Qualche tempo fa alle nostre orecchie è arrivata la vocina che, in una città di provincia del confine ligure (modo enigmatico per dire “La Spezia”, o – come dicono loro – “Las Pezia”), stesse nascendo una realtà alla ricerca di uno spazio diverso, o meglio: di un modo diverso di vivere lo spazio.
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Se pensate alla parola “Factory”, immagino che la vostra immaginazione voli più o meno dove vola a mia, e subito mi si para davanti agli occhi tutta la Pop Art di metà Novecento e il profilo iconico di Andy Warhol, o la banana patinata del primo disco dei Velvet Underground. Ecco, alla fine La Jungla Factory, il nuovo polo di riferimento della musica emergente nazionale inaugurato da La Clinica Dischi riadattando a “salotto” gli spazi del proprio originario studio di registrazione, non è qualcosa di tanto diverso nell’attitude da quello che il buon Andy cercava di ottenere: creare una riserva artistica di talenti provenienti da ogni dove, uno spazio “altro” in cui liberare forme nuove di espressività e creazione senza limiti di mezzo, libertà e confini artistici con live session, piccoli show-case esclusivi dei migliori emergenti del panorama nazionale, format “televisivi” alla MTV con tanto di distribuzione Spotify e YouTube delle versioni unplugged dei brani registrati negli spazi della Factory.
https://www.youtube.com/watch?v=COERW6kkUDM
Dopo l’esordio dei “Live da La Jungla” con APICE e Svegliaginevra, impegnati per la puntata pilota del format in una versione acustica di “Barche” che potete trovare sia sul Tubo che sulle piattaforme d’ascolto digitale, giusto qualche settimana fa è stata la volta dei Denoise, trio veneto reduce dall’esperienza positiva di X-Factor 2021, dalla pubblicazione di “Jazz” (V4V Records) e da un weekend passato in quel di La Spezia che pare averli lasciati piacevolmente colpiti. Ve lo lasciamo raccontare da loro, nell’intervista che segue!
Ciao Denoise, benvenuti nella #NewMusicThursday del MEI! Allora, come state all’alba di questo ritorno con “Jazz”, il vostro primo singolo per V4V?
Contentissimi della bella accoglienza che ha avuto “Jazz”! Per noi dopo qualche anno tornare con un nuovo sound e con questo pezzo a cui teniamo molto era davvero importante, e a posteriori pare essere stata la cosa giusta da fare. V4V poi ha scelto di credere in noi dando l’ultima grossa spinta verso la giusta direzione.
Certo che “Jazz” segna in qualche modo un ritorno che si è fatto attendere per un’intera pandemia. Nel complesso, sembra che questo stop vi abbia permesso di “riassestare” il percorso, fino a condurvi alle selezioni di X-Factor 2021. Vi va di farci un riassunto di quello che è successo durante il lockdown, da “Motivo Privato” ad oggi?
https://open.spotify.com/track/6DL6IliaInwAYqrbLz9uqU?si=32c5086d313f4cff
È successo davvero di tutto, da “Motivo Privato” la cosa più banale e vera sarebbe dire che siamo cresciuti come persone e come band. In ogni caso già prima dello stop esistevano alcune canzoni che indicavano un cambiamento di sound, delle volontà diverse da parte di tutti e tre. Il lockdown ci ha permesso di lavorare sui dettagli e di mettere bene a fuoco l’atmosfera in cui vogliamo portare chi ci ascolta, il modo in cui descriviamo il nostro mondo. Abbiamo lavorato fra Venezia e Parigi a “Jazz” (il video su Youtube ne è tutto sommato un riassunto impressionista) e, con le prime riaperture, è nata l’opportunità di farci vedere dalle parti di X Factor per ritornare su un palco dopo un periodo davvero straniante. E’ stata un’esperienza, seppur breve, piena di nuove super amicizie e molti consigli utili per il futuro, un mettersi alla prova in un mondo così diverso. Si riesce a vedere “da fuori” la propria musica, e questo fa crescere in tutti i sensi. Lungo la strada siamo entrati a far parte della famiglia V4V, una bellissima realtà indipendente che ha scelto di credere in noi e nelle nostre canzoni.
