Bellissima la genesi di questo nuovo disco di Luciano Macchia Crooner. Il caso di una notte d’estate, il paese in Basilicata di quand’era ragazzo e poi una tastiera vecchia almeno di 30 anni… e mentre i figli dormono, Luciano Macchia Crooner disegna le impalcature di quello che poi sarà un nuovo disco. Si intitola “L’estate che va”, figlio di ska e di un blues dell’anima inteso proprio come viscerale moto umano e spirituale più che come genere. Ed è tutta la musica a potersi rintracciare dentro canzoni leggere e solari, ovviamente nostalgiche come ci dice anche il titolo. Il video della title track di questo disco poi ci racconta il ritorno alle origini e anche un sottilissimo dissenso con il tanto e il tutto di questo mondo digitale. Un ritorno in scena per un grande trombonista italiano.
Torna in scena Luciano Macchia, sempre più crooner… ecco: come mai questa dimensione vocale? Hai mai pensato alla canzone in senso anche cantato?
Un neonato si addormenta ascoltando la ninna nanna della mamma, non credo che sia preoccupato della dimensione vocale… la voce è il mezzo d’espressione più naturale dell’uomo e mi piace molto ascoltare canzoni e cantarle senza “artifizi” tecnici di nessun tipo.
Collaborazioni e ricami dietro la produzione: è stato anche il pretesto per tornare a tessere fili e connessioni?
Non faccio mai cosa nella vita per un secondo fine. Le persone con cui suono e collaboro fanno parte della mia vita al 100%…. O quanto meno questo è il presupposto….
Un disco come questo dal vivo penso porti con se un’energia decisamente diversa… l’hai già sperimentata?
Certamente, è stato presentato a Milano il 23 Settembre. L’energia, al di la’ dei brani, dipende sempre da chi li suona. La band che mi accompagna oramai da un po’ di anni di energia ne ha da vendere, anche perché l’età media dei musicisti è di 25 anni.
Ci sembra di capire che alla fine quella fantastica tastiera non l’hai messa nel disco… o sbaglio? E posso chiederti anche il perché?
Sicuramente perché è rimasta in Basilicata ed il disco è stato registrato a Milano. Però la proposta di Gianluca Mancini, proprietario del Mai Tai dove ho registrato tutto il disco, l’ho accettata volentieri…. E così tutti i synth li ha registrati il grande Gianluca, totalmente a suo “sentimento”.
E per chiudere: trasformazioni e rivoluzioni? Il tuo suono le accetterà mai? O magari ci sta già andando?
Arte penso che si è in constate trasformazione e rivoluzione e sicuramente sono molto propenso a tutto ciò.