Intervista per Pareidolia Musicale
- Raccontaci brevemente chi sono “I Malati Immaginari”.
I Malati Immaginari nascono a Vasto (Ch) a novembre 2019. Siamo Dario (chitarra, synth e voce) e Laura (batteria e percussioni), e da subito abbiamo cominciato a scrivere le nostre prime canzoni.
Durante il lockdown ci siamo concentrati sul songwriting e gli arrangiamenti, per poi dare inizio a una serie di live da maggio 2021, quando è uscito il nostro primo singolo “Non Passa +” per Automatic Records. Da allora non ci siamo più fermati, siamo di fatto due drogati di live. Abbiamo girato e stiamo girando l’Italia con una serie di concerti da headliner e di supporto ad artisti e band che hanno fatto la storia della musica rock italiana.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci avete proposto “Bambola parlante”. Cosa significa per voi questa canzone? Quando l’avete composta? Che risultati avete già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Bambola Parlante è nata un po’ per gioco. Durante una delle nostre prime prove portammo un Micro Korg in sala, e per provarlo scrivemmo questo giro di accordi con questo suono molto new wave. Ci piacque da subito e da quel momento abbiamo inserito il synth nella nostra strumentazione. Il testo è poi venuto da sé, durante un viaggio in macchina il giorno prima di registrare le voci definitive in studio. È una canzone molto importante per noi, perché di fatto ha definito quello che poi è diventato il nostro suono darkwave. A livello testuale, Bambola racconta la rinascita dopo una relazione tossica. È un po’ la metafora dei Malati stessi, in quanto il nostro progetto ci ha fatto rinascere crisalide dopo anni trascorsi all’ombra. Abbiamo avuto discreti riscontri numerici e recensioni molto positive. Ma, al di là dei numeri, Bambola ci ha aperto le porte ai palchi nazionali. Dove desideriamo possa arrivare? Mah, in realtà la canzone ha già fatto il suo dovere. Adesso è venuto il momento di guardare avanti al prossimo singolo e al disco di esordio.
- Come mai avete scelto di chiamare così la vostra band?
Perché di fatto siamo malati immaginari nella vita reale. Siamo due ipocondriaci patologici e non ci vergogniamo ad ammetterlo, siamo solo due fra i 9 milioni di italiani a convivere con questo tipo di paure. Se per un lungo periodo della nostra vita questa condizione è stata un freno alla nostra quotidianità, oggi ne abbiamo fatto un punto di forza, tanto da farne una bandiera personale.
- Quanto vi gasa ancora l’idea di aver aperto il concerto di Omar Pedrini?
Ci ha gasato tantissimo, con Omar abbiamo condiviso il palco due volte. A San Marino a novembre e a Pistoia il 2 aprile. È un pezzo di storia del rock, grande musicista e uomo, dà un sacco di baci in fronte a noi piccoli musicisti in fasce. Scherzi a parte, siamo molto gasati da tutto quello che ci sta accadendo. Oltre a Omar, abbiamo aperto i concerti di Pierpaolo Capovilla, Meganoidi, Poggipollini, Matrioska, Lorenzo Kruger, Olly, Dandy Bestia (Skiantos), Lassociazione, di cui fa parte il mitico Gigi Cavalli Cocchi, già batterista dei primi album di Ligabue e dei dischi dei Csi, e altri. Quindi siamo davvero gasati per tutto!
- Siete mai stati definiti la copia di qualcuno?
No, non ci è mai capitato. Le nostre influenze spaziano dalla new wave di inzio anni Ottanta al pop raffinato dei Depeche Mode. Anche se abbiamo una religione tutta personale i cui patriarchi sono i Radiohead, U2, Cure, e tutta la musica anni Novanta. Non abbiamo mai “imitato” nessuno, e fortunatamente il nostro pubblico ci percepisce come un progetto assolutamente originale.
- MEI TV e AIA Artists TV hanno trasmesso i vostri videoclip, quanto vi è piaciuta questa iniziativa?
Ci è piaciuta tanto, sia perché ci ha dato un bel po’ di visibilità (e noi piccole band ne abbiamo davvero bisogno), sia perché in un momento storico del genere, iniziative nate per il puro amore per la musica sono davvero eroiche. Siamo orgogliosi, quindi, di far parte di questi due importanti network “emergenti” e di qualità, come è di qualità la proposta musicale del Mei e di Aia Artists. E poi, essere “marchiati” Mei e Aia ci riempie di orgoglio.
- Quanto contano veramente per voi le vostre canzoni?
