♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Benna Mc.
Intanto uno che saluta chiunque stia leggendo e ringrazia per lo spazio che mi viene concesso. E poi una persona come tante che ama scrivere e ama la musica, che sente la necessità di esprimersi attraverso questa forma d’arte. Che io sia o meno un artista non sono io a doverlo dire (citando Bersani). La musica è un amore, ma anche una necessità. A molti basta ascoltarla, a qualcuno basta sentirla, io ho bisogno di metterci le mani dentro. Poi quello che ne esce è sempre il mio meglio in quel preciso momento. Non è detto che siano cose buone, ma in quell’istante più di così non avrei saputo fare.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Cuffie”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
“Cuffie” è la descrizione di un momento e allo stesso tempo di un sentimento. In un momento in cui il mondo intorno a me faceva parecchio chiasso io mi sono comprato un paio di cuffie.
Quando ho ricevuto la spedizione le ho guardate ed ho deciso di descrivere le mie sensazioni.
Da lì è nata l’immagine di una persona su un treno, che descrive quello che vede, senza sentirne i rumori e immaginando le conversazioni. È la storia di un’attitudine al “battere e levare” come ha magistralmente scritto e cantato nel ritornello Nicholas Manfredini, persona di una sensibilità incredibile e capace, anche se non ne è troppo consapevole, di enfatizzare qualunque concetto.
E infine, grazie a Mirino, gli abbiamo dato una strumentale potente, dritta, un pelo tamarra, che potesse coinvolgere anche chi non vuole addentrarsi nelle sfumature del testo.
Il tutto è avvenuto circa sei mesi fa.
Non sono uno che fa musica per i risultati, per quelli c’è Red Owl Records che mi supporta in tutto quello che faccio. Sicuramente non faremo dischi di platino, ma ci importa poco. Per me è già arrivata dove desideravo arrivasse, cioè alla portata di tutti. Da lì in avanti è una scelta di chi ascolta. Cerco di vivere senza la presunzione di pensare che le persone dovrebbero ascoltarmi perché sono meglio di altri. Non sta a me dirlo.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Perché Mirino, che produce tutti i miei pezzi, è un beatmaker con un talento cristallino e perché Nicholas Manfredini va ascoltato, bisogna prendersi del tempo e dargli l’importanza che merita, in modo che lui capisca che deve pubblicare gli altri suoi lavori e non aver paura.
I pezzi escono col nome Benna, ma io senza di loro non potrei fare quello che faccio o comunque non sarebbe com’è adesso.
Poi sì, non voglio essere falso, mi ritengo uno scrittore capace, ritengo di essere arrivato, adesso che ho 40 anni, ad un livello di scrittura che mi soddisfa e credo che sia importante continuare a portare avanti testi di un certo spessore.
Però se facessero “successo” loro e non io ne sarei ugualmente felice, tanto so per certo che sarebbero comunque al mio fianco.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Certo e la colpa è stata anche mia, almeno a livello estetico. Però è normale che uno sconosciuto come me venga paragonato a qualcuno di più celebre.
Il mio cammino non è solo volto a migliorarmi tecnicamente e fare canzoni sempre migliori, ma anche ad affermare la mia personalità.
Detto questo non c’è nemmeno nulla di male e anzi credo sia nel nostro istinto ispirarsi a qualcuno, appoggiarsi a qualcosa di solido, almeno fino a che non si riesce a camminare da soli.
- Quanto ti definiresti istrione? Quanto è versatile la tua voce?
Allora, istrione per nulla, non sono in grado di assumere pose, di recitare parti. Io sono questo, ho la pretesa verso me stesso che la mia musica sia sempre sincera e se io per primo mi ritrovassi a fingere di essere quello che non sono, allora lei ne risentirebbe. Per me è facile, io non sono famoso e non vivo di musica, fortunatamente nessuno mi chiede nemmeno di essere diverso da quello che sono o da quello che divento ogni volta nella mia crescita.
Riguardo la mia voce, invece, non credo sia per nulla versatile. In fondo io “canto male e si sente” come dice Willie Peyote. Diciamo che la mia forza è sicuramente quello che dico, non come lo dico. Sono una buona pietanza impiattata malissimo. A Masterchef mi farebbero fuori, però a Unti e Bisunti me la caverei bene.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Potrei smettere di fare musica solo per poche persone al mondo che, però, sono quelle che più mi incoraggiano a non smettere mai. Quindi tutto è in perfetto equilibrio.
