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MEI

#NewMusicThursday – “Suono ciò che sono, sono ciò che suono” – Intervista a Black Snake Moan

9 giugno 2022
Viaggio. Questa la parola che forse più rappresenta la musica di Black Snake Moan. Viaggio nello spazio, verso il Mississippi. Viaggio nel tempo, verso gli anni ’70. Ma soprattutto viaggio psichedelico verso qualche cosa di magico. Tutto questo racchiuso nel nuovo doppio singolo “Revelation & Vision” pubblicato ieri da Tufo Rock Records e Dead Music Records. Noi abbiamo incontrato Black Snake Moan, ovvero Marco, per scoprire tutto del suo mondo.
Ciao e benvenuto! Per prima cosa: quando nasce Black Snake Moan e quanto e cosa c’è di Marco in questo progetto.
Black Snake Moan nasce circa 4 anni fa, dall’esigenza di intraprendere un percorso solista, la visione di una band racchiusa in un solo elemento, suonando contemporaneamente più strumenti. La scelta di suonare “monobanda” nasce dalla volontà di vivere un progetto che rappresentasse lo specchio della mia realtà musicale, artistica e creativa. Rimasi stregato dai Delta Blues Man del Mississippi degli anni 30, tuttora, creano in me un’aurea di evocazione e spiritualità che va oltre la “semplice performance” o ascolto, ipnosi, un rituale, uno stato di trance ipnotica che mi ha toccato veramente il profondo dell’anima e questa sensazione, mi ha sensibilizzato ed ispirato moltissimo, non solo nella scoperta di band provenienti da questo mondo, ma anche a toccare le terre della psichedelia, una vera magia. Dietro Marco c’è un mondo di ricerca sonora, lo specchio dei propri viaggi ed ascolti, dal blues del Mississippi al Rock Psichedelico, stili strettamente connessi, la descrizione del mio progetto, suonare ciò che sono, essere ciò che suono. Mi piace descriverlo come un rituale, una cerimonia del rock che evoca mistero, visioni e narrazioni oniriche nelle quali perdersi, un viaggio intenso.

