Massimo: Personalmente mi sono affezionato alla figura di 007 sin da quando ne ho memoria, soprattutto grazie alla passione dei miei genitori per i film di qualsivoglia genere, da vedere, scoprire e ascoltare esclusivamente nella sala cinematografica, nella quale portavano me e mio fratello fin da piccoli quasi tutti i fine settimana, trasmettendocela con lo stesso entusiasmo. Una pellicola di James Bond non si poteva perdere, anche quando veniva poi trasmessa in TV; e così, a forza di vederla e rivederla, per il sottoscritto l’agente britannico con licenza di uccidere è divenuto un mito, come accaduto con il mio supereroe per eccellenza, ovvero Superman. E come con le colonne sonore supereroiche williamsiane che mi facevano, ad occhi chiusi, volare tra i grattaceli di Metropolis, salvare Lois Lane tra le nuvole e assicurare i cattivi alla giustizia, idem, per merito delle musiche di John Barry e del tema leggendario di Monty Norman di 007, mi immedesimavo nello stile, savoir-faire, astuzia, scaltrezza e fisicità imbattibili di Bond, per sconfiggere i villains, usando gadgets incredibili e supertecnologici e salvare così il mondo dall’ennesimo folle nemico.
Andrea: Per me 007 non è un semplice eroe o un world saviour partorito dalla fiction letteraria e cinematografica, ma rappresenta una sorta di metafora esistenziale: il non arrendersi anzitutto (per Bond non è mai detta l’ultima parola…), anche nelle situazioni dove ormai tutto sembra perduto; l’intelligenza e l’astuzia nel contrastare la forza e la prepotenza; un senso ironico e distaccato nei confronti delle prove dell’esistenza, anche le più difficili e apparentemente insanabili; un senso di gratitudine nel valore dell’essere vivi e del poter continuare a vivere; una devozione al dovere e al compimento della “missione” e al sacrificio per salvare gli altri, anche a costo di mettere a repentaglio la propria esistenza; la consapevolezza che c’è sempre un uomo che, in ogni situazione, può fare la differenza e sconfiggere la cattiveria, il male, stanare i personaggi loschi e malvagi, destinandoli a estinzione certa e infamante, indipendentemente dal loro potere e dalla loro invulnerabilità. Io incontrai 007 da bambino, nei tardi anni Ottanta, in TV, coi passaggi serali di due film in particolare: Solo per i tuoi occhi e Octopussy – Operazione piovra. Non avrei mai pensato che, a distanza di 35 anni, sarei stato impegnato con la stesura e produzione di un libro dedicato proprio alla saga di Bond.
E la vostra amicizia, invece?
Massimo: Nel lontano 2013 incontro Andrea Natale – non mi ricordo bene al momento per quali strani giri della vita – che si propone come collaboratore della mia rivista ColonneSonore.net, di cui sono fondatore e direttore dal 2003, e mi chiede di poter intervistare alla carriera il suo mito Pino Donaggio, compositore di colonne sonore ultracelebri quali Carrie – Lo sguardo di Satana, Vestito per uccidere, Omicidio a luci rosse per Brian De Palma, Trauma per Dario Argento, la serie Don Matteo con Terence Hill e molti altri, nonché autore e interprete di canzoni divenute famose in tutto il mondo, Io che non vivo in testa. Data la passione smodata di Andrea per Donaggio, che avevo già intervistato anni prima nel suo studio veneziano, organizzo l’intervista e Pino ne rimane entusiasta… Da lì in avanti è nata una bella amicizia e stima tra Natale e Donaggio; e Andrea per me ha scritto molti begli articoli e tante ottime recensioni; è stato perfino uno dei collaboratori per alcuni capitoli del mio libro – e di Federico Biella – Quando cantavano le Colt – Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana (Casa Musicale Eco).
Da questi due legami nasce poi “Operazione Underscore”. Quando è nata l’idea e quanto tempo avete impiegato per scriverlo, considerando anche tutto il tempo dedicato alla ricerca?