Non saprei come altro esprimere il concetto, se non, forse, autocitando la nostra “Santa Musica”, ovvero: “mi sono confessato sul palco, sopportato le offese e le spinte, alla fine sono diventato un Ninja Turtle perché lei è il mio maestro Splinter”
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Il panorama non è esaltante, sono sul posto di lavoro, in pausa e sono in una zona industriale. C’è poco intorno su cui fantasticare, ci sono poche forse che la mia mente può ricondurre ad altro. Però è un bell’allenamento, per me, scovare la poesia negli angoli. Sono molto affezionato agli asini (tanto da dedicargli il mio terzo disco da solista) e quindi adesso vedo camion che si caricano e si scaricano di continuo e mi vengono in mente i muli, animali intelligentissimi che proverbialmente sono ritenuti stupidi e ci vengo molto parallelismi con questi tir e furgoni che vedo.
Ci sono storie da inventare ovunque, magari io non ci vedo sempre immagini, ma sicuramente ci vedo sempre parole.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Sono padre di due figli, figuriamoci se posso preferirne uno dei due!
Scherzi a parte, ci sono tanti titoli e per motivi diversi. Sicuramente “Perenne”, che poi sarebbe “Per N” cioè per Noah e Nicholas, i miei bambini, non serve nemmeno spiegare perché. Poi “Noah” che è dedicata al primo, scritta quando ne avevo ancora uno soltanto e in cui duetto con lui ed è stata un’esperienza magnifica. Poi la già citata “Santa Musica” perché è la prima registrata dopo il secondo lockdown e quella sera ho visto qualcosa negli occhi di Nicholas che non avevo mai visto e quella canzone è magica in qualche modo.
E poi un’altra, che è l’ultima traccia del disco “20×2”, che è una canzone che ancora mi lacera gli occhi, però è una canzone in cui ho raccontato cose che non avevo detto mai a nessuno e soprattutto non ho mai avuto il coraggio di dirle alla persona a cui è dedicata. Ma non dirò nemmeno il titolo, tanto chi vuole sentirla la trova nell’album. In nessuno dei miei pezzi sono mai stato nudo come in quello.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Tantissime, davvero. Non ho riempito gli stadi, è ovvio, ma ci sono cose meravigliose che ricordo. A partire dai viaggi sul mio amato e scassatissimo Bipper per i concerti, come accade a tutti quelli un po’ navigati. Quando cambiai la macchina chiesi cinque minuti per parlargli e ringraziarlo e piansi. Poi il fatto che la mia musica mi abbia fatto avvicinare alla mia compagna, che tra l’altro è una magnifica cantante e canta con me in diversi pezzi, mi abbia permesso di avere accanto Nicholas e Mirino, che sono diventati grandi punti di riferimento nella mia vita. Quello che succede sul palco, quello che succede in studio, l’ansia prima dell’uscita di ogni pezzo, sono cose che restano impresse in chi le vive indipendentemente da quanti spettatori o ascoltatori ci siano dall’altra parte.
In più sto cercando di aprirmi porte anche come autore, ho scritto tre brani per l’ultimo album di Cisco e quattro nell’ultimo disco della Bandabardò, dopo la scomparsa di Erriquez.
Al concerto del primo maggio hanno aperto con un brano che ho scritto io (“In Patagonia”) e anche se mi piacerebbe essere su quel palco in prima persona, insomma, lo ritengo comunque un avvenimento che in vecchiaia potrò raccontare a nipoti disinteressati.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Senza dubbio l’aver iniziato tardi a credere nelle mie capacità. Per tanti anni non mi sentivo all’altezza di quelli che erano i miei riferimenti artistici e quindi non pensavo che sarebbe stato interessante pubblicare quello che scrivevo.
Però forse era necessario questo processo, per permettermi di migliorare la mia scrittura e riuscire a fare qualcosa che sentissi veramente mio.
Cerco di essere fatalista, quindi diciamo che quello che è stato in passato è andato bene così, quello che conta è quello che sto facendo e quello che farò in futuro.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Al primo posto mio figlio, quello che ora ha due anni. Ho duettato tante volte con la mia compagna, ho duettato con il più grande. Ho duettato tantissime volte con Nicholas Manfredini e con Mirino. C’è un cerchio da chiudere e lo voglio fare non appena sarà possibile.
Al secondo posto, anche qui, non ho dubbi, dico Dutch Nazari, lo reputo uno dei migliori parolieri italiani, l’ho contattato, ci provo, ogni tanto. Voglio arrivare ad attirare la sua attenzione e fare un pezzo insieme a lui.