La tua più recente pubblicazione è molto particolare: un doppio singolo in vinile.
La scelta di produrre un 7” nasce da più ragioni; prima di tutto perchè è un formato che mi piace molto, avevo in programma da molto tempo di produrre un 45 giri di due singoli, sono molto soddisfatto di questa scelta, in più edizioni e versioni. Reputo questa pubblicazione un atto di fiducia e di coraggio in un presente discografico che vive principalmente di singoli digitali e poca fruizione di prodotti fisici, anche se il vinile negli ultimi anni è “tornato di moda”. La collaborazione con Dead Music Records e Tufo Rock Records, etichette che hanno seguito fin dall’inizio il mio percorso artistico e personale, ha reso tutto molto più piacevole e stimolante. La scelta del formato è dettata dalla volontà di dare un senso “analogico” a questa release, un valore etico e morale, non solo artistico; questo formato fisico ha lo scopo di sensibilizzare gli ascoltatori a supportare gli artisti e le etichette indipendenti. “Revelation & Vision” è la descrizione di un determinato momento, la fotografia di un presente molto importante, che ha influenzato molto il mio percorso, non potevo rappresentarlo meglio che con un 7” in vinile; la mia terza produzione, successiva a Phantasmagoria, (un album uscito quasi un anno prima dell’emergenza sanitaria che non è stato promosso in Italia, ma solo in Europa ed America), ho preferito pubblicare un doppio singolo che integrerò nella scaletta di Phantasmagoria, portando nuovamente alla luce il precedente album che non ha avuto modo di farsi scoprire interamente dal pubblico live, specialmente da quello Italiano.
Abbiamo avuto modo di ascoltare i brani e di perderci letteralmente parlando nei video, che abbiamo visto in anteprima. Intanto complimenti per l’alto livello del tuo lavoro. Le sonorità sono di impronta internazionale, tra psichedelica anni ’70 e blues. Cosa ispira la tua arte?
Grazie di cuore per aver apprezzato il lavoro. Le sonorità sono assolutamente ispirate alla psichedelia anni 60/70 come in Revelation, dal sapore molto più 60s West Coast, mentre in Vision dal blues western e desert rock. L’ispirazione di questi due singoli è particolare, perchè nasce dall’ascolto del Sunshine Pop, Psych Folk anni 60, Western Soundtrack, Psych Rock più compromesso con l’oriente. Avevo bisogno di una nuova luce, nuova energia per la produzione, alimentato e stimolato anche dalla visione di molti documentari e lettura di biografie di artisti per me molto importanti, dalle leggende del rock a documentari più underground riguardanti la scena a musicale degli anni Sessanta, un suono che cambiò il rock, un suono che mi rappresenta, non solo per l’utilizzo di particolari strumentazioni, ma anche per la scrittura e la visione di un determinato messaggio. Ho voluto descrivere in questi due singoli le mie principali ispirazioni che hanno stimolato il flusso creativo della produzione. Mi sono dedicato solo ed esclusivamente alle mie canzoni per non farmi contaminare troppo dagli ascolti del momento. Mi piace suonare ciò che mi rappresenta, e sono felice di esprimere tutti questi stili che mi descrivono. La scelta stilistica è un auto-ascolto, senza filtri o determinati compromessi, non ho pensato molto a cosa scegliere, ho iniziato a suonare ed è venuto fuori tutto questo, anche perché i due brani sono stati scritti lo stesso giorno, proprio per questo ho voluto omaggiare questo momento. Propongo il mio stile con il mio linguaggio, la mia realtà. Questi ultimi anni mi hanno veramente fatto riflettere, sono entrato in una nuova dimensione e sono felice di aver dato una nuova energia alla mia musica.
Il deserto sembra essere un elemento ricorrente nella tua musica e nella tua immagine. Cosa ti lega a questo ambiente così particolare e “spirituale”?
Il Deserto è una dimensione ricorrente nel mio concetto artistico, sono stato molte volte descritto e recensito come “un viaggiatore solitario nel deserto” e credo che sia un immaginario che mi rispecchia molto. Il legame con il Deserto è strettamente connesso all’evocazione di questo affascinante luogo, mistico e rivelatorio; il simbolismo del Deserto è ricco di significati, riconducibili alla mia musica, un viaggio, che sarebbe la rappresentazione dei pensieri, delle proprie sensazioni, una vera e propria esperienza di ascolto di tutto ciò che ci circonda, il proprio tempo e spazio che ci vuole dare stimoli. Il miraggio è luogo di esplorazione e di orientamento, l’ascolto dei propri sensi, il punto di svolta tra origine e cambiamento. “Revelation & Vision” parlano proprio di questa sensazione, la spazialità arida, fatta di silenzio e riflessione, il deserto si riverbera nel paesaggio interiore della propria immaginazione, è una prova da superare e da vivere. Rivelazioni e Visioni, la mia musica è la risposta. È un richiamo di scenari e paesaggi reali ed onirici, lasciando ad ognuno la proiezione della propria esperienza. “Vagando nell’oscurità e nell’incertezza di questo presente, seguo il miraggio all’orizzonte, il Deserto è sempre luogo di rinascita e di spirito ed evoca le sensazioni più profonde, l’importanza di perdersi e ritrovarsi in altre atmosfere. L’esperienza si propone come mistero, ed oggi, come il riconoscimento di un orizzonte più ampio e più profondo da esplorare e vivere tramite la prova del viaggio, della vita orientata dalla luce”. La sperimentazione sonora è un percorso creativo che si fonde con l’attitudine all’arte e a ciò che ci rappresenta; per me è molto importante seguire un flusso, un sentiero di ispirazione, molte volte sono i paesaggi della mia terra ad evocare questo sentimento. Fondamentale avere un proprio linguaggio, un luogo nel quale stare e vivere a pieno le proprie sensazioni, è la verità che ci contraddistingue, in qualsiasi stile musicale ed artistico.
Sei pronto per tornare sul palco? Se sì, quando e soprattutto come sarà il tuo show?
Sono pronto per tornare sul palco; sono stati anni determinanti, scelte importanti, significativi cambi di squadra, un lavoro diverso e stimolante in studio di registrazione. Il tuo estivo di “Revelation & Vision” comincerà a luglio; sarà uno show con una nuova formazione, suonerò in duo, con Gabriele Ripa (tastiere e basso) rivisitando anche i brani dei miei precedenti album. Sarà un modo di rivalutare i precedenti lavori, nuovi arrangiamenti, valorizzandone il messaggio ed linguaggio sviluppato nel periodo di stop. Non vedo l’ora di tornare sui palchi e condividere tutto questo.

Marta Scaccabarozzi – 19 Media Agency
#NewMusicThursday – “Suono ciò che sono, sono ciò che suono” – Intervista a Black Snake Moan was last modified: giugno 9th, 2022 by Giordano SanGiorgi
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