Prima d’essere l’Europa di Edoardo De Angelis è presente in MEI Artisti Indipendenti per la Pacehttps://open.spotify.com/playlist/3In8cbbmJW7idipGARw5KN
♪ PAREIDOLIA MUSICALE ♪
Rubrica a cura di Andrea Gioè
- Raccontaci brevemente chi è Edoardo De Angelis.
Un ragazzo di 75 anni che si appassiona molto a tutte le fasi del suo lavoro; un cantautore che cerca di scegliere con cura ogni parola che scrive, perché pensa che ogni parola debba avere un senso, come ogni tessera di un puzzle. Amante della natura, degli animali. Se non avesse scelto il mestiere di cantautore (perché lui lo ha scelto …) sarebbe stato forse un discreto professore, oppure un cuoco avventuroso o un falegname accettabile.
- Per la playlist AIA Artists for Spotify ci hai proposto “Lella”.
Cosa significa per te questa canzone? Quando l’hai composta? Che risultati hai già ottenuto? Dove desideri possa arrivare?
Sì, ho proposto la cinquantenaria Lella, perché tenevo molto al fatto che i ragazzi potessero ascoltare questa più recente versione, a mio avviso decisamente più aderente all’anima della canzone originale, che via via aveva assunto la modalità della classica canzone da cantare in gita o intorno al falò in riva al mare, o improvvisata tra amici dopo cena, magari dopo un bicchiere in più. È una canzone scritta cinquant’anni fa, e la conoscono praticamente tutti, e molti anche la cantano. Ormai Lella ha una vita sua, è di tutti, non mi appartiene più … ogni nuova cosa che può regalarmi sarà una bella sorpresa … proprio perché inattesa.
- Con “Prima d’essere l’Europa” hai avuto il grande onore di chiudere la Maratona per MEI for Peace del 18 Marzo. Che emozioni ti ha lasciato nel cuore questo evento?
Negli anni i miei rapporti – sempre buoni – con il MEI sono andati sempre migliorando. Ovviamente mi riempie il cuore di gioia e di soddisfazione constatare che le mie canzoni possano essere assunte a “bandiera” di eventi significativi per tutti. Ringrazio sempre l’Istituto Luce per aver contribuito al video della canzone mettendo a mia disposizione le immagini in alta definizione relative alla storia recente del nostro Paese.
- Per quale buona ragione la gente dovrebbe ascoltare e acquistare la tua musica?
Non so, veramente. Io non scrivo per farmi acquistare, semmai per farmi ascoltare. Quello di scrivere pensando alle vendite è un altro mestiere, diverso dal mio. Ugualmente onorevole e degno, se fatto bene, ma diverso. Io cerco di fare appunto in modo onorevole e degno … il mio! Non sono mai stato ricco, non è nel mio DNA. Mi è sufficiente che le mie canzoni e le mie iniziative culturali mi diano da vivere. Divento ricco quando canto le mie canzoni con passione e qualcuno degli spettatori, o degli ascoltatori si commuove, viene toccato nel profondo dei sentimenti.
- Ti sei mai stancato di cantare una canzone del tuo vasto repertorio dopo tanti anni?
No, perché ogni volta entrano nel programma di un concerto le canzoni scelte da me. L’unica che mi stancava un poco era Lella … ma adesso ho cambiato modo di cantarla, è tornata una confessione drammatica, e quindi nuovamente la posso vivere ogni volta.
- Sei mai stato definito la copia di qualcuno?
Non credo, e spero di no. Quando ero alle prime armi e ai primi album, i miei produttori mi facevano cantare su tonalità un po’ alte per me, perché sostenevano che nelle frequenze medio basse la mia voce somigliasse a quella di De André padre. In realtà, quando mi capita di cantare per conto mio, distrattamente, le canzoni di Fabrizio … le intono un’intera ottava sotto!
- Quanto contano veramente per te le tue canzoni?
Sono una parte importante della mia vita, anche perché tutte parlano dei miei sentimenti, dei miei pensieri o delle mie idee. In tutte, credo, anche nelle più piccole e lievi, si nasconde … o si manifesta un impegno!
- Sai cos’è la Pareidolia? Mentre stai rispondendo a questa intervista, alza gli occhi al cielo (guarda fuori dalla finestra) e dimmi cosa vedi?
Se ci fossero le “nuvole” di Aristofane, o anche quelle di De André, sarebbe più facile rispondere … ma dalla mia finestra vedo solo stelle appoggiate sulle più alte fronde degli alberi del giardino. Comunque, amico mio, ti rassicuro: l’immaginazione non mi manca.
- Se dovessi definire le tue canzoni come figli, potresti dire di avere un figlio prediletto?
Per fortuna, oltre ad avere molte canzoni, ho anche parecchi figli. Amo tutti con lo stesso sentimento, ma con ognuno ho un rapporto diverso. Faccio concerti diversi, per diverse occasioni: per sensibilizzare contro la violenza di genere, per la libertà di pensiero e per i diritti, oppure semplicemente per raccontare delle storie, o cantare d’amore. Cerco di tirare fuori dal cestino canzoni diverse per ogni occasione, ma sono sempre io a cantarle … sono il “padre”
- Qual’è stata l’esperienza musicale più figa che hai vissuto in tutta la tua carriera?
Bella domanda. Difficile isolarne una. Aver diviso con Paco De Lucia un grande palco sull’acqua, tra le “vele” di Mirò, a Palma de Majorca? O aver ricevuto da Folkest il Premio alla carriera seguendo nell’annuario Alan Stivell, Joan Baez, Steve Winwood, Ian Anderson, Fabrizio De André? O forse aver ricevuto, dopo un concerto, una carezza da
una ragazza non vedente che mi diceva piangendo che le sembrava di vedere le cose che cantavo? Forse quest’ultima …
- Qual’è stato il tuo rimpianto artistico più grande?
Di essermi dedicato a più cose diverse (Schola Cantorum, produzioni, testi per altri …) all’inizio della mia carriera, invece di concentrarmi sulla mia attività personale. Ma tutto quel che ho fatto, comunque, mi ha insegnato qualcosa. Nel bene o nel male …
- Qual’è stato il sodalizio artistico a cui ti sei più affezionato in questi anni?
Preparati a una risposta articolata! Intanto c’è un sodalizio di base, duraturo, roccioso, che è quello con il tuo concittadino Francesco Giunta. Questo oramai è … cronico, inguaribile. Poi, per i concerti e in modo particolare il teatro, amo molto il lavoro con Neri Marcorè, il nostro “Due amici dopo cena, tra chiacchiere e canzoni”. Infine Michele Ascolese e il nostro “Il Cantautore Necessario”, un lavoro che mi riavvicina alla grande canzone d’autore italiana, che mi diverte molto, e che mi ha dato la possibilità di rinfrescare amicizia e lavoro con Francesco De Gregori, che sarà produttore artistico anche del “volume secondo”, al quale stiamo già lavorando,
- Quanti strumenti musicali suoni, e tra tutti qual è quello che più ti rappresenta?
Fermo, fermo! Il mio strumento unico e solo è la chitarra che mi serve per scrivere le canzoni e per accompagnarle. E non posso cerco considerarmi un virtuoso … diciamo che ho un modo mio di interpretare l’arpeggio, un mio particolare finger-picking, ma da cantautore, non certo da solista!
- Nel cassetto dei tuoi sogni ci stanno tre duetti. Se potessi dargli un nome, a quale artista preferito li attribuiresti?
Ma guarda … nella mia lunga storia ho avuto la fortuna di cantare insieme a molti, colleghe e colleghi.
Se potessi sceglierne uno per genere, mi piacerebbe ri-cantare con Tosca e con il Principe.
- Chi è il tuo fan più fedele e sincero?
Al di fuori dei figli, direi senz’altro Francesco Giunta, che abbiamo già tirato in ballo. Ma lui sa che può contare sul fatto che la faccenda è reciproca!
- Eventi e progetti futuri ne abbiamo?
E certo! Intanto “Anche le statue parlano”, questa bella iniziativa che mi vede andare in giro per i musei a scrivere i racconti che attribuisco alle statue, e che vengono interpretati da un’attrice e un attore (bravissimi!). Verremo, credo, anche al Museo Salinas di Palermo, così potrai vedere di persona di cosa si tratta. Poi sto lavorando, con Michele Ascolese e Francesco De Gregori, al volume secondo de IL Cantautore Necessario. E poi … altre cose di cui la scaramanzia mi vieta di parlare …
- Manda un saluto speciale a tutti i lettori del MEI e dicci dove possiamo trovarti e ascoltarti.
Volentieri! Un saluto e un abbraccio affettuoso a tutti coloro che seguono le importanti iniziative del MEI!
I miei prossimi appuntamenti: 29 marzo terrò una lezione per gli studenti di Etnomusicologia della Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma (un ritorno a casa …). il 7 aprile, per la Regione Lazio, terrò un corso di formazione sul mestiere del cantautore, sempre qui a Roma. Il 22 aprile un concerto a cui tengo tantissimo, insieme a Fabrizio Emigli, un bravissimo collega romano. Canteremo insieme le canzoni sue e mie, all’Antica Stamperia Rubattino, un locale del quartiere romano Testaccio, che conserva la storica campanella del Folkstudio, quella che Giancarlo Cesaroni personalmente suonava per segnalare l’inizio dello spettacolo. Nell’ultima settimana di Aprile, un evento davvero speciale: la presentazione del video di una canzone che considero importante, almeno per me: “Il dolore del mondo” e in un luogo straordinario, per il momento ancora segreto! Poi … tutte le altre cose di cui non posso al momento parlare, ma che probabilmente, entro Aprile, diventeranno altri progetti sui quali rimboccarmi le maniche. Ci aggiorniamo 🙂