Torna in scena un disco davvero molto interessante della nuova scena d’autore italiana. Parliamo di Russo Amore e del suo “Europe”, lavoro che in qualche modo unisce a se geografie e abitudini, dal folk americano alla chanson francese di classica ispirazione. E tutto si incontrante dentro lo story telling tutto italiano in un disco bi-lingue (italiano e francese) che dai suoni alle soluzioni davvero si gioca aspetti di fortissima personalità. Eccovi a presentarvi due nuovi singoli estratti che escono sui classici canali digitali anche arricchiti da video ufficiali assai evocativi: “Ma l’amor mio non muore” e “Alberto Neri”. Ecco l’ennesima prova di quanta personalità possa venir fuori dentro stilemi assai classici.
“Europe” è stato un disco (ormai possiamo parlare al passato vista la velocità con cui contiamo oggi la musica) molto ben accolto dalla critica. Dalla tua Francia fin dentro le pieghe “rosse” di una certa scena folk bolognese. Alla fine della fiera, riascoltandolo, quale geografia senti di avere più nelle tue corde? Insomma, più francese, più americano nel folk o più romagnolo nella canzone?
Hai detto sia «bolognese» che «romagnolo» nella stessa domanda, forse ti riferisci al finale di “Acque Torbide” in cui il protagonista, dopo una lenta deriva nella bassa, scopre “il trattino che separa l’Emilia e la Romagna”? Attenzione perché potremmo fare arrabbiare sia i bolognesi che i romagnoli (ride)! Per quanto mi riguarda, questo tuo lapsus geografico mi piace molto: il mio intento è appunto quello di accartocciare le mappe e sconfinare, come dimostra la copertina del mio album. Permettimi questo gioco di parole di dubbio gusto ma sono un non allineato: il mio immaginario creativo è insieme francese, italiano, europeo e americano. Un groviglio di contraddizioni che però crea del movimento, un “nostos” sempre nuovo e riattivato.
Due nuove video… un’uscita doppia. Da cosa è dettata questa scelta? Perché non cadenzare le uscite in momenti diversi?
I due video di “Ma l’amor mio non muore” e “Alberto Neri” sono un dittico, realizzati entrambi nel massiccio dei Vosgi durante due giornate molto intense di riprese. Come ben sai, le tempistiche delle uscite discografiche sono cambiate drasticamente, lo hai già accennato nella tua domanda precedente. Per quanto mi riguarda, non sono sicuro che bisogni sempre stare al gioco delle regole del digitale in cui primeggiano la quantità, l’immediatezza, l’onnipresenza, la serialità… Considerando il mio album in un altro modo, che ne so, come una serie di racconti musicati o una raccolta di poesie, forse lo si può staccare dalle logiche della promozione musicale nell’era delle piattaforme. Questo album è anche molto legato alle mie ricerche universitarie, in un certo senso, ne parlavo la settimana scorsa proprio all’Università di Bologna durante un laboratorio dedicato all’interculturalità. Può sembrare un discorso reazionario ma non lo è: ogni tanto bisogna guardare al passato per immaginare un futuro più auspicabile, come la divinità antica Giano bifronte. E si ritorna al « dittico », quindi.
Posso dirti che questi due brani sono una profonda sintesi di tutto il disco? Forse manca un poco la parte “americana” ma forse neanche tanto… come la vedi?
“Ma l’amor mio non muore” è molto francese, non solo per il cantato ma anche come mood (alcuni mi hanno detto molto Alain Bashung). “Alberto Neri” si riallaccia certamente alla tradizione cantautorale italiana ma ci sono comunque alcune contaminazioni blues nel riff di chitarra che crea contrasto rispetto all’andamento « ballad » del brano. L’ispirazione americana affiora nei testi, il primo un po’ “Chiedi alla polvere” di John Fante, il secondo un po’ “Spoon River” di Edgar Lee Masters (e però qui torniamo anche a De André). Molto “americana” anche nell’ambientazione dei due video con questo lago e questi paesaggi incontaminati. Qualche anno fa, con Quentin e Gautier, due dei registi, abbiamo fatto un road trip di un mese negli Stati Uniti: forse con questi video abbiamo cercati di riprodurre qui, nella vecchia Europa, suggestioni californiane.
E dalla tua, perché proprio la scelta di queste canzoni?
Credo siano le canzoni più apprezzate dell’album; “Alberto Neri” è addirittura diventato un caso a sé, mi sono arrivate molte domande a proposito di questo personaggio. Chi è? Esiste veramente? Che lavoro fa? Forse anche lui è un po’ francese un po’ italiano, un po’ americano e un po’… romagnolo.