♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi sono I Plebei
I Plebei sono una specie di band che, attraverso il musicismo, tenta di seminare messaggi archetipici nelle coscienze di chi li vede, li ascolta e li sente.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci avete proposto “Ubuntu”.
Cosa significa per voi questa canzone? Quando l’avete composta? Che risultati avete già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Ubuntu non è solo una canzone, è un’etica o un’ideologia dell’Africa sub-Sahariana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. È un’espressione in lingua bantu che indica “benevolenza verso il prossimo”. È una regola di vita, basata sulla compassione ed il rispetto dell’altro. È la “parola magica” che contrasta tutte le sterilità sociali basata sulla semplicità e sull’amore per la natura la quale, nonostante le guerre, la prevaricazione dell’uomo sull’uomo, l’inquinamento ecc., continua comunque a fare il suo lavoro, senza chiedere nulla in cambio.
La composizione è di qualche anno fa ed è rimasta nel crogiolo fino ad ora affinché la materia grezza potesse dissolversi lasciandone così libera l’essenza. Il risultato finale è stato magistralmente espresso dall’omonimo video, disponibile su Youtube, realizzato da due artisti trentini: Veronica Rigotti e Andrea Oberosler.
Il nostro desiderio è che il messaggio giunga al maggior numero di ascoltatori possibile in vista del nuovo paradigma che sembra doversi palesare negli anni a venire.
- Come mai avete scelto di chiamare così la vostra band?
Più che una scelta è stata l’ironia della sorte a nomarci tali, in quanto ben 5 lustri orsono, il nostro cantante fu canzonato da un gruppetto di nobili patrizi inconsapevoli i quali, vedutolo umilmente abbigliato, ebbero l’ardire di apostrofarlo “povero plebeo”. Per nulla offeso, il nostro cantante si autoinvestì del titolo “Re della plebe” e fondò una band, nominandola per l’appunto “I Plebei”.
- Qual’è stata la follia più pura che avete fatto durante un vostro concerto?
I nostri concerti rendono generalmente folli coloro che osano parteciparvi, pertanto la follia più pura che abbiamo fatto in tutti questi anni è stata quella di esibirci normalmente sul palco.
- Siete mai stati definiti la copia di qualcuno?
Purtroppo sì, e d’altra parte è inevitabile quando ci si trova a dover appuntare un’etichetta a qualcosa di difficilmente definibile.
- Quanto contano veramente per voi le vostre canzoni?
Le nostre canzoni sono strumenti che attraverso altri strumenti, strumentalizzano i triplici significati di un messaggio base che riteniamo estremamente importante comunicare. Per poterlo fare efficacemente dunque, è necessario arrivare a tutti attraverso la musica, a pochi attraverso il testo e a pochissimi attraverso i significati esoterici che ogni canzone nasconde e custodisce.
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
La pareidolia è la tendenza della mente umana a rendere accettabile e riconoscibile ciò che in realtà non è; proprio quello che succede quando ci definiscono la copia di qualcun altro.
Guardando il cielo vedo Kilolitri d’acqua levitante, poi guardo meglio e vedo le nuvole, ma mi sbaglio, infatti a meglio vedere si tratta solo di un formaggino a cavallo di una vespa che insegue un basilisco in fiamme.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Assolutamente sì, il problema è che poi ne scrivo un’altra.
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che avete vissuto in tutta la vostra carriera?
Crediamo che ogni esperienza musicale sia figa a sé ed è quasi impossibile fare un paragone tra una e l’altra. Certamente le migliori si verificano sempre quando un pubblico fortemente coinvolto ci fa assaggiare la sua energia.
- Qual’è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Quello di essere stato artista in un’epoca storica in cui buona parte dei tuoi simili hanno creduto l’arte non così necessaria.
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Nel cassetto dei miei sogni c’è un solo sestetto attribuito a Dmitri Dmitriyevich Shostakovich.
- Tra le vostre canzoni ho ascoltato “Amorismi”, l’ho trovata simpaticissima, piacevole e fresca. Raccontateci qualcosa su questo pezzo se vi garba l’idea.
Dopo secoli e secoli di dibattiti tra filosofi, poeti e letterati sulla semplice domanda: “Cos’è l’amore?”, ciascuno di loro ha potuto descriverne solamente gli effetti. Però la domanda non era “Quali effetti produce l’amore”, ma “Cos’è!”. Per conoscerlo veramente dunque, è necessario provarlo, tuttavia dopo averlo provato è impossibile spiegarlo, perché ciò che ne verrebbe fuori sarebbe solo uno dei molteplici effetti che esso produce. Per risolvere il problema si è dunque pensato agli aforismi, brevissime frasi volte a provocare nel lettore l’esperienza del sentimento che si vuole trasferire. Noi Plebei abbiamo sintetizzato gli aforismi sull’amore (amorismi) in una sola parola: “Caldaia”.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la vostra musica?
Ragione frivola: “Pensare di ascoltare buona musica”.
Ragione colta: “Ascoltare buona musica e pensare”.
Ragione profonda: “Pensare di ascoltare buona musica ripensadoci”.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Sicuramente l’infante.
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
Non lo so se voi ne avete, noi puntiamo su ciò che ci riesce meglio, cioè suonare rigorosamente dal vivo, per gente viva che si è giocoforza auto selezionata nel corso della psico pandemia e che ha voglia di ripartire più forte di prima. Nel frattempo stiamo lavorando su tre nuovi singoli e su un concept-album che speriamo di far uscire il prossimo anno.
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
I Plebei tutti vogliono salutare i lettori del MEI, ringraziandoli di aver avuto l’ardire di essere riusciti a leggere fin qui. Perché allora non fare l’ultimo sforzo di venirci a cercare su Facebook e/o Instagram? O magari digitando www.iplebei.it sul vostro browser? E infine perché non inserirci nella playlist di Spotify pensando e ripensando: “Dai, ascoltiamo buona musica!”.