♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è La Malcostume.
La Malcostume è il mio primo progetto da solista, dopo anni passati a cantare in gruppi musicali. La Malcostume è la risposta alla mia esigenza di avere piena libertà artistica e stilistica, che sia nella creazione e composizione musicale, nella mia comunicazione verso l’esterno, o nella gestione della mia immagine e dei miei valori. Probabilmente, in un prossimo futuro, non mi dispiacerebbe allargare il progetto a uno o massimo due altri componenti, ma per ora sto godendo di questo totale arbitrio che ho nella mia espressione, sperimentando incroci e fusioni tra più e diversi generi musicali, senza barriere o limiti precostituiti né esigenze di seguire alcuna moda.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Dove credi di andare?”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
“Dove credi di andare?” l’ho composta tra fine 2020 e inizio 2021, gli anni della pandemia. La sospensione della vita “normale” che abbiamo tutti sperimentato in quel periodo mi ha consentito e costretto a pensare ad alcune cose del mio passato e della mia vita, tra cui in particolare il motivo per cui, a 17 anni, sono scappato dalla Calabria per andare a studiare e vivere a Bologna, dove ancora vivo. Mi sono reso conto così di aver in parte ignorato e soppresso (coscientemente o meno) alcuni problemi che mi portavo dietro, distraendomi costantemente con le luci, gli incontri e la frenesia della mia nuova città. Ed ho capito che i problemi vanno affrontati alla radice, senza cercare invece semplicemente di scappare via da loro, altrimenti rimarranno per sempre nella tua vita, sussurrandoti sempre all’orecchio “Dove credi di andare?”.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Rispondere a questa domanda pone sempre il rischio di apparire superbi o vanitosi, ma è uno sporco lavoro e bisogna pur farlo! Quindi direi che il motivo principale per cui consiglio la mia musica sta nella curiosità, nell’esigenza di non ascoltare solo le mode musicali del momento, di non fossilizzarsi e ingabbiarsi in schemi e modelli pre-costituiti dalle radio, dai social media e dalle TV. Spero che la mia musica venga vista per come la vedo io, ossia come un bel miscuglio sperimentale di vari generi (pop, rock, elettronica, cantautorato, indie), come uno sforzarsi nel non essere banali, nel trasmettere passione e energia.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Per fortuna finora no! E c’è anche da dire che, come detto prima, io mi sforzo volutamente nel non essere la copia di altri o altro, nel non seguire uno schema prestabilito nel comporre le mie canzoni.
Poi ovviamente le influenze di altri si sentono inevitabilmente, anche perché io ascolto tantissima nuova musica, ogni giorno. Ad esempio mi è stato detto che ho qualcosa di Cosmo, dei Subsonica o dei Nine Inch Nails. Questo però è anche bello, perché le canzoni sono (e devono essere) tutte comunque collegate le une altre, anche di artisti diversi, in modo che si continui questa sorta di grande discorso collettivo che è la storia della musica.
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Sono la cosa più importante della mia vita, e non scherzo. Ho alcune difficoltà nelle relazioni sociali, nella comunicazione quotidiana con le altre persone, per via del mio carattere molto riflessivo e razionale, e pertanto la musica è anzitutto uno strumento terapeutico per me, un mezzo di comunicazione per trasmettere e sfogare energia, vissuti, messaggi ed emozioni. Credo si veda molto dal carattere spesso autobiografico di molti miei testi.
- Quanto è grande il rapporto rabbia / grinta che metti nelle tue canzoni?
Rabbia ed energia sono molto importanti nel mio genere. Urlo tanto, me lo diceva già anni fa la mia insegnante di canto, me lo dice mia madre, me lo dicono i miei produttori. Quando canto, il mio sforzo è quello di contenermi e controllarmi, non certo di tirar fuori la passione e la grinta. In più, la gavetta fatta sempre in band, per di più rock e metal, ti obbliga e ti forma anche a “farti sentire”, a sovrastare chitarre, batterie e amplificatori con la voce. Poi chissà, sarà anche il mio essere terrone!
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Voglio essere sincero, senza guardare su Google o Wikipedia, e quindi dico che: no, non so cos’è la Pareidolia, appena finisco l’intervista vado a scoprirlo!
Alzo quindi ora gli occhi al cielo, guardo fuori dalla finestra, per fortuna siamo in piena primavera, ora di pranzo di una bella giornata di sole, fresca ma non troppo, quindi mi avete beccato proprio in un bel momento: vedo un pezzo di cielo (un po’ azzurro e un po’ bianco per le nuvole), e poi le piante sul terrazzino del mio vicino (che in realtà è un B&B frequentato quasi solo da turisti stranieri).
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Sono agli inizi del mio percorso da solista con La Malcostume, quindi ho per ora pubblicato solo due singoli / generato solo due figli. Detto questo, direi che, ad oggi, non ho ancora un figlio prediletto, considero i miei due attuali davvero alla pari come qualità e significato! Peraltro spero che continui così, mi dispiacerebbe pubblicare qualche canzone in cui credo poi meno che nelle altre!
- Qual è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Ecco il podio, per ora tutto vissuto con la mia precedente band, i Bombay: 3) apertura del concerto dei Voina; 2) concerto allo storico Covo Club di Bologna, in apertura agli Aabu; 1) apertura del concerto del Teatro degli Orrori al Medicina Rock Fest. Quest’ultimo evento, in particolare, occupa un posto speciale nel mio cuore, perché abbiamo presentato in anteprima davanti a un pubblico molto grande il nostro video, e perché è andato tutto benissimo, ci siamo divertiti un sacco!
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Semplicemente quello di aver iniziato a fare le cose in maniera professionale troppo tardi! Avrei dovuto iniziare anni prima a comporre musica in maniera seria, a investirci tempo e denaro, a gestirla da professionista. Nessuno mi ha guidato e insegnato come si fa, internet all’epoca era ancora agli inizi quindi era di poco aiuto, e vivere in Calabria non aiuta. In ogni caso, sono ottimista e determinato di natura, quindi poco male, indietro non si può tornare, l’importante è imparare dai propri errori e correggersi e migliorarsi sempre.
- “Respira piano” e “Dove credi di andare?” potremmo definirli come fratelli complementari? Nella costruzione dello storyboard dei rispettivi videoclip quanto è presente il tuo tocco artistico unico?
Si, sono i miei primi due singoli, il mio debutto nel mondo da solista, e sono entrambe molto autobiografiche: “Dove credi di andare?” mi è servita a capire che i problemi vanno affrontati a viso aperto e senza ignorarli, “Respira piano” mi ha insegnato invece il “come” affrontarli, senza ansie o fretta.
Per i videoclip mi sono affidato a Alex Cifiello, un ottimo videomaker di Bologna, a cui ho lasciato molta libertà perché credo che i propri collaboratori vadano trattati come artisti, e non come meri esecutori. Detto ciò, è però evidente che per un videoclip musicale il punto di partenza è appunto la canzone da promuovere, con il suo testo ed il suo significato, e inoltre ci vuole coerenza con il personaggio dell’artista, quindi sicuramente anche i videoclip che ho pubblicato sinora partono con la mia impronta personale.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Tre duetti, quindi ne approfitto e dico tre artisti diversi: 1) Bruce Springsteen; 2) Cosmo; 3) Afterhours.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Ho un “comitato ristretto” di alcuni amici personali (non professionisti del settore musicale, in modo da avere un parere dell’”uomo comune”) a cui faccio sentire le mie demo e le mie bozze man mano che le creo, e che mi riportano coi piedi per terra, allontanandomi da certi miei eccessi e deliri. Di fatto, sono quindi anche i miei fan più fedeli e sinceri, perché mi dicono sia le cose positive che negative.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Certo, non ci si ferma mai! Ora sto definendo e perfezionando il mio live set, in modo da poter suonare dal vivo il più possibile (parteciperò a vari festival, rassegne e concorsi nei prossimi mesi), e contemporaneamente mi sto già preparando per l’uscita del terzo singolo, spero già entro l’anno!
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ringrazio e saluto volentieri tutti i lettori del MEI, un’organizzazione essenziale e vitale per l’industria musicale italiana, che dà spazio agli artisti emergenti prima ancora che possano diventare dei soggetti “sfruttabili commercialmente”. Spero sempre che l’Italia arrivi prima o poi ad avere una scena musicale almeno pari a quella inglese, e il MEI in questo è una delle poche associazioni che ha la credibilità giusta!
Quanto a La Malcostume, sono ovunque: Instagram, Facebook, TikTok, Spotify, Youtube, ci vediamo e sentiamo lì!