La mobilitazione degli artisti nasce dalla “forte preoccupazione per le scelte fatte dal Governo, che al momento non ha voluto risolvere adeguatamente la situazione che vede, da un lato il mercato dello streaming on demand crescere in maniera esponenziale e dall’altro gli artisti ricevere poco o nulla per le utilizzazioni delle proprie opere”. “I più fortunati – sottolineano i musicisti – guadagnano lo 0.46% di quanto incassa una piattaforma come Spotify o Apple Music”.
È di pochi giorni fa la notizia che nel primo semestre del 2021 i ricavi dell’industria discografica da abbonamenti streaming sono aumentati del 41%. E già nel 2020 l’81% dei ricavi totali sono maturati grazie al solo mercato digitale. “Anche alla luce di questi dati, come può la politica sorvolare e non intervenire per trovare una soluzione adeguata che possa finalmente vedere tutti i musicisