Abbiamo dovuto aspettare quasi metà anno, ma ne è valsa la pena ascoltare finalmente per intero “Di questi e d’altri amori”, il nuovo EP di Blumosso fuori dal 3 settembre per Luppolo Dischi.
Ad inaugurare questa poetica e musicale composizione abbiamo il singolo “TG”, ultimo anello mancante del trittico già composto da “Nordest” e “Vabeh”. Lo stile di Blumosso, pacato ma allo stesso tempo indagatore si riflette nella sua scrittura così come nella scelta musicale. Ascoltando i tre singoli, infatti, ci sembra di trovarci di fronte ogni volta ad un artista differente, che riesce tuttavia a mantenere integro lo stesso carattere d’identità (difficile di questi tempi).
Provando a compiere un’esegesi dell’opera, non possiamo non partire dall’inizio, ovvero con “Nordest”, vera apripista tra le tre, come è giusto che sia del resto, la più vicina all’anima poetica dell’autore, che non dimentichiamo aver pubblicato anche due libri (“Spremuta d’arancia a mezzogiorno” e l’ultimo più recente “Schiena Cucita”).
Giungiamo poi a “Vabeh”, un commiato non disperato ma disilluso che Blumosso compie nei confronti di tutto ciò che non è andato come ci aspettavamo. In questi casi, quindi, è inutile piangersi addosso, l’unica soluzione diventa dunque, come ci suggerisce anche il titolo, fare spallucce dicendo “Vabeh”. Qui le sperimentazioni elettroniche si avvicinano molto alle sonorità anni Ottanta, regalandoci una patinatura del brano che somiglia alle foto sbiadite di una polaroid.
Terminiamo quindi con il singolo sigillo, ovvero “TG”: descrizione poetica e lirica di un’anima che riscopre la bellezza delle piccole cose mentre il mondo fuori sembra andare in contro ad una Apocalisse. Scritta durate il lockdown, infatti “TG” ci regala momenti di lucida ebrezza dopo aver assaporato la gioia di tuti quei momenti che fino a quel giorno ci erano sempre passati indifferenti sotto agli occhi. Con “TG” ci godiamo a tutti gli effetti un Blumossocantautorale, che non dice di no ad una sfumatura pop.