♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Max Zanotti e chi sono i Casablanca
Sono un artista che non ama mai fare le stesse cose, cerco sempre di sperimentare, forse qualche volta mi sarei potuto fermare laddove i risultati sarebbero stati più sicuri ma mi sarei annoiato o forse seduto..
I Casablanca sono una delle mie esperienze artistiche, amo avere una band e dopo i Deasonika sentivo la mancanza di questa dimensione. Il rock rappresenta gran parte della mia vita e non potrei mai farne a meno.
Siamo una band stoner rock e l’ultimo disco rappresenta forse il punto più alto della band a livello competitivo e di sound.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Siamo in America” (with Giusy Ferreri).
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare? Quanto è stato figo collaborare con Giusy Ferreri?
La canzone voleva essere un punto di denuncia e di critica sociale ( come del resto lo è tutto il disco ). L’abbiamo scritta durante il periodo di pandemia.
Con Giusy c’è un bellissimo rapporto artistico che mi lega da anni avendo scritto in passato per lei. Averla nella canzone ha dato sicuramente un colore nuovo alla sonorità dei Casablanca. È stata anche una bella sfida per lei avendo sì un background musicale simile al nostro ma per ora un percorso artistico differente. Ero certo del risultato e ne siamo felici tutti. Desidererei che la canzone abbia più vita possibile visto il contenuto e la performance finale.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Perché è figa e non si ripete quasi mai. Ahahah.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Copia no, ovviamente tutti assomigliano a qualcuno, importante che questo qualcuno sia bravo.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Sono la mia vita, le mie esperienze ed i miei punti di vista. Il tutto vestiti con suoni e musiche che ho sempre amato.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Si, perché molto spesso mi capita e allora mi sono chiesto il motivo, ho letto che si chiama così questa sensazione.
Ho guardato fuori e vedo solo nuvole pronte ad esplodere…ahah.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
I figli sono tutti uguali ma le canzoni sono legate a momenti più o meno intensi e più o meno importanti quindi non direi che le canzoni sono come i figli. Quindi ti rispondo di si, ci sono canzoni preferite rispetto ad altre.
- In passato ho avuto il piacere di apprezzare il vostro talento con “La percezione di un addio”, “Il cane cieco” e “Un punto di sutura”. Ti va di raccontarci qualche aneddoto su queste tre hit?
Tre momenti distinti, anche per il fatto che sono in 3 dischi diversi. Ho un bellissimo ricordo legato ad Un punto di sutura. Il video della canzone è stata un’esperienza molto forte, anche molto impegnativa. La gente per un pò di tempo ci ha chiesto come abbiamo fatto a bloccare le strade di Los Angeles durante l’inseguimento in auto e soprattutto quanto abbiamo pagato per girare così tante scene……aneddoto indimenticabile.
- Quanto è versatile la tua voce?
Direi abbastanza. Mi piace sperimentare come ti dicevo e ho la fortuna di averlo potuto fare. Ascolto molta musica, anche distante da quello che faccio, questo mi permette di rubare qualche sfumatura per poi portarla nel mio mondo sonoro.
- Questa estate abbiamo trasmesso su MEI TV la tua “Love Me Blind”, ho trovato bello il videoclip e bella l’intenzione del pezzo. Che emozioni ricordi di questo frammento musicale?
Il video è stato molto provante, lunghissimo da girare per via del trucco sulla mia faccia, ogni scena prevedeva un aumento costante della mia alterazione in viso. È comunque stato divertente, non lo avevo mai fatto ma erano anni che ci pensavo. Poi è arrivato il pezzo giusto per poterlo realizzare.
- Tu non lo sai, mai io sono un sincero vecchio fan dei Deasonika sin dal vostro debutto a Sanremo Giovani 2006 con “Non dimentico più” a mio avviso uno dei brani più belli proposti a Sanremo degli ultimi 30 anni. Ti va di raccontare qualche aneddoto su questo progetto passato e su questa perla miliare della musica italiana?
Beh Sanremo è sempre stato un contenitore mediatico di grande risonanza ma con la nostra storia e la nostra proposta musicale non ci ha mai centrato molto. Il brano era già stato scritto e sarebbe stato uno dei due inediti all’interno di Deasonika, il terzo lavoro discografico della band.
Ci invitarono al festival dopo che Panariello e Mazzi, a quell’epoca direttori artistici del festival, ascoltarono la canzone inviata a nostra insaputa dalla nostra casa discografica. Eravamo a Venezia per mixare il disco e ci arrivarono due notizie in contemporanea, una di queste era la nostra candidatura alla partecipazione del Festival. L’altra era che Jaz Coleman ( Killing Joke ) voleva fare una collaborazione con noi su un brano presente nel disco ( 00:16 poi diventato Betrayal ). Eravamo confusi e stupiti allo stesso tempo, rientrammo immediatamente a Milano perché Coleman voleva registrare nella giornata successiva. Fu una serata indimenticabile. Un paio di giorni dopo partivamo per il festival per le prove e per la prima esibizione di Non dimentico più. Mai titolo era più azzeccato per descrivere quella settimana. Nei giorni successivi al Festival ascoltammo ovunque in radio la canzone e quando succedeva tutti pensavamo alla serata ….con Jaz Coleman.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Fortunatamente ci sono state molte situazioni indimenticabili. Quando però nel 2011 ho avuto l’occasione di fare un mini tour negli Stati Uniti con un mio progetto acustico la sensazione era diversa dal solito. Mi ricordo un grande teatro a St. Petersburg, in Florida. Era come una seconda prima volta, ma con la maturità di un quasi quarantenne. Era di rimettersi in discussione davanti ad un pubblico che non mi conosceva ma era attento a quello che facevo. Ho solo ricordi belli di quella esperienza. Sono poi ritornato negli anni successivi per altre date ma la sensazione della prima volta non c’è più stata.
- Artisticamente parlando … cosa ti ha fatto più incazzare in questi anni?
La quasi totale mancanza di bellezza nelle cose che sento. Ultimamente c’è molta aridità sia nelle idee che nel sound.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Non aver approfondito lo studio di uno strumento oltre alla voce, mi sarebbe piaciuto dedicare molto più tempo alla chitarra e al pianoforte. - Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Alicia Keys, Martin Gore, Robert Plant. - Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Mia moglie Adriana, soprattutto sincera…ahahah. - Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Si, e sono molto intriganti. Per ora non ne parlo perché anch’io sono molto curioso di che cosa ne uscirà. - Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ciao rockettari, mi raccomando affinate gli ascolti e cerchiamo di dare voce a chi la merita. Ci vedremo al MEI il 1 ottobre con i miei Casablanca. Un abbraccio e grazie per lo spazio concesso.
Max