Buongiorno, ci racconti la tua storia musicale fin qui?
Ho iniziato a produrre musica fin da piccolo, per gioco a sette anni mettevo in sequenza tre radio diverse e mixavo i suoni per creare una base musicale che poi registravo su nastro cantando melodie inventate. A dodici anni ho iniziato a prendere lezioni di musica e a fare tanti concerti fin da subito. La chitarra rimane la mia grande passione pur avendo studiato anche altri strumenti.
Che cosa ti ha portato a Sanremo Rock&Trend?
La mia partecipazione a Sanremo è merito di mia moglie, è stata lei che mi ha spinto ad alzarmi dal divano e provarci. Oltre che la super band che mi accompagna, che mi ha dato una forte spinta nel crederci fino in fondo.
Perché hai deciso di portare sul palco dell’Ariston proprio “Canzoni scritte sui muri”, title track del tuo ultimo album?
Questa canzone ha una forza incredibile. Antica nel modo di intendere la musica e moderna nell’approccio compositivo. Dal vivo è ancora più bella oltre ad avere un testo figli della tradizione cantautoriale dei grandi maestri degli anni settanta.
Ci racconti come vedi in prospettiva, ora che è uscito da qualche mese, il tuo ultimo album?
Questo disco è l’ennesimo “piacevo schiaffo”. Ti fa riflettere ed è attuale poiché affronta temi perennemente irrisolti. Si tratta di un disco non banale che richiede tempo e dedizione per scoprirne tutte le sfaccettature. Così come succedeva con i grandi dischi del passato.
Che cosa hai in programma dopo l’esperienza a Sanremo?
Vorrei fare tanti concerti appena sarà possibile. Dovremo aspettare ancora un po’ prima che questa pandemia passi definitivamente per poter ritrovare il vero piacere dei live e della condivisione.