Dopo alcuni anni di silenzio, la cantautrice Samuela Schilirò torna con “Santa Madre dell’Umanità”, un brano potente nel quale canta le ansie di un’intera generazione. Niente paura, però. Perché la musica è (ancora una volta) salvifica. Ecco la nostra intervista.
Ciao Samuela e ben trovata! “Santa Madre dell’Umanità” è il tuo nuovo singolo. Come hai vissuto la release di questa canzone?
Ciao ragazzi, grazie! Bè con moltissima emozione. Era da un po’ di anni che non facevo uscire nulla di nuovo e fra l’altro sembra che siano passati secoli, perché il mondo della discografia, la diffusione e la fruizione della musica sono cambiati tantissimo e davvero molto in fretta. In questi anni di “silenzio” ho continuato a scrivere comporre suonare e ascoltare tanta musica, ma senza avere nessun affanno di uscire con un nuovo progetto. Aspettavo il momento giusto e il momento giusto per me era avere qualcosa di nuovo da dire. Finché non avessi creduto profondamente in ciò che scrivevo e cantavo, non l’avrei condiviso. E così ho fatto. Ora è arrivato il momento, perché questo progetto mi esprime e mi racconta completamente.
Hai definito la canzone “una preghiera laica”. Il testo, decisamente d’impatto, è una dura denuncia alla società permeata dal nulla dell’apparenza la cui conseguenza è una profonda ansia di vivere. Quanto è stato difficile esternare tutto questo? O forse, al contrario, il processo è stato salvifico?
Direi decisamente salvifico. Mettere in note e parole il mio sentire è da sempre la mia migliore terapia. Anche perché una volta reso altro da me, diventa di tutti e mi permette di vivere la mia emotività con un certo sano distacco. Santa Madre dell’Umanità è nata “di pancia”, come generalmente tutto quello che scrivo. Ero molto arrabbiata e preoccupata quando ho iniziato a comporla. Poi mi sono arenata (forse troppa ansia? ride) e l’ho lasciata sedimentare per un po’. Crescendo, ho imparato che questo processo è utile e non solo con la musica. Così, lei (la Santa Madre) è tornata a bussare alla mia porta, un po’ meno arrabbiata di prima e decisamente più lucida e mi ha confessato di voler essere partorita. Una volta ultimata la melodia, ho condiviso la prima stesura del testo con Mariagiovanna Lauretta, penna di rara e preziosa fattura, e così il battesimo è avvenuto.
Santa Madre dell’Umanità, proprio la frase intendo, può sembrare una bestemmia e in qualche modo lo è, perché manifesta tutta la mia stanchezza e il mio disappunto nei confronti di un mondo che a me personalmente sta stretto: fatto di pose e di giudizi, di sentenze rese verità assolute, di facili insulti e facili condanne, di razzismo da medioevo, in cui tutto si sussegue in una velocissima e frenetica rappresentazione della realtà, che come tale, non è reale e cancella la memoriae in cui la virtualità esasperata non fa altro che mettere in luce l’annichilimento della socialità e una profonda spettacolare solitudine dell’essere umano. Nei social network, per esempio, c’è veramente poco di “social” e di questo passo l’umanità è destinata a estinguersi.
Una volta osservato tutto questo, mi dite come si fa a non provare ansia esistenziale e a non soccombere sotto il peso delle mille paure che la nostra mente (che mente) genera?
In verità, però, il brano è una preghiera laica, è un’invocazione alla Santa Madre dell’Umanità perché torni a fare il suo lavoro e a ripristinare una sorta di Umanesimo, fatto di collettività, solidarietà, contatto fisico e calore umano, interesse, ascolto e rispetto per l’altro, anche per chi la pensa diversamente da noi, cosa ormai fuori moda.
Non voglio sembrare troppo dura, questo brano in fondo è semplicemente una mia personalissima fotografia di ciò che mi circonda, non vuole essere una critica distruttiva, anzi! In questa nostra realtà c’è anche tantissima bellezza, ma di questa racconto in altre canzoni.
Nel testo anche la “Santa Madre dell’Umanità” a tuo avviso ha sbagliato qualche cosa, se l’uomo contemporaneo è quello che è. Pensi che fede o credo non siano salvifici ma a loro volta possibili cause di errore per noi stessi?
No, io penso che la fede sia indispensabile, affinché l’essere umano possa connettersi con il proprio vero io e quindi Vivere. Fede innanzitutto in sé stessi, poi nell’amore, nelle proprie passioni e nella vita, che nonostante a volte sembri crudele, ha sempre molto da insegnarci. Avere fede vuol dire anche credere in ciò che non è visibile o scientificamente dimostrabile e davvero ci illudiamo di poter conoscere tutto di noi e della realtà che abitiamo? Non citerò Antoine de Saint-Exupéry, ma vorrei. Quello che voglio dire è che la fede non è necessariamente religiosa, in fondo la parola vuol dire fiducia, credenza profonda e che sia religiosa o no poco conta, l’importante è che sia autentica e non vittima di cliché e dogmi da “credo della domenica” o del “si fa così perché così è giusto e il resto è peccato”, pericolosissimi a mio avviso. La fede per me non ha nulla a che fare con questo. La “Santa Madre dell’Umanità” è la dea degli esseri umani, in cui io credo profondamente, si è soltanto distratta un attimo. Potremmo parlare di questo argomento all’infinito ed elencare moltissimi filosofi che lo hanno sviscerato per secoli, ma magari lo facciamo in una prossima intervista (ride).
Con il sound hai voluto sperimentare, tuffandoti in un mood più elettronico rispetto al passato, sicuramente più attuale e adatto ai trend del momento. Come è stata questa ricerca sonora e la sua attuazione?
È nato tutto spontaneamente. Negli ultimi anni ho ascoltato molta più musica’80 e musica elettronica e ho scoperto un mondo davvero interessante, che avevo trascurato. E poi la verità è che i synth mi divertono tantissimo, mi sembra di tornare bambina e di avere a disposizione una stanza piena di giocattoli e se ci penso bene sono molto vicini al mio modo di “giocare” con la chitarra elettrica sul palco, quando uso l’effettistica e la rumoristica. Diciamo che il mio suono è diventato sintetico-valvolare(ride). Sono sempre io, solo con un altro vestito, ma la mia attitudine resta la stessa. E infine ho deciso che per raccontare al meglio di oggi, avrei utilizzato il linguaggio di oggi e quindi un sound contemporaneo. I suoni sintetici, per l’appunto, mi mettono di buon umore e mi danno l’idea di essere talmente giocosi da riuscire ad alleggerire qualunque argomento e quindi a fare in modo di non prendersi troppo sul serio. Ironizzare, quando possibile, può salvarti la vita.
Quali sono i tuoi prossimi impegni? Cosa seguirà alla pubblicazione di “Santa Madre dell’Umanità”?
Santa Madre dell’Umanità anticipa l’uscita del disco, che avverrà in primavera. Per ora non posso dirvi altro. Seguitemi sui social! (ride ride ride)