Un titolo come ““Selfmade” per un esordio la dice lunga, promette di ingaggiare una sfida importante e, sin dal primo ascolto, conquista la ragione e il merito. Perché il rapper emiliano Brando, ha davvero saputo coniugare gusto, maturità e nuove frontiere del suono dentro questo suo primo lavoro di inediti personali. E anche dalla produzione video, pensando al singolo “Maria”, ci arriva un profilo decisamente navigato di ottimi presupposti, capaci di tener testa alta a lavori di ben altro profilo. E che bello sentire quanto il rap che dalla strada nasce, con quel canonico modo di fare, poi al pop si rivolge, al rock guarda di sguincio, a quella che era un tempo la scena underground, indie e main stream italiana.
Questo disco sembra rispolverare i fasti dei centri sociali, dei clan, del rap di quartiere. E penso che sia un punto alto da cui partire vero?
Si, più che dei centri sociali e dei clan di sicuro il rap di quartiere, è la cosa che mi rappresenta,io ho vissuto sia in campagna che in città, abitavo in un palazzone con mia madre in periferia di Modena, non erano case popolari ma intorno a noi ce n’erano tante.
Che rapporto hai con la crew o con qualsiasi cosa possa definirsi tale in ambito di scrittura e produzione? In generale disco visto “Selfmade” è un “one man show”…
La mia crew mi supporta soprattutto quando andiamo a fare serate in locali della zona e io mi esibisco, ho poche persone intorno a me ma che ci credono davvero in quello che faccio e nella mia musica,sono fortunato sotto questo aspetto. Se parliamo di scrittura e produzione non hanno molta influenza anche perché sono una persona molto decisa e di conseguenza avere troppi pareri dopo non mi porta a concludere il lavoro,spesso ascolto i pareri esterni a lavoro ormai concluso.
Esattamente il mio è un “one man show” raramente porto qualcuno con me sul palco.
Il suono spesso sconfina dal bit e dal flow tradizionale. Sbaglio o troviamo marcate radici balcaniche, turche, greche? Sono solo mie sensazioni?
Quando dici radici balcaniche greche o turche non so esattamente a cosa ti riferisci, se parli di produzioni non saprei dirti cosa ha ispirato i miei produttori nel momento in cui hanno fatto quelle determinate basi,ad ogni modo come hai detto il suono sconfina dai beat e il flow tradizionale, ogni singola traccia è diversa da tutte le altre, e in ogni canzone cambio metrica in modo da non risultare monotono.
Sesso, denaro, sfarzo… lo combatti o lo accetti come marchio distintivo?
Sesso denaro e sfarzo non lo combatto di certo, ogni uomo ambisce ad avere soldi potere e rispetto, e nel mio genere musicale più di tutto, ma non sono quello stereotipo, la mia vita non è sfarzosa nè lussuosa quindi per il momento canto di quello che vivo; se farò mai successo in futuro allora sì che potrò permettermi di parlare di queste cose, ma farlo quando non si è ancora arrivati risulterebbe banale e ridicolo, non sarebbe da me.
Un disco realizzato da solo… bandiera contro le grandi produzioni e le operazioni di marketing sicuramente. Pensi ci sia una maggiore libertà o sono solo limitazioni dentro cui lottare?
“Selfmade” vuole proprio evidenziare il fatto che non abbia bisogno di un manager, o un producer o una etichetta per farmi fare un disco valido, questo è ciò che voglio trasmettere col progetto, è una provocazione certamente , ma è anche una dimostrazione che ci sono artisti veramente validi che non hanno lo spazio e il merito dovuto, Questo è quello che penso, oggigiorno le etichette guardano più se sei influencer al posto del talento e questo è molto triste.