Decisamente si torna a quel sapore da centro sociale, da rivoluzione proletaria… e di sicuro siamo dentro un punk che non dimentica ne di essere italiano ne di accettare il futuro dentro gli ingredienti portanti della forma canzone. Torna Johnny DalBasso con un disco dal titolo violento come “Lo stato canaglia” uscito per Micidiale Records che si era ampiamente anticipato con il singolo “Andalusia” e una prima parte pubblicata anche sugli store digitali. Riflettendo sul significato di “stato” e non solo dal punto di vista politico…
Un nuovo disco decisamente punk, decisamente sociale, decisamente reazionario. Esiste allora ancora quel tipo di energia nella musica o secondo te è ormai solo una moda, uno stile?
Il punk c’è di sicuro ma non lo definirei un disco reazionario, tutt’altro: se guardiamo alla musica alternativa mondiale contemporanea (penso agli Idles, ai Fountain D.C., Viagra boys, Amyl and the sniffers) definirei questo disco al passo coi tempi e decisamente contro ciò che invece sta succedendo in Italia ora, sia dal punto di vista politico (ma non è questa la sede) che dal punto di vista della musica, in cui sopravvive nei canali ufficiali quel modo vecchissimo di scrivere canzoni che ora si chiama it-pop che per me è una palude stagnante in cui quasi tutti a un certo punto si sono lanciati per sopravvivere nel mercato discografico. Per me è l’it-pop ad essere reazionario, non la mia musica.
Perché Canaglia questo Stato?
Perché non accoglie le differenze, non aiuta i più deboli, non ascolta la musica, perché è freddo e calcolatore e poco sociale, ma credo che dopo questa sbornia di individualismo social e di ricerca della propria affermazione personale a discapito degli altri, si tornerà a capire, come diceva il poeta, che da soli non siamo niente e, forse, si costruirà uno Stato meno Canaglia dell’attuale.
Che poi lo Stato come ente politico o come “stato di cose”?
Entrambe le cose: ho giocato con il significato della parola “stato” in tutte le sue declinazioni. Il bello è che oggi si chiama stato anche ciò che postiamo sui social, uno stato che può anche essere canaglia, e cioè diffamatorio, violento, offensivo e dall’altra parte ci sono persone che non possono difendersi da questi attacchi e sono vittime di un cyberbullismo che colpisce tutti, non solo i più piccoli. Credo che bisognerebbe porre dei limiti a questa finta libertà di espressione che definisco “libertà di aggressione”.
E tu personalmente che fai nel quotidiano per salvarti da questo “Stato canaglia”?
Faccio la differenziata, aiuto le vecchiette ad attraversare la strada, non scrivo minchiate offensive sui social e cerco di essere gentile con le persone che incontro.
Le radici di Johnny DalBasso… cosa prendi dal passato del punk e cosa restituisci al futuro digitale?
Dal passato punk prendo la sincerità e la libertà di creare una musica così come la vorrei sentire, senza seguire obblighi e indagini di mercato. Riguardo al futuro digitale ormai tutto ciò che abbiamo fatto è on-line, la mia e la nostra identità digitale è ormai alla mercé di tutti, nel bene e nel male, ma mi sa che tanto materiale che oggi si trova su internet prima o poi sparirà, forse per un sovraffollamento di dati o per un blackout mondiale, e chi ha acquistato i vinili e i dischi fisici avrà vinto.
https://www.youtube.com/watch?v=I6R9zb2RtYE
https://open.spotify.com/album/26331o317EX7EStW5UVYPL?si=b1b20f2045e1477c