- Raccontaci brevemente chi sono i
I Wakeupcall sono una rock band di Roma. Di quelle di una volta, che suonano live, che attaccano le chitarre e sparano fuori un gran volume in locali fumosi, che sanno di birra. E si fanno strada nel nuovo mondo, sapendo che un click, anche se va di moda, non sostituirà mai la voglia di energia di un vero concerto. Ad oggi contano più di 400 date (pre-covid) tra Europa e Asia. Hanno collaborato con produttori internazionali come Beau Hill (più di 50 milioni di dischi venduti con Alice Cooper, Eric Clapton e tanti altri). Prodotto due dischi in inglese, un fumetto, uno spettacolo teatrale. Nel 2019 con la prima canzone italiana “Tu non ascolti mai” sono scelti dalla Rai tra i 60 finalisti di Sanremo giovani. Premiati nel 2020 a Sanremo sul palco MEI per la loro moderna versione della famosissima “Nel blu dipinto di blu”.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci avete proposto “E allora balla”.
Cosa significa per voi questa canzone? Quando l’avete composta? Che risultati avete già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
E allora balla è l’introduzione al nuovo capitolo della nostra storia. La prima di undici nuove canzoni in italiano che abbiamo registrato. Abbiamo scelto questa per iniziare, perché volevamo qualche cosa di arrabbiato. Veniamo tutti da un periodo abbastanza negativo, i due anni di covid sono stati pesanti per tutti. Abbiamo accumulato rabbia e frustrazioni e avevamo bisogno di urlarli via. L’avevamo scritta prima del covid, per altre situazioni, ma le canzoni cambiano e si adattano alle nostre vite spesso. Per ora è andata discretamente bene sulle piattaforme streaming, calcolando che stiamo ancora facendo tutto in maniera indipendente. Speriamo abbia suscitato qualche interesse nuovo nei nostri confronti e ci abbia fatto trovare nuovi fan curiosi che aspettano la prossima canzone.
- Come mai avete scelto di chiamare così la vostra band?
A quei tempi eravamo convinti e sicuri che avremmo conquistato il mondo di lì a poco. Che avremmo portato le nostre canzoni fuori dai nostri confini geografici. Quindi l’inglese era d’obbligo, per cui cercavamo un nome intanto “internazionale” e non esclusivamente italiano. Volevamo qualcosa che facesse capire subito ad un gruppo pieno di energia. Ero in macchina e lo stereo passava una canzone di quelle per cui ti viene voglia di abbassare il finestrino e alzare la musica a palla e premere sull’acceleratore. La canzone si chiamava wake up call. No, non quella dei Maroon 5. Quella degli Europe. In italiano voleva dire SVEGLIA. Ho pensato subito che fosse perfetto per il nostro nome.
- Qual è stata la follia più pura che avete fatto durante un vostro concerto?
Beh diciamo che cerchiamo di essere sempre il più professionali possibili live. Però ci sono stati certi concerti nell’Europa dell’est dove fa parte dello spettacolo che mentre sei sul palco ti continuano a mandare il cameriere con decine di bicchieri e non è sempre facilissimo restare in piedi fino alla fine del concerto. Tanto che una volta dopo 2 ore di concerto e di vodka, il chitarrista collassò sulla batteria, distruggendo tutto. Fu il giusto finale, per quell’epico concerto.
- Siete mai stati definiti la copia di qualcuno?
Quando proponi la tua musica ad un pubblico, le persone cercano sempre delle somiglianze con qualcosa che conoscono già. Copia identica no, non ce lo hanno mai detto. Però tante persone ci hanno detto “mi ricordate quello” o “questo pezzo suona un po’ come quelli”. Il fatto è che spesso è capitato che per la stessa canzone c’era chi diceva una band e chi ne diceva una che non centrava assolutamente nulla con quella che diceva l’altro. Il che è ottimo, perché vuol dire che piacciamo abbastanza da farti dire che gli ricordiamo un gruppo noto, ma che non siamo identici a nessuno. Alla fine dipende da cosa uno ascolta e troverai sempre delle somiglianze con quello che già conosci, anche se poi magari l’artista in questione non ha mai ascoltato quella cosa. Poi a noi piace spaziare molto, dalle canzoni con i chitarroni più duri, alle ballate pop da radio.
