Una stanza, un pianoforte e un contrabbasso. E il Jazz strepitoso di STANZIA, il nuovo disco di Tommaso Sgammini e Filippo Macchiarelli. Niente di meglio di una doppia intervista per parlare con i diretti interessati di questo incredibile lavoro discografico.
1 – Benvenuto nella #NewMusicThursday del MEI. Quali sono le cose che i nostri lettori dovrebbero assolutamente sapere di te?
Tommaso: Non penso ci siano cose di me di cui qualcuno debba assolutamente essere a conoscenza. Sicuramente mi fa piacere condividere il mio punto di vista sulle cose e creare un confronto dialettico con le persone che incontro. Mi piace essere curioso e agire secondo la mia curiosità ed il mio interesse. Ogni volta che mi si presenta una sfida cerco sempre di affrontarla a modo mio. È questo il bello.
Filippo:Ciao ragazzi, grazie di questa ospitata!Non saprei di preciso …di sicuro so quello che i vostri lettori NON dovrebbero assolutamente sapere di me!!!
Scherzi a parte, sono veramente euforico e soddisfatto:a distanza di pochi mesi dal mio esordio discografico in veste di leader sono ad un nuovo disco, questa volta in una dimensione del tutto nuova per me: quella del duo contrabbasso e pianoforte!
2 – Stanzia è il tuo nuovo disco. Come lo descriveresti?
Tommaso: Un disco senza filtri. In un progetto così minimale è stato fondamentale per me approcciare i brani nella maniera più autentica e spontanea possibile.
Filippo: Un punto di partenza. Come dicevo e’ la prima volta che mi cimento in un disco cameristico come questo, dove tralascio totalmente la parte elettrica. Quando sei completamente spoglio di orpelli e tutto ciò su cui devi fare riferimento è il suono del tuo strumento, la concentrazione e l’ascolto verso l’altro sono fondamentali. I brani sono nati dentro casa, nel piccolo studio di Tommaso: uno studio come quelli di una volta, arredato di mobili antichi e quadri appesi alle pareti, permeato da un odore di libri, legno e fogli di carta.
Questa dimensione intima e casalinga avvolge totalmente tutti i brani: direi quindi che è un disco che va assaporato lentamente, come un buon bicchiere di lacrima di Morro d’Alba.
3 – Con te c’è Filippo / Tommaso. Perché un disco con lui?
Tommaso: Io e Filippo siamo amici da tanti anni. Per gioco abbiamo iniziato a vederci a casa mia e iniziare a sperimentare un po’ di cose insieme, e pian piano qualcosa ha preso forma. Ci siamo ritrovati ad un certo punto ad avere tra le mani un materiale che ci piaceva e così una sera lui mi disse: “Dobbiamo fare un Disco!”. Per me quel momento è stato l’inizio di tutto. In questo lavoro non c’è soltanto un’esecuzione di composizioni ed arrangiamenti, c’è molto di più. C’è il frutto di anni di amicizia e collaborazione.
Filippo: Con Tommaso c’è una lunga amicizia che è maturata nella misura in cui entrambi abbiamo sentito la necessità di incontrarci periodicamente per studiare insieme ed approfondire una dimensione musicale più intima come quella del duo. Tommaso ha una grande cultura e sensibilità musicale che va oltre il jazz ed è stato e continua ad essere per me un partner musicale ideale ed un importante riferimento per l’esplorazione improvvisativa.
Le nostre sedute sono molto concentrate sulla scelta di princìpi di improvvisazione concettuali: generalmente ne scegliamo due o tre e cerchiamo di applicarli a standards, oltre che alle nostre composizioni.
4 – Quanto c’è di te nel disco e quanto di Filippo / Tommaso?
Tommaso: È complicato rispondere ad una domanda del genere. Se volessi sintetizzare tutto direi che metà è roba mia e metà è roba sua. Ma in realtà le cose sono più complesse: durante il lavoro di scrittura e gestione del repertorio ci siamo continuamente confrontati e influenzati a vicenda. Capitava che nei miei brani ricevessi delle critiche costruttive così come che io andassi a smussare e variare certe caratteristiche dei suoi. È stato un lavoro di squadra.
Filippo: Sicuramente Tommaso ha una maggiore valenza in termini di quantità di brani e arrangiamenti, ma non credo che sia questo il metro di misura giusto per rispondere alla domanda. Prima di decidere di registrare un disco abbiamo suonato molto insieme, affinando il nostro linguaggio e il nostro ascolto reciproco, cercando costantemente un’ amalgama acustica che si è sviluppata nel tempo: credo che questa sintonia sia stata determinante per la resa di un disco che sento in egual misura di entrambi.
5 – Musicalmente parlando secondo te, qual è la qualità migliore di Filippo /Tommaso?
Tommaso: Filippo è una persona dalla straordinaria energia e spontaneità, con una grandissima vena creativa. Lavorare con lui mi permette di affidarmi completamente perché so che lui tiene al risultato finale tanto quanto me. E quando le cose si fanno in due, questo è fondamentale.
Filippo: Tralasciando l’indiscutibile talento musicale e tecnico, direi la metodicità e la razionalità musicale con la quale sa affrontare nuove sfide o nuovi argomenti di studio: scelto un argomento, lo eviscera totalmente per il periodo necessario, senza stress o ansie particolari di doverlo finire in breve tempo, dopodichè lo integra gradualmente nel suo linguaggio. E’ un cercatore e un appassionato studioso e sento di essermi arricchito notevolmente grazie a lui.
6 – In cosa sarai impegnato nei prossimi mesi?
Tommaso: Sto lavorando ad un libro di trascrizioni e a diversi progetti discografici. Tra poco verrà pubblicata una collana di poesie per Dantebus Edizioni a cui sono stato invitato a partecipare. In più desidero rimettermi presto a scrivere nuovo materiale.
Filippo: Sarò impegnato prossimamente in alcuni importanti eventi come il Bari Bass Day e il SHG Music Show di Milano dove mi esibirò come endorser dei cavi Rigotti Cables. Parallelamente a questo sto preparando insieme alla mia compagna uno spettacolo per basso, voce lirica e effetti visuali dove curerò tutti gli arrangiamenti strumentali e che esordirà a Broni il prossimo anno; sto anche lavorando alla scrittura di nuovi brani sia con Tommaso che per il mio quintetto…insomma, non ci si annoia mai!