Il noto adagio non mente mai e porta con se grandi, grandissime vedute spirituali. E questo titolo che troviamo dentro il nuovo disco di MASUA (all’anagrafe Claudio Passiu) è emblematico in tal senso: “Occhi chiusi”, che parla di vita e non ne parla in modo sfacciato ne in modo smielato dentro solite soluzioni di pop. E certo che di pop si parla anche se i contorni viscosi somigliano molto al rock anni ’90 che tanta nostalgia ci regalano ai noi della “vecchia guardia”. MASUA torna con un bel disco che si lascia anticipare dentro “Giorni uguali”, un singolo bandiera che custodisce quasi il bel sentire stiloso di questo disco, a suo modo anacronistico. Quasi… perché tanto altro ci aspetta nell’ascolto di questo nuovo disco pop-rock di Masua.
Il pop rock torna agli anni ’90. Cosa ti porta in questo tempo passato?
Personalmente cerco di fuggire dal passato, certamente rimane dentro esser cresciuti ascoltando Ritmo Tribale, Timoria, Litfiba, CSI … gli anni ’90 sono stati magici per il rock in Italia, una scena direi morta e sepolta, anche per il mio “Occhi Chiusi”.
Avere gli “Occhi chiusi” è un’immagine di grande spiritualità e foriera di grandi visioni. Dicci la tua?
Stare ad “Occhi Chiusi” vuol dire sognare, cercare di non guardare qualcosa, immaginare, pregare. C’è un po’ tutto questo. In particolare la mia suggestione è influenzata dal pensiero di Napoleon Hill, ad occhi chiusi possiamo ottenere ciò che desideriamo.
Bella anche la copertina. La figura stilizzata porta con sé anche i confini di quel che si deve immaginare?
Bellissima “unione”, grazie! Quando immagini punti all’essenziale, e quindi sì, ai contorni. Gli stessi contorni (confini) che nel Mondo generano spesso la pazzia che stiamo vivendo ancora una volta con quanto accade in Ucraina. “Cerco di immaginare quello che vorrei” “Un altro Mondo ora”, purtroppo questo potere è limitato “solo” alla nostra vita.
Parlaci della produzione di questo disco. Cosa hai cercato e cosa hai raggiunto?
Ho cercato il moderno, di allontanarmi proprio da quelle radici di cui parlavamo all’inizio. Chitarre essenziali, ricerca dei suoni, basso spesso sintetizzato ed effetti. Sono contento anche se dopo sei mesi di lavoro ora non riesco tanto ad ascoltarli. Credo sia un disco che può apprezzare anche chi non è abituato ad ascoltare rock.
Dal vivo immagino avrai una band rigorosamente di nostalgici del tempo rock italiano degli anni d’oro… vero?
Dal vivo, vedremo … e speriamo di riuscire presto a portare i brani dal vivo … comunque sì, probabilmente la band che formerò per i live sarà di coetanei, mentre per ora la maggior degli ascoltatori risulta avere tra i 23 e i 30 anni.