Si intitola “Hopes and Shadows” il primo viaggio dei Ficstrip, band che gravita tra Como e Varese e che sforna una produzione indipendente, autonoma realizzata presso gli EDAC Studio noto per i lavori svolti con Gorillaz, Nic Cester e Giorgieness. Un EP digitale ad oggi che probabilmente darà i natali ad un percorso più composito e che già dalle primissime battute promette un viaggio oltre i tradizionali confini dell’indie pop italiano. Anzi la matrice è decisamente internazionale e ricca di richiami per i palati fini. In rete il primo singolo “Fallin’ Down” apre la strada di questo tragitto immersivo dentro la consapevolezza di ognuno di noi. Un ascolto decisamente interessante…
Un esordio, un Ep… una dimensione piccola ma funzionale. Che rapporto avete con il mondo digitale di oggi vista l’impronta suonata e analogica della vostra composizione?
Sicuramente siamo più per un suono analogico e per l’autenticità dello strumento, ma non disdegnamo qualche tocco, soprattutto per gli effetti, in digitale. Essendo poi molto legati alla dimensione live, riteniamo opportuno registrare qualcosa che anche dal vivo possa essere replicato nella maniera più fedele possibile con i nostri strumenti. Per quel che riguarda i gusti personali musicali, la musica digitale non è qualcosa che rientra nelle nostre corde, non arriveremmo a definirla spazzatura tecnologica, ma comunque è nulla in paragone alla vera musica fatta di strumenti e musicisti veri che creano con le proprie mani suoni autentici.
Un organico numeroso… ci rimanda a bei collettivi anni ’60. Da che tempo arriva “Hopes and Shadows”?
Musicalmente rappresenta un mix di quelli che sono i nostri diversi gusti e percorsi musicali. A partire dal rock anni ‘60 fino a quello più recente. Nonostante questi richiami al passato però, abbiamo cercato di dare al nostro lavoro un’impronta attuale, cercando di svecchiare un po’ determinati suoni e ricercare anche un po’ la ballabilità e orecchiabilità dei suoni del tempo in cui viviamo, senza però togliere l’anima al nostro suono che riecheggia un passato da cui trarre sempre ispirazione.
Sarà in previsione anche un disco più ampio?
Sicuramente. Abbiamo voluto iniziare con l’uscita di un EP per avere un primo riscontro sulla nostra musica e per saggiare i nuovi mezzi di distribuzione e marketing musicale che si discostano molto da quella che era prassi fino a pochi anni fa. Abbiamo già diverso materiale in stand by al momento su cui il più presto possibile vorremmo metterci a lavorare.
La Edac Studio ha lavorato alla produzione e alla registrazione. Ecco parliamone: come avete scelto di lavorare, artisticamente e tecnicamente?
La fase di creazione dei pezzi e della loro struttura è stata fortemente caratterizzata dalla situazione in cui ci siamo trovati per via del covid, dunque i lockdown e le varie restrizioni. Abbiamo fatto gran parte del lavoro da casa, a distanza, lavorando ciascuno sulla propria parte e assemblando poi i vari strumenti digitalmente. È stato un lavoro complicato, ma per certi versi anche utile, in quanto ci ha concesso di analizzare meglio ogni singola parte. Una volta poi usciti dalla parte più dura dell’emergenza abbiamo potuto contare sul grande aiuto e lavoro dei professionisti di Edac Studio che hanno saputo dare il giusto suono alle nostre canzoni e dare vita ad un EP di cui siamo molto orgogliosi e che rappresenta un ottimo inizio di cammino.
Un primo video che in realtà rispecchia quella sospensione metropolitana del tutto. Sembra che non ci sia un finale certo dentro le vostre storie… in fondo lo dice anche il titolo.
I finali li lasciamo ai film e ai romanzi. Nella vita non ci sono mai finali, è sempre un susseguirsi di esperienze ed emozioni, uno spazio vuoto che man mano viene riempito, ma di cui è impossibile prevederne lo sviluppo.
E per chiudere: Hopes o Shadows? Voi da che parte state?
La speranza è la piccola miccia che resta accesa anche nei momenti più bui. Ciascuno di noi ci è passato, e se è ancora qui per dirlo, vuol dire che ha seguito quel piccolo faro nella notte, ci si è aggrappato con tutta la propria forza ed è saputo risalire dal profondo degli abissi in cui prima o poi tutti quanti ci ritroviamo per via delle circostanze della vita. L’importante è, appunto, sapere che c’è sempre una speranza.