Manca solo una posizione e ci metto un artista che non è tra i miei preferiti, che ha un genio notevole dentro ed è Riccardo Zanotti. Una penna fantastica, ma lo metto in questo elenco perché sarebbe uno splendido regalo per Nicholas.
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
Uh, un sacco di cose! Merita una risposta da vero boomer! Mi fa incazzare che il mercato musicale tolga spazio a chi vuole mettere nei testi dei contenuti importanti e anche sociali e politici, perché tutto quello che arriva in alto deve essere facilmente fruibile dal consumatore e deve incontrare i gusti di tutti. In questo modo anche chi si impegna in quello che scrive a volte si trova a fare canzoni “sciocche” per poter svoltare.
Mi fa incazzare che abbiamo infinite librerie e playlist in cui navigare per trovare tutta la musica del mondo e non sfruttiamo questa enorme possibilità.
Io vengo dai sabati pomeriggio nei negozi di dischi e chi viene da quello sa perfettamente quanti artisti abbiamo scoperto per caso, ma magari non abbiamo potuto acquistare perché c’erano scelte da fare.
Adesso è tutto lì, a portata di mano, ma in realtà pochi hanno la voglia di scegliere, quasi tutti si lasciano a farsi scegliere dalle canzoni del momento (si, è una citazione di De André).
Mi fa incazzare che molte etichette, per fortuna non tutte, scelgano gli artisti da selezionare in base ai followers e non in base alle capacità o al talento.
È vero, la musica e il mercato musicale si evolvono, ma trovo romantico restare l’uomo di Neanderthal.
Mi fa incazzare anche però che questi nuovi modi di distribuire musica non paghino abbastanza. Non perché io vorrei fare i soldi, ma perché le stesse etichette non guadagnano più dalla musica e quindi si trovano a fare solo gli investimenti sicuri (quelli con tanti followers, quelli che possono metterci tanti soldi) e che quindi il talento e la dedizione siano, in un CV dell’artista, soltanto gli hobby a fondo pagina.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Senza dubbio Sara, la mia compagna, e Nicholas Manfredini. Con una differenza, però. Sara è meno critica, dosa sempre le parole, probabilmente per amore, mentre Nicholas quando deve darmi una mazzata sui denti lo fa apertamente, forse perché è stronzo (chiaramente sto scherzando, anzi ammiro moltissimo la sua totale sincerità).
Non che Sara non lo sia, ovvio, ma magari lei è un po’ la fan di quell’artista che poi a un certo punto fa una canzone orrenda ma a lei piace perché è fatta da quell’artista.
Mirino è un po’ più abbottonato invece, ma so benissimo che vive ogni mio risultato ottenuto come se fosse suo. E in effetti è anche suo.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Progetti futuri sempre. Questi 3 singoli usciti da Aprile ad oggi anticipano un disco, che vedrà la luce nel 2023. Per il discorso eventi, da qualche anno non faccio live, perché ho preferito, nei fine settimana, fare il papà. Però la voglia torna ed è tantissima, spero che accada. Idealmente, però, mi piacerebbe riuscire a proporre live una versione diversa da quella che si può ascoltare nei dischi. Vorrei riproporre le canzoni in chiave più live appunto, accompagnate dagli strumenti. Vedremo come si evolve questo progetto.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Il mio saluto speciale per i lettori del MEI è un augurio a poter trovare sempre attenzione da prestare alla musica. Non necessariamente alla mia, sia chiaro, ma a quello che decidete di ascoltare. Leggete il testo, cercate di capirlo, cercate di creare empatia, non utilizzate la musica come un sottofondo di tre minuti, altrimenti non potrà mai imprimersi nella vostra storia.
Dove potete trovarmi lo sapete dai.. i soliti social, che sono necessari, purtroppo. L’unico che curo con costanza è Instagram, dove mi piace anche raccontarmi.
Ma soprattutto sugli store digitali, in quello che ascoltate solitamente, di sicuro ci sono. Cercate Benna MC, qualcosa di me c’è. E mi piacerebbe sapere anche la vostra impressione sulla mia musica, bello o brutta che sia. Mi piace quando c’è uno scambio.
Grazie ancora dello spazio che mi avete concesso e un abbraccio covid-free a tutti!
Cuffie di Benna Mc è presente in AIA Artists for Spotify Vol.14 https://open.spotify.