Diceva un grande Edoardo Bennato che “Sono solo canzonette”. In parte è vero, ma in quei 3 o 4 minuti di ogni canzone c’è un po’ tutto il nostro mondo e le nostre emozioni. Nei nostri brani cerchiamo di essere sempre spontanei e sinceri, sia per quanto riguarda il sound che la parte testuale. È importante essere sinceri e non “barare” con la propria arte. È un periodo storico in cui tutti noi abbiamo bisogno di verità, e in qualità di musicisti emergenti cerchiamo di essere sempre trasparenti al nostro pubblico. La verità paga sempre, anche se in ritardo.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Certo che sappiamo cos’è la Pareidolia! Ti raccontiamo un aneddoto molto “meridionale”. Giochiamo spesso al Lotto e Superenalotto con la speranza di comprarci uno studio tutto nostro. Laura la notte, per individuare i numeri da giocare, va sul tetto di casa a vedere cosa le dicono le nuvole e le strane forme che esse assumono. Una volta ha visto una nuvola a forma di asino che correva, e il giorno dopo andammo a giocare il 23 (asino) e il 39 (correre). Ma, considerando che non abbiamo mai vinto nulla, la ragazza deve ancora migliorare…
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Dipende dai momenti e dagli stati d’animo. In realtà, forse la canzone che meglio ci rappresenta è il nostro primo singolo “Non Passa +”, con la quale chiudiamo tutti i nostri live. È il brano che più ci diverte suonare e siamo sicuri che non ci stancheremo mai. Poi abbiamo intenzione di fare tanti altri figli e figlie, e un genitore non dovrebbe fare mai distinzioni!
- Qual è stata l’esperienza musicale più figa che avete vissuto in tutta la vostra carriera?
L’esperienza più figa di essere Malati Immaginari è appunto essere I Malati Immaginari. Svegliarsi al mattino sapendo che abbiamo da suonare in giro, scrivere, promuovere, incontrare gente e parlare di noi stessi è il lavoro più bello che potessimo scegliere. Trasformare i sogni in realtà è veramente figo, così come è figo non ricordare la settimana scorsa dove abbiamo suonato, perché siamo sempre proiettati nel futuro. Quindi, riassumendo, la cosa più figa che abbiamo vissuto, la viviamo tutti i giorni, anche adesso. Se però dovessimo scegliere il momento più strano, è impossibile non citare il nostro primo autografo.
- Qual è stato il vostro rimpianto artistico più grande?
Non abbiamo rimpianti, se non quello di esserci conosciuti forse un po’ tardi. Ma nella vita nulla accade per caso, e forse due anni fa era proprio il momento giusto. Non ci facciamo troppe domande, e il rimpianto è un sentimento che al momento non ci appartiene. È importante guardare sempre al futuro. E quando ci giriamo indietro, ripercorreremmo lo stesso e identico percorso.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Domanda molto complicata. Nel nostro mondo di favole e illusioni, ci piacerebbe scrivere una canzone con John Lennon, cantarla con Thom Yorke e suonarla con The Edge alla chitarra. È bello sì sognare. Dario spesso sogna di scrivere canzoni con i suoi artisti preferiti, come ad esempio Michael Jackson. Il problema è che al risveglio non ricorda mai la canzone…
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Mi spiace, ma non sappiamo rispondere a questa domanda. Siamo troppo coinvolti emotivamente. Ti potremmo dire che la nostra musica è bella e quindi va ascoltata, ma non siamo noi, bensì il pubblico a doverti dare una risposta. Piuttosto, ti possiamo dire perché guardare i nostri videoclip. Perché siamo bellissimi!!!!
- Mei for Peace che emozioni ha lasciato nel vostro cuore?
Come tutte le iniziative di beneficenza e sensibilizzazione, il parteciparvi è innanzitutto un atto di responsabilità. Per questo abbiamo scelto “Qualcosa che parli di te”, una canzone per noi molto importante e che stiamo custodendo nel cassetto in attesa del momento giusto.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Boh! Forse noi stessi. Anche se abbiamo ricevuto dimostrazioni di affetto per noi talvolta anche inspiegabili. Ad esempio è capitato che una ragazza che ci ha conosciuto di spalla ai Meganoidi mesi fa a Bologna, ce la siamo ritrovata tra il pubblico in un live a 400 km da Bologna. Come anche un altro ragazzone, dopo averci ascoltato su Instagram, ha fatto ben 100 km per venirci a sentire a Pistoia. Sono cose che ci riempiono il cuore di gioia e di certo sono il carburante per poter andare avanti in questo percorso.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Certo! Stiamo ultimando la finalizzazione del nostro primo ep “Schiena Contro Schiena”, che uscirà in estate insieme al singolo “Malata Immaginaria”. L’etichetta per la quale uscirà il disco è molto prestigiosa, così come la distribuzione. Al momento in cui ti stiamo rispondendo non possiamo ancora rivelare nulla. Oltre al disco, abbiamo in calendario una serie di live in giro per l’Italia. Apriremo i live di Poggipollini, Matrioska, Morgan, Capovilla & I Cattivi Maestri, Eva Poles, oltre a una serie di date da headliner e numerosi festival. Sui nostri social aggiorniamo costantemente il calendario dei concerti.
16) Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarvi e ascoltarvi.
Ciao a tutti, al MEI e ai suoi meravigliosi lettori. Noi siamo su Instagram, Facebook, Youtube, Spotify, Deezer, Tidal, Napster, Apple, Amazon e non ricordiamo più dove. Inoltre, come dicevamo, sui social abbiamo sempre il calendario aggiornato dei live, quindi, a seconda di dove vivete, verremo noi a trovare voi!