Andrea: L’idea è nata nel febbraio di quest’anno, quando ho pensato di proporre a Massimo di collaborare per una pubblicazione dedicata alle colonne sonore dei film di 007, in concomitanza con i 60 anni del franchise. Massimo ha accolto subito con entusiasmo questa idea e così è nata l’edizione che – in omaggio al cinema di 007 e agli spy movies in generale, nonché alla musica per le immagini – è stata intitolata “Operazione Underscore“. Il lavoro di concepimento e realizzazione dei contenuti (ancora in corso) è stato di 9 mesi, una vera “gestazione”.
Sappiate soltanto che questo è il primo volume nella nostra lingua ad essere totalmente dedicato alle colonne sonore dei film di 007 (ma non solo) in maniera sviscerata, come nessun altro libro in Italia prima di adesso. Sono stati scritti alcuni notevoli contributi librari sull’universo bondiano; ma così peculiari sulle sue score e canzoni originali ancora no. E di questo siamo particolarmente orgogliosi.
Quanto vi ha appassionato la gestazione di questo lavoro, e in qualche modo al suo interno troviamo anche una parte di voi e della vostra anima?
Quando si scrive un volume sulla musica applicata alle immagini, di qualunque tipologia filmica o seriale e su un compositore o un altro, lo si fa esclusivamente per passione sproporzionata, perché, ad essere sinceri, non si diventa ricchi con le vendite, visto che non siamo dalle parti di romanzi d’appendice o giù di lì. Quindi solo la reale conoscenza della materia trattata e l’amore viscerale per essa possono indurre a scriverne con grande cognizione di causa e con quella gioia tale da far sì che ad ogni capitolo, messo nero su bianco, l’animo da appassionati che vive in noi ci faccia dire di essere sulla buona strada e di aver centrato il bersaglio.
Cosa potete dirci sulle musiche di James Bond usando una sola frase che possa anche racchiudere l’essenza del vostro lavoro per “Operazione Underscore”?
Massimo: Prendo a prestito il titolo dell’introduzione del nostro libro per rispondere a questa interessante domanda, sperando di rendere appieno l’essenza di questo nostro lavoro editoriale: << Il suo nome è Bond… “Film Music” Bond! >>. Ossia, senza le sue musiche e canzoni, 007 non sarebbe 007 come tutti lo conosciamo e amiamo dal 1962 ad oggi.
Andrea: Posso dire che la musica è il gadget bondiano più importante perché arricchisce il personaggio di un’essenza salvifica; l’argomentarne dunque è una vera “missione letteraria” e un viaggio nell’estetica e nell’etica di un mito.
Tanti artisti di fama internazionale hanno contribuito, con canzoni originali, a queste meravigliose colonne sonore. Quale il vostro brano preferito e perché?
Massimo: Amo quasi tutte le canzoni bondiane e i suoi interpreti; ma se devo proprio fare una lista, quasi come una sorta di corsia preferenziale canora, allora in ordine cronologico dico: Goldfinger (testo di Leslie Bricusse e Anthony Newley, musica di John Barry) da Agente 007 – Missione Goldfinger del 1964, cantata da quella vulcanica potenza della natura di Shirley Bassey, possente e iconica già in nuce; A View to a Kill da 007 – Bersaglio mobile del 1985, con testo e musica dei Duran Duran, specchio pop kitsch dei suoi tempi e dance-dirompente; Licence to Kill (testo e musica di Narada Michael Walden-Jeffrey Cohen-Walter Afanasieff) tratta da 007 – Vendetta privata del 1989, interpretata dalla magmatica Gladys Knight; Skyfall (testo e musica di Adele e Paul Epworth) dal film omonimo del 2012, con la voce incredibilmente profonda e ammaliante di Adele, canto del cigno di un Bond che non vedremo mai più così sul grande schermo.
Andrea: La mia “Bond song” preferita è For Your Eyes Only del mitico Bill Conti (tra l’altro uno degli special guest–interviewed del nostro libro), su testo di Mike Leeson, con l’interpretazione di Sheena Easton (protagonista dei titoli di testa dell’omonimo film 1981 anche come attrice oltre che come cantante). E’ una pop song semplice e orecchiabile, molto ispirata e memorabile, di presa emotiva. Cito anche, tra le mie canzoni preferite negli altri decenni: You Only Live Twice del 1967, Live and Let Die del 1973, Goldeneye del 1995, No Time to Die del 2021.
Prossimi progetti insieme?
Sempre in joint-(ad)venture