le immagini contenute nei testi delle mie canzoni, improntate sempre su uno sfondo grigio esistenzialista. È un po’ come un “Walzer dei tormenti”, per citare il titolo di uno dei prossimi pezzi in uscita.
- Sei mai stata definita la copia di qualcuno?
Finora no. A tal proposito, mi torna in mente la mia insegnante di canto che, più volte, da piccola, mentre cantavo, mi diceva che avessi la particolarità di non “somigliare proprio a nessuno”.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Poco e tanto. Dipende dai pezzi. Alcuni li scrivo con leggerezza, mentre altri richiedono impegno. Alcuni vengono subito cestinati e altri minuziosamente conservati. Uso la musica, come tutti, come forma di catarsi e terapia personale. Scrivo maggiormente quando mi sento triste, per portare fuori quello che sento dentro.
Ovviamente, poi, dipende dal brano in questione: più riesco a descrivere bene il mio stato d’animo– sia a parole che musicalmente– più questo diventa personale ed importante per me.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Sì, e me lo ha insegnato Daniela Munda, la mia produttrice. Una volta, mentre mi aiutava a rivedere il testo di una canzone, propose proprio questo termine da inserire in un verso, che poi non abbiamo più usato per questioni di metrica.
Al momento, vedo tante strade, percorsi, che potrebbero essere le strisce di tante bandiere.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Sicuramente “Overthinking” (che non è ancora uscita). Descrive precisamente il mio modo di essere.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Il soggiorno a Londra di sei mesi e la frequentazione della Point Blank Music School. Come diceva sempre una mia amica conosciuta lì, stavamo vivendo una vita da “Camp Rock” a 360°: di giorno registravamo, giocavamo a creare arrangiamenti negli studi della scuola e a cantare sulle note di Aretha Franklin, mentre di notte ci esibivamo negli eventi open mic della città. È stato tutto davvero molto divertente e formativo, anche emotivamente.
- Quanto è versatile la tua voce?
Tanto. Passo da una voce bianca da bambina, che sembra quasi banale, a toni dalle sfumature cupe e stramelanconiche. Diciamo che offre parecchio materiale per esprimere la dialettica emotiva che mi trovo costantemente a combattere e a raccontare.
- Qual’è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Non credo di avere rimpianti artistici. Il fatto di essere molto impulsiva mi porta sempre ad assecondare tutte le possibilità che mi aggradino, specie nel campo dell’arte.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
- Whitney Houston;
- Florence Welch;
- Bon Iver
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
La mia amica Isotta.
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
Il mio stesso carattere.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Sì: parteciperò ad alcune interviste ed eventi a Roma– nel secondo weekend di Ottobre– e poi farò qualche data nelle Marche.
Entro il 2023 uscirà poi un EP, anticipato da un singolo.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Un grazie enorme a tutti voi che mi avete accolta ed ascoltata!
Un abbraccio.
Potete trovarmi sulle mie pagine Instagram e Facebook come Laplastique:
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Frastuono di Laplastique è presente in AIA Artists for Spotify Vol.11 https://open.spotify.