- Quanto contano veramente per voi le vostre canzoni?
Le nostre canzoni sono tutto. È il modo, il mezzo, tramite cui riusciamo a esprimerci. Una marea di sentimenti dentro di noi che vengono strillati fuori al mondo. Le nostre canzoni fanno parte di noi e noi facciamo parte di esse. Sono pezzi di noi. Che proviamo a mostrare al mondo.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Mi sono precipitato su Google. Oggi però ci dice male, in cielo a Roma è tutto azzurro e non c’è neanche mezza nuvola in cui vedere forme o profili noti. Immagino che se ci fossero state, avrei visto comunque solo fantasmi.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Forse all’inizio si, quando ne avevamo scritte dieci. Adesso sono veramente tante e molto diverse. Ma credo di poter dire che darò più amore in assoluto a quel figlio che mi farà guadagnare un sacco di soldi ahahaha.
- Qual è stata l’esperienza musicale più figa che avete vissuto in tutta la vostra carriera?
Le esperienze più fighe sono anche quelle che in questo momento hanno un’ombra di tristezza. Abbiamo avuto la possibilità di fare tantissime date negli anni passati, prima del covid, in Russia e Ucraina. Sono stati due posti che abbiamo amato e in cui siamo stati amati. Per cui tutta questa situazione attuale ci spezza il cuore doppiamente. Si può dire che una delle esperienze musicali più fighe è stata la primissima data in Ucraina. Avevamo un minitour di qualche data in Polonia e Ucraina. La prima data in Ucraina era un festival. Era la primissima volta che suonavamo in Ucraina e ci aspettavamo di suonare presto e davanti a un pubblico di dimensioni modeste. Alla fine abbiamo suonato subito prima di una delle band più famose dell’Ucraina, davanti a quasi 3.000 persone. È stato fantastico.
- Qual è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
In questo ambiente, ma probabilmente nella vita in generale, qualsiasi cosa fai sbagli. Vai a destra sbagli, andavi a sinistra magari andava peggio. In questi anni abbiamo detto di no ad alcune cose, qualche agenzia, qualche talent. Non voglio pensare di aver sbagliato a fare delle scelte (che sicuramente ho sbagliato), cerchiamo di non fare troppe cazzate per il futuro.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Robbie Williams, Ligabue, Max Pezzali.
- Cosa si prova a vedere il vostro ultimo singolo “E allora balla” in classifica su Indie Music Like?
È un bellissimo riconoscimento alla nostra musica e ai nostri sforzi. Il MEI ha sempre creduto nei WakeUpCall e continuiamo spesso ad avere il piacere di collaborare insieme. Dalla festa della musica di Matera alla targa premio MEI 2020 a Sanremo.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la vostra musica?
Per tutti quelli che sono stanchi di sentire sempre la stessa base finta al computer. Per tutti quelli che credono che la musica abbia un’anima e non sia un hamburger di McDonald fatto in serie o un prodotto di sottofondo. Per quelli che credono che il rock ogni tanto mezzo sparisce, ma c’è sempre e non muore mai. Per tutti quelli che si il rock è nato in inglese, ma nessuno dice che non si possa fare in italiano, in Italia, nel 2022.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Quello che una volta mi ha detto: “a me sta roba rock commerciale mi fa cagare, però siete veramente forti dal vivo”.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Ne abbiamo sempre. Non ci fermiamo mai e per questo abbiamo appena finito di registrare il nostro primo disco in italiano, insieme ad Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde, Ros…). L’idea è di far uscire un po’ di brani in versione singola, per poi racchiuderli nell’album più avanti. Se tutto va bene per inizio Maggio uscirà il video del nuovo singolo: Verso casa.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Ragazzi se avete letto fino a qui siete dei grandi e vi meritate un abbraccio e una birra! I WakeUpCall li trovate ovunque sui social con la dicitura “wakeupcallrock”. Su Fb, Instagram, Youtube. Siamo anche su Spotify: https://open.spotify.com/artist/3Gcd8bWz8E9Kwmk0DgESve