“RISE & SHINE”, un nuovo singolo per STEFANO BERTOZZI
Stefano Bertozzi torna con il suo nuovo singolo disponibile in radio e negli stores dal 26 novembre, uscita preceduta da un’anteprima assoluta del video sul prestigioso sito di Sky Tg24, il 23 novembre.
Il brano nasce da una profonda riflessione sul motivo per cui molte persone non riescono ad emergere in ambito professionale; molte vengono giudicate in maniera superficiale, altre hanno lacune tecnico-professionali, o non sanno presentarsi, altre ancora si rassegnano ad avere una vita in controluce. Questo mancato riconoscimento sfocia in una scarsa considerazione di se stessi che mina la propria dignità. Il videoclip, realizzato da Marco Magiotti per PMS Studio, come un film racconta proprio la storia di un giovane che, per problemi di lavoro, finisce per lacerare i rapporti con le persone a cui vuole bene. Riesce però a ritrovare la forza, a rialzarsi e mostrare a tutti le proprie capacità, riconquistando la serenità è il giusto equilibrio.
Dal punto di vista musicale “Rise & Shine” segue un arrangiamento che dà la proiezione del tempo, in cui troviamo lo stesso Stefano alla chitarra acustica, alla batteria Alex Reeves, al basso Richard Lehane e alla chitarra elettrica Francis Gorini che ha inoltre curato il mixing e mastering presso il London Mixing Studio. Ma è Stefano stesso a raccontarci qualcosa di più…
Com’è nato il tuo nuovo singolo ?
Nasce da una profonda riflessione sulla società odierna e con l’ambizione di risvegliare il desiderio di sognare, di fare progetti che si è perso in molte persone, oggi prigioniere del piccolo schermo dei telefonini. Giovani e persone di mezza età appaiono sempre più incapaci di guardare con attenzione e senso critico il mondo che li circonda, hanno perso forza nelle loro azioni e hanno smarrito il gusto di sognare e di fare progetti per il futuro. Si tende a fare cose e a riprenderle proprio per “tenersi vivi socialmente”. Questo è diventato un obiettivo per tanti, una vera ossessione. Il problema, a mio avviso, risiede nel fatto che non si è “vivi socialmente” se non riusciamo a contribuire in qualche maniera alla res publica. Non bastano foto e sorrisi vicino ad un lago o ad una montagna da postare sui social, dobbiamo tutti impegnarci affinché il mondo cambi ed i giovani possano tornare ad avere il gusto di sognare.
Come sappiamo il brano è accompagnato da un emozionante videoclip, raccontaci qualcosa in più…
Sinceramente non amo molto la commistione video-musica. Continuo a credere che la musica debba essere ascoltata con attenzione per poter cogliere il messaggio e le eventuali emozioni che ne scaturiscono. Oggi, il brano esiste se è rappresentato da un video che in molti casi, a mio trascurabile avviso, non sempre coglie il messaggio del brano. Quindi mi sono dovuto adeguare agli standard attuali. La condizione è stata di avere un buon prodotto capace di rispecchiare il messaggio, che risulterà rafforzato da un supporto visivo che non distoglie coloro che lo vorranno ascoltare.
Video: https://youtu.be/doCgSXwVWXU
Ti sei avvicinato al mondo della musica sin da bambino, c’è qualcosa in particolare che ti ha spinto a farlo?
A 10 anni decisi di prendere in mano una chitarra e seguire il corso di chitarra classica che veniva impartito presso Borsari e Sarti, vicino a Piazza Cavour. Dopo 18 mesi, ero stufo del solfeggio e delle scale e non capivo il perché il maestro, le cui mani apparivano come quelle di un gigante, non mi insegnasse le canzoni di Dalla, De André, Guccini, De Gregori, Battisti, Celentano, Baglioni e tanti altri. Prima di mollare il corso, cosa che peraltro non venne gradita in casa mia, rivolsi la domanda esplicita al maestro che mi rispose che dovevo avere pazienza e che bruciare le tappe mi avrebbe solo permesso di essere un “mezzo chitarrista”. Una definizione che usava spesso per definire coloro che suonavano le stesse 4 canzoni in spiaggia. Non mi vergogno di ammettere che sarei stato contento di diventare un “mezzo chitarrista” in tempi relativamente brevi. Volevo cimentarmi a suonare le canzoni che ascoltavo in camera mia e sognare di essere in uno studio di registrazione accompagnato da musicisti. Le lezioni di chitarra classica ed il solfeggio non erano la mia strada e quindi decisi di fare di testa mia.
Con la paghetta compravo qualche spartito e, quando non capivo, andavo dal chitarrista che suonava in chiesa alla domenica e gli chiedevo spiegazioni.
In tutta sincerità sono rimasto un “mezzo chitarrista” ma sufficientemente capace di registrare tutti i miei brani con la chitarra acustica con cui compongo gli stessi. Nel frattempo, ho appreso a suonare le canzoni dei miei cantautori preferiti e dei miei idoli stranieri.
C’è un artista in particolare al quale ti ispiri?
Non vorrei fare torto a qualcuno omettendone il nome. Ogni cantautore ha lasciato una sua traccia ben definita che, se raccolta ed ascoltata con attenzione, ti porti dentro e ti migliora, non solo artisticamente. Ci sono brani che inducono ad una riflessione che non sempre vogliamo fare. Questa riflessione, ingentilita dalla giusta melodia, è più agevole e ti permette di guardarti dentro senza troppo timore.
Per questo, guardiamo spesso al passato. La musica lasciata in dote dai cantautori che ci hanno preceduto è ricca, ha significato, è portatrice di messaggi e di stimoli.
Ci sono molti brani che incidono come poesie, come moniti per le generazioni future.
Progetti in cantiere?
Ho nel cassetto qualche nuovo progetto, sui tempi, li devo valutare. Una possibile novità potrebbe essere un duetto con un amico cantautore che è anche lui di Bologna. In ogni caso, l’incertezza pervade ogni ambito,
incluso quello musicale. Quindi il principale progetto è mantenersi in salute e, possibilmente, riprendere la vita “normale” che, per motivi indipendenti dalla nostra volontà, ci è stata sottratta.