Succede talvolta di imbattersi, in mezzo al marasma del venerdì discografico, in proposte che saltano all’occhio ancor prima che all’orecchio: outfit particolari, scelte di copertina che conquistano lo sguardo talvolta seducendolo, altre volte respingendolo; poco importa: la tua attenzione ce l’hanno, e alla fine riescono a portarti a premere “play” per capire se dietro l’immagine ci possa essere qualcosa di più vero, artistico, nudo.
E’ quello che è successo con l’EP d’esordio di Celeste, cantautore veronese che qualche settimana fa ha tirato fuori dal cilindro una cinquina di brani particolari, rivestiti di una copertina piuttosto selvaggia: Simone (nome all’anagrafe di Celeste) in groppa ad uno stallone fissa lo sguardo sull’ascoltatore quasi invitandolo (in modo allo stesso tempo diabolico ed angelico) ad addentrarsi in un viaggio che già si pre-annuncia galoppante.
E in effetti questo è, in fin dei conti, il resoconto più utile a descrivere quello che è stato il mio primo ascolto di “UNIVERSO (Artemisia)”, il debutto discografico (totalmente indipendente) di Simone Furlani, che per l’occasione decide di vestire il suo abito migliore (cioè la nudità della pelle) per raccontarsi senza troppi fronzoli, appoggiandosi su “type beat” che il ragazzo ha scovato nel web prima di contattarne i produttori.
Ecco che la tracklist di cinque brani diventa così uno spettacolo a tappe: ad ogni stazione coincide un mondo musicale, poetico ed estetico diverso grazie alla fusione di più letture e linguaggi, trasformando così la “necessità” in “virtù”. Qua e là, a voler essere pignoli, si possono avvertire certamente “passetti” meno decisi e figli di un certo ardore giovanile che pare però naturale e comprensibile per un debutto: la scrittura presenta margini di crescita che confidiamo Celeste saprà perseguire, andando a colmare qualche lacuna di “scorrevolezza” e di groove che ogni tanto, tra le “barre” di “Universo”, si fa avvertire.
Di certo, c’erano tutti i requisiti giusti per dare spazio all’opera prima di Celeste qui, sulle nostre pagine virtuali: e allora godetevi l’intervista che segue, e andatevi a scoprire “UNIVERSO (Artemisia)”, l’esordio di Simone Furlani alias Celeste.
Benvenuto su MEI, Celeste! “Universo”: tre aggettivi che raccontino, in estrema sintesi, il tuo EP d’esordio.
Ciao ragazzi e grazie mille per questa opportunità. Tre aggettivi che credo possano ben rappresentare questo viaggio sono: multiforme, passionale e leggiadro. Oltre che ad associarsi bene a questi progetto, indirettamente raccontano anche l’amore che viene narrato al suo interno.
Dai cinque brani dell’EP, emerge una mistura di influenze diverse: c’è qualcosa di trip-hop che si mescola all’urban e al soul senza però privarsi di un approccio dichiaratamente pop. Quali sono le principali influenze che ti hanno portato a realizzare l’alchimia di “Universo”?
Alla classica domanda “Cosa ascolti?” io sono la tipica persona noiosa che ti risponderà con “Veramente ogni cosa”. Detto questo, nella stesura e realizzazione dei brani presenti all’interno dell’EP credo quindi abbiano influito una moltitudine di artisti e suoni differenti: l’unica cosa che posso dirti con certezza è che la mia idea per questo progetto era di realizzare qualcosa di fresco e leggero, non la classica lagna amorosa alla quale ero tanto affezionato in passato. Se vuoi però dei nomi che indirettamente possono emergere dall’ascolto delle tracce, dato che già più persone me l’hanno fatto notare, potrei dirti Frah Quintale e Venerus, artisti che sicuramente ascolto assiduamente.
A primo ascolto, sembra quasi che il disco rappresenti un viaggio attraverso canzoni che diventano tappe di un percorso di evoluzione. Penso a “18 anni”, oppure al brano che chiude, in modo quasi auto-riflessivo, il disco: quanta vita c’è, dentro questo piccolo album?
Tantissima. Questo progetto, per quanto costituito da sole 5 tracce, racchiude al suo interno realmente un Universo di esperienze, emozioni e insicurezze. Si passa dunque dalla contemplazione di una figura femminile alle debolezze e alle paure che colpiscono ognuno di noi, dai sogni e le speranze all’inizio di una relazione, ai mille pensieri quando questa sta per finire o è finita. Con questo EP ho dunque voluto intraprendere e narrare un viaggio, scavando proprio in esperienze passate e raccontandomi il più possibile.
La contemporaneità che ci circonda ha secondo te a suo modo influenzato la scrittura del disco? Oppure “Universo” rappresenta proprio una fuga dal mondo circostante?
Sicuramente “UNIVERSO (Artemisia)” musicalmente parlando è un disco al passo con i tempi; quindi, mentirei a me stesso se ti dicessi che la contemporaneità musicale non ha influenzato indirettamente il mio progetto. Da un punto di vista però puramente concettuale e narrativo credo rappresenti per me proprio una fuga dal mondo circostante, in quanto, quando scrivo i miei pezzi, entro in una sorta di bolla che in qualche modo mi distacca da tutto ciò che mi circonda, intraprendendo una sorta di viaggio che ha vita propria solo nella mia testa.
In “Pariolina” ti lasci andare ad una ironica e cinica visione del mondo che ricorda un po’ I Cani, un po’ i Pop X. Ma Simone nella vita riesce ad essere così “ironicamente cinico” come Celeste?
Mi fa molto strano ma sei già la seconda persona che in qualche modo riesce a trovare un piccolo elemento di assonanza con i Pop X, i quali pezzi mi hanno accompagnato in più di un’occasione. Però, a parte questo, la mia risposta è negativa: Simone è tutt’altro che una persona cinica, anzi.
Regalaci tre dischi da ascoltare questa settimana (oltre, ovviamente, al tuo EP d’esordio).
Dopo aver consumato “UNIVERSO (Artemisia)” vi consiglio di ascoltare: “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” di Kanye West, “Magica Musica” di Venerus e “Discomoneta” dei Thru Collected. Probabilmente sono dischi che avrete già ascoltato un’infinità di volte, ma così non fosse vi consiglio vivamente di rimediare al più presto!
Associa, se ti va, ad ogni brano del disco un quadro che possa raccontarlo.
Oh ok, domanda super interessante. Allora ti direi: per Capriccio “Nascita di Venere” di Botticelli; Pariolina credo sia rappresentato alla perfezione dal “Cuore” di Keith Hering; Universo invece da “Il bacio” di Klimt, nonché mio quadro preferito che porto anche sulla pelle; 18 anni, anche se non è un quadro, non so per quale motivo mi piace associarlo a “Il ratto di Proserpina” di Bernini; infine Mezza Estate a “Il sogno” di Picasso, lascio a voi trarre le conclusioni da quest’ultima scelta.Grazie mille per il vostro tempo, a presto!
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