Il ceo di FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana e chairman di SCF Enzo Mazza è intervenuto nel dibattito che sta animando il settore della musica registrata in vista della prossima tornata elettorale prevista per il 25 settembre.
“Spesso il nostro settore si trova a lamentare indifferenza e mancanza di interventi da parte della politica”, ha spiegato Mazza a Rockol: “Se questo poteva essere vero qualche anno fa, gli ultimi Governi (e sicuramente gli ultimi due) e il Parlamento nella Legislatura che si conclude, hanno predisposto azioni che si sono rivelate molto efficaci per l’industria musicale, ed in particolare per la discografia”.
“Come FIMI siamo abituati a misurare l’efficacia dell’azione della maggioranza sui singoli provvedimenti e non a lanciare inutili messaggi di allarme la cui genericità lascia il tempo che trova”, prosegue Mazza: “In attesa di vedere se il prossimo Esecutivo proseguirà l’azione su alcuni progetti già avviati e funzionali al settore, tipo quelli sul PNRR, mi preme segnalare i provvedimenti e gli effetti sull’industria discografica italiana di quelli assunti fino ad oggi. Un primo rilevante risultato per il settore, del quale, come FIMI, rivendichiamo gli sforzi realizzati, prima per ottenerlo e poi per renderlo strutturale, è il bonus cultura/18app. Dal 2017 il bonus ha generato per il settore, ad oggi, oltre 100 milioni di ricavi. Introdotto dal governo Renzi e conservato, nonostante tentativi di sopprimerlo dai governi successivi, grazie ad uno sforzo bipartisan è stato reso strutturale da questo Parlamento. La musica registrata è il secondo settore ad avvantaggiarsene dopo il libro. Un risultato che ha consentito in particolare al settore del fisico (CD e vinili) di tenere in una fase discendente. Un secondo provvedimento, molto rilevante, e in fase di costante ampliamento è stato il tax credit. Impostato sul modello del cinema, dal 2015 al 2022 ha visto coinvolte circa 300 opere delle quali il 76,5 % a beneficio delle etichette indipendenti e il 23,5 % per le major. In termini di interventi finanziari il tax credit è stato applicato per il 51,6% alle major e per 48,4 % alle indie. Di recente il plafond complessivo, grazie all’attività di lobbying di FIMI, è passato da 800 mila a 1,2 milioni per azienda, e sono stati ampliati e semplificati i criteri per accedervi al fine di consentire ad un maggior numero di piccole e micro imprese di parteciparvi. Il tax credit, oltre all’Italia, è attivo solo in Francia. Il bonus cultura, dopo l’Italia, è stato introdotto in Francia e Spagna”.
Va poi sicuramente segnalato che il nostro Paese, unico al mondo, durante la crisi pandemica, è intervenuto con ristori in favore delle case discografiche, utilizzato da tantissime piccole e medie etichette, editori musicali e società di gestione collettiva dei diritti”, ricorda il ceo di FIMI: “Parliamo di decine di milioni di euro di fondi messi a disposizione dal Governo e dove sia il ministro Franceschini, sia il sottosegretario Borgonzoni si sono impegnati personalmente, anche di recente. Decine di milioni di diritti di copia privata sono arrivati al settore discografico grazie al rinnovo del decreto sulle tariffe, un provvedimento mai scontato, data la forte opposizione che incontra da parte degli Over the Top. Le tariffe non solo sono state confermate ma anche estese a nuovi device.
Sempre tenendo conto delle forti pressioni del settore tecnologico e OTT vale anche la pena di ricordare che l’Italia ha sostenuto e recepito la Direttiva copyright in linea con le aspettative del settore, mentre difficoltà sono emerse in altri Stati membri. La Direttiva non solo ha portato già alla revisione di alcuni contratti di licenza tra le piattaforme e gli aventi diritto, con importanti effetti economici in termini di ricavi, ma ha già aperto la strada ad azioni giudiziarie prima non praticabili con la stessa efficacia. YouTube e Meta hanno rivisto le licenze e altre piattaforme stanno rinegoziando sulla base dei nuovi scenari giuridici”.
“Parlare quindi di patrimonio musicale abbandonato e assenza di progettualità mi sembra quanto meno eccessivo”, conclude Mazza: “Si può sempre ottenere di più e con il nuovo Parlamento ed Esecutivo vi saranno sicuramente delle nuove opportunità di azione per l’industria discografica, ma l’attenzione e l’interesse che il settore ha ottenuto negli ultimi anni, con risultati concreti e tangibili, è sotto gli occhi di tutti”.
Fonte: www.rockol.it