Ad incuriosirci, è stata anche la copertina del brano. Il blu, in generale, sembra un colore che vi sta particolarmente a cuore e che ritorna spesso nelle vostre “visual”. Come lavorate sotto questo aspetto? Ma sopratutto: abbiamo colto nel segno, sottolineando l’importanza del colore “blu”?
Blue in inglese, soprattutto nella tradizione musicale, è un termine usato per descrivere malinconia e nostalgia, due tratti che tornano spesso nella nostra musica e nelle nostre atmosfere. Spesso lo usiamo quindi come metafora, sia nei testi che nelle grafiche. La copertina, come tutto il concept del futuro disco, è ispirata ad alcuni papiers collés di Matisse che amiamo, la serie quasi casualmente si chiama “Jazz”. Per queste canzoni serviva un’estetica volutamente novecentesca, legata ad un certo tipo di manualità, e dei colori che con i suoni stessero in perfetta sinestesia. Fra l’altro vi è un disco dei Blue Nile a cui i Denoise devono davvero molto, “Hats”: in copertina ci sono gli stessi colori. Una combinazione che senza dire nulla trasporta già in un mondo ben definito, un’introduzione al suono che sarà.
Che cosa vi vien voglia di dire (e raccontare) se vi diciamo “Live da La Jungla”?
Diciamo solo che i ragazzi che hanno messo in piedi questa cosa della Jungla sono davvero bravissimi: ci hanno trattato da principi e lo spazio è davvero bellissimo: la live session di “Jazz” è una versione ancora più intima dell’originale, l’abbiamo resa tale perché ispirati dalla dimensione così intima e accogliente che la Factory possiede. Oltretutto, il secret show che abbiamo tenuto lì la sera resterà uno dei ricordi più belli che abbiamo come band.
https://www.youtube.com/watch?v=SGYQvve_Ahc
Qual’è la cosa che fa più paura ai Denoise?
Ai Denoise sicuramente fa paura l’idea che a un certo punto il mondo ci presenti il conto, a noi come band considerato quanto è difficile provare a fare questo mestiere, e a noi come persone visto il periodo oscuro in cui versiamo come società. Ai Denoise fa paura il fatto che il mondo a livello ambientale il conto lo ha già presentato. Ai Denoise fanno sicuramente paura i senatori che applaudono le tagliole, gli assessori con le pistole cariche e i giganteschi capannoni di Amazon che consumano il suolo veneto.
Qual’è invece il mantra che siete soliti ripetervi per darvi forza, anche quando tutto sembra crollare?
E’ davvero difficile trovare motivi per rincuorarsi in un periodo del genere, ogni giorno sembra esserci almeno una notizia fatta apposta per demoralizzare qualsiasi giovane del mondo, non c’è nessun “andrà tutto bene”. Oltre ad essere comunque tristi e incazzati per la maggior parte del tempo, più che un mantra vocale da ripetere, troviamo sia necessario dedicarsi ad un esercizio sul piano del fisico, del reale; ovvero dedicarsi ai piccoli gesti che in tutto questo mare di rumore sembrano darci tranquillità e amore, si parla di attenzioni alle persone che meritano davvero, spendere tre ore per trovare un suono di una canzone che poi ascolteranno in cento, fare un secret show per venti persone, più amici che altro. Bifo ha scritto recentemente che per salvarsi l’uomo deve recuperare alcuni valori davvero semplici e scontati ma critici, dalla cordialità alla solidarietà, alla condivisione. Praticarli è l’unico mantra che valga la pena promuovere.
Lasciateci con una promessa che già sapete non manterrete!
Promesso che prima di natale esce qualcosa di nuovo! (speriamo davvero di mantenerla però)
Ciao a tutt3 !!