Francesco Cavecchi che si fa conoscere come Carsico arriva a questo lavoro nuovo dal titolo “Terra/Cielo” uscito per Alter Erebus e che vede anche la produzione artistica di un pregiato artista e sound designer come Manuel Volpe. Ci ritroviamo dentro lo storytelling raffinato, noir, classico e antico di rimandi americani noti, dentro le tinte partigiane, personali, quelle dal peso poetico sopraffino dove la luce poco serve ad illuminare la scena, lasciandola nuda alle sensazioni di ognuno. Disco di intensa spiritualità in questi meravigliosi suoni (spesso sintetici e acustici) magistralmente condotti al mix finale. Insomma: in questa pioggia di forme digitali e liquide, si torna alla dimensione umana e personale, dove la parola diviene protagonista, dove c’è un artista che si concede nella totalità delle sue visioni. Che si torni piano piano alle origini del folk?
Un disco in bianco e nero come il video. Dov’è la luce per Carsico? Domanda forse più sociale che estetica…
La luce è comprensione, accettazione dei limiti, delle distanze, pacificazione. Il bianco e nero non è segno di mestizia o di disillusione assoluta, ma, piuttosto rappresentazione dell’oggi, stato dell’animo che , però, sappia aprirsi ad un tempo un poco più “luminoso”.
Cosa ci trovi dentro la canzone d’autore di oggi? Una domanda che punta dritta alle tue ispirazioni di ieri…
La canzone d’autore, oggi, è meno esplicita, meno arrabbiata politicamente, forse, ma non meno contundente. C’è quest’idea del cantautore, un cliché, come di un essere depresso, scuro, chiuso nella sua stanzetta, che non corrisponde al vero. Il cantautore ha soltanto il dovere di riflettere riguardo l’esistenza, la società e la politica, in un modo che sia il più ampio e profondo possibile, quale che sia la sua cifra espressiva.
Per questo esordio punti dritto ai rapporti umani che mi sembrano essere il punto centrale a legare ogni cosa. Posso chiederti perché?
Siamo fatti d’interazione con l’altro, naturalmente. Queste interazioni, gli scambi più o meno pacifici, il confronto, ci modificano, ci spingono a riflessioni molto profonde, a riconsiderare la vita e l’idea che di essa abbiamo maturato. Ma i rapporti umani sono doverosi anche a distanze siderali rispetto al nostro quotidiano; occorre immedesimarsi, quantomeno tentare di farlo, con un altro individuo, pure molto lontano, e con le difficoltà che incontra per sopravvivere, essere riconosciuto, tentare un’esistenza più dignitosa mettendo a rischio la propria stessa vita, talvolta. Dobbiamo coltivare l’empatia, farla divenire un valore da ricercare.
L’uomo e l’artista. Si somigliano o sono due persone parallele e distinte?
Un poco si somigliano ed un poco sono paralleli. Alcuni elementi del primo vengono declinati e “risolti” nel secondo e viceversa. Generalmente ci sono molte domande senza risposta, molta tensione verso un Altrove laico alto e lontano.
Qual è la tua personalissima Itaca?
“Itaca” è un approdo ideale, principalmente; è il luogo nel quale realtà e illusione si incontrano e tentano di definirsi, è tensione verso l’Idea. Non so, dunque, ancora, quale sia, finalmente, per me. So che questa tensione va conservata e alimentata, ché, altrimenti , perderei l’urgenza di scriverne.