Giordano Sangiorgi, patron del MEI, sara’ uno dei lettori di Rock Down, la performace reading letteraria di Michele Monina, e leggera’ le sue pagine giovedì 14 aprile alle 11 al Teatro Elfo Puccini di Milano. Con lui anche Roberta Giallo, Presidente di Aia, che leggera’ le suye pagina la sera prima, il 13 aprile.
Ecco un estratto della lettura di Giordano Sangiorgi:
Come è successo a molti, questi mesi di pandemia mi hanno portato a fare una abbuffata di serie tv. Sono loro il destino dell’intrattenimento, ci dicono da tempo, la nuova letteratura, e in questi mesi stiamo confermando queste voci. Netflix, Amazon Prime, Sky, c’è stata una maxi offerta di serie di ogni tipo, e visto che le giornate in casa sono in apparenza più lunghe di quelle che consideravamo ordinarie, si va di serie in serie, come di libro in libro. Si ascolta anche musica, ci mancherebbe, è il mio lavoro, ma rispetto alle serie tv, va detto, di musica nuova, o almeno di musica nuova interessante ne esce meno, un po’ per opportunismo, perché si dovrebbero far uscire album che poi non si possono presentare e soprattutto che non possono generare tour?, un po’ per paura. Io vedo all’oggi come il pionieri guardavano al west, una terra tutta da conquistare, con grandi opportunità, quindi, ma anche con pericoli incredibili, si poteva finire ricchi sfondati perché si era trovato l’oro nel Klondike come morti ammazzati dai banditi, per capirsi.
Non è però del vecchio west che voglio parlare oggi. Ma di serie. E non di serie che parlino del vecchio west, seppur ce ne siano anche di interessanti, e seppur quel tipo di codice narrativo nella serie che sto per tirare in ballo siano tutti presenti.
Voglio infatti tirare in ballo una serie che, diciamolo chiaramente, ha già detto da tempo tutto quel che aveva da dire, seppur nell’ultima stagione abbia contrastato il logorio tirando fuori qualche personaggio interessante, per altro personaggio che in qualche modo è andato a prendere il posto che fu di uno dei massimi villain degli ultimi tempi, massimo villain a sua volta rivitalizzato dall’arrivo in scena di un nuovo cattivo: The Walking Dead.
Ho più volte citato gli zombie e il solo modo di contrastarli, paragonando il mio stile a quello del caro Negan, è lui il massimo villain cui mi riferivo, ovviamente, la mazza da baseball coperta da filo spinato, Lucille, pronta a sfondare crani marci, Alpha il nuovo che avanza, un nuovo possibilmente più originale, una femmina alpha, appunto, ma sicuramente poco aiutata dall’incedere claudicante della trama, ormai sfilacciata come solo certe mascelle degli zombie sembrano poter essere, gli zombie che in The Walkin Dead sono solo zombie, ma in questa particolare versione della serie, quella in cui io sarei Negan, rappresentati dai morti viventi del sistema musicale, inutile star qui a fare i nomi, sarebbero troppi e tutti piuttosto evidenti. Confermo tutto, seppur parlare di morti per metafora oggi sia spinoso, lo so bene. Non è però tanto di zombie che voglio parlare, quanto di come, a fronte di una sorta di apocalisse che ha ridotto ai minimi termini gli uomini, e che in qualche modo ha cancellato quasi del tutto secoli di progresso, gli uomini abbiano, nella trama di quella serie, provato a riorganizzarsi, sia ripercorrendo a braccio i progressi fatti nel tempo, sia dando vita a diverse forme di comunità che vanno dalla democrazia all’impero. Chi quindi in una vita precedente era, che so?
( continua …. )
Per prenotazioni: