Ciao! Giovanni Benvenut* nel Meiweb, per i lettori che non ti conoscono: parlaci di te e di quando hai capito che volevi avvicinarti al mondo della musica.
Si tratta di un percorso lungo che risale ai tempi dell’adolescenza. Da ascoltatore passivo mi sono ritrovato a scoprire i Beatles e tutto cambiò. Improvvisamente la musica significava molto di più che limitarsi ad ascoltarla perché il quartetto di Liverpool mi aveva dato la carica per imparare a suonare la chitarra. Certo, non solo i Beatles ma anche Lucio Battisti, Antonello Venditti, Rino Gaetano e poi Biagio Antonacci e molti altri sono stati il mio riferimento artistico nel corso degli anni. Iniziai così a scrivere le mie prime canzoni e da allora non mi sono più fermato. Ricordo bene che ero un 14enne tutto preso dall’euforia di potermi esprimere attraverso un linguaggio nuovo che mi coinvolgeva emotivamente e poi, ciliegina sulla torta, mi ritrovai addosso una voce intonata che usciva fuori superando un muro di timidezza.
Inesorabilmente è il titolo del tuo ultimo singolo, uscito a gennaio. Ce lo racconti?
E’ una canzone scritta insieme a Valeria Rossi che mi ha dato il cosiddetto “la” per cominciare.
Ci siamo conosciuti su Facebook e quasi per gioco le inviai alcune mie canzoni che con grande gentilezza ascoltò trovandole interessanti.
Ci scambiammo numeri telefonici ed indirizzi mail e successivamente fece in modo di ispirarmi attraverso alcune sue frasi scritte in un taccuino.
Quelle frasi divennero per me una dolce ossessione, tanto che nel giro di poche ore venne alla luce il brano.
Si tratta di una canzone che ho scritto con il cuore in mano. L’ho pensata riferendomi a chi, ad un certo punto della propria vita, decide che è giunto il momento di chiudere il libro, di staccare la spina dalla propria vita e lo fa con grande coraggio. Lo fa cercando il silenzio.
Il singolo è accompagnato anche da un videoclip. Com è stato vederlo realizzare? E come mai è stato scelto di fare un lyric video?
Si tratta di un video realizzato da Massimo Passon del Master Studio di Udine creato da lui conseguentemente alla sua personale ispirazione.
Ha cercato di rendere vivo il testo attraverso delle immagini che scorrono lente e che danno un senso visivo alle parole che io canto.
Com è per te fare musica nel momento storico in cui ci troviamo?
Il mondo intero sta vivendo anni di tensione che si ripercuotono nel quotidiano ed io come tutti incrocio le dita con la speranza che presto si ritorni a vivere. Intanto scrivo canzoni. Magari non è molto ma la mia forza dipende da questo.
Scrivo per necessità. Scrivo perché sento d’avere qualcosa da dire, come quando , in una di queste mie canzoni canto :”…..perché tracciare confini sia sempre meno importante, in quanto un muro divide ma non il bene dal male!” Ci metto il cuore e faccio in modo che questo, attraverso la mia musica, si unisca ai cuori di tutti coloro che mi ascoltano.
Amo creare delle situazioni mie personali che però successivamente scopro essere storie di molti e allora diventano le canzoni di tutti. La musica può aiutare moltissimo ad alleviare le pene ed io, nel mio piccolo, cerco di dare il mio contributo.
Ci sono nuovi progetti all’orizzonte?
Sto lavorando ad un ep con cinque canzoni al suo interno ed Inesorabilmente fa appunto parte di questo progetto che vedrà la luce fra qualche mese.
Le canzoni sono eterogenee e sono sicuro che piaceranno proprio perché diverse fra loro.