Al secolo Davide Dalla Pria (basso e voce nei Polar For The Masses) si aggrega al duo già formato da Denis Forciniti e Luca Zordan. Un trio di power rock alternativo che sembra attingere a piene mani dal modo di essere che arriva dritto dall’Italia delle periferie degli anni 2000, quando l’America contaminava di gran lunga le nostre abitudini. E al gusto di belle ballate dalla natura pop che cercano la soluzione melodica, si sommano suoni acidi e invasivi di elettricità, pareti di metallo e muri alti dentro cui alloggiare liriche sociali per niente morbide. Sono i Fantasmi dal futuro, formazione che nasce nel 2018 e che approda solo oggi al disco eponimo d’esordio firmato dalla Seahorse Recordings.
Esordio decisamente ricco di nostalgia per gli amanti di un certo modo di pensare alla musica. Più spesso la nuova scena musicale sembra puntare lo sguardo al passato. Perché secondo voi?
Possiamo solo parlare a nome nostro, non sappiamo cosa muova l’estro artistico degli altri. Per noi è molto semplice: siamo figli dei nostri ascolti, della nostra identità musicale formatasi nell’adolescenza. Ascoltavamo grunge, metal, punk, rock ma anche pop, elettronica, canzone d’autore. In modo anche inconsapevole ci siamo accorti di aver preso dal passato innestandolo nel futuro, con l’uso dell’autotune per esempio, cosa che nell’ambito rock “classico” non ci risulta si facesse.
Disco questo che dunque starebbe bene anche su vinile. Che rapporto avete con i supporti digitali?
Contrariamente a molti colleghi non abbiamo preclusioni contro i supporti digitali, pensiamo che la cosa più importante sia il contenuto e non il contenitore. Ci piace, come a tutti, aprire un vinile, guardare la copertina enorme, ok, ma al tempo stesso ci piace la comodità dello streaming, la purezza del cd, il calore del nastro. Alla fine, però, se hai realizzato delle canzoni scarse… non c’è vinile che tenga!
Domanda spigolosa amici: criticate molto il futuro dei social network e dei nuovi modi di interagire. Tutto giusto. Ma poi tutti finiscono dentro gli stessi contenitori come spotify e altro. Come la vedete questa contraddizione?
Aspè… i social sono una cosa, i servizi di streaming un’altra. Non ci vediamo contraddizioni, sono strumenti e siamo consapevoli che possono essere usati in tanti modi diversi. I social possono tenere unite persone lontane, farti conoscere gente che non avresti l’opportunità di conoscere fisicamente, scoprire nuova arte, ma al tempo stesso possono diventare una gabbia, rafforzare convinzioni tossiche, creare dipendenza. Noi, con lo streaming e i social, possiamo arrivare a gente che altrimenti non sarebbe possibile raggiungere. Nel nostro piccolo ci pare una cosa positiva.
Fantasmi dal futuro perché in questo futuro tornano i musicisti di una volta?
Forse la parola chiave è “musicisti”. I musicisti non se ne vanno mai, non smettono mai. Almeno, per noi è così. Suoneremo finché riusciremo a farlo. Il tempo passa e i musicisti aumentano, ne arrivano di nuovi, giovani. Ma quelli vecchi “tornano” semplicemente all’attenzione del pubblico perché in realtà non se ne sono mai andati.
E parlando di ispirazione? La vostra musica da dove prende vita?
È un misto di voglia di esprimersi, di suonare, di raccontarsi e raccontare. In realtà Davide riceve dei suggerimenti da alcuni puffi in sogno, la mattina, poco prima di svegliarsi, ma non ditelo a nessuno. Denis riceve ispirazione solo dal maltempo, perché se c’è uno spiraglio di sole esce di casa e se lo gode. Luca ha un approccio più da fonico/produttore: ascolta gli altri e mette a fuoco, crea strada facendo.
Dal vivo… sicuramente questo disco avrà una ragione d’esistere più dal vivo che su supporto digitale. O sbaglio?
Beh, in fondo siamo una garage band. La dimensione live è la nostra dimensione. I dischi servono a fotografare le canzoni che la band spara a tutto volume, creandole assieme. Quindi… ci si vede a un concerto! Daje!
| Intervista di Silvio Terenzi in collaborazione con il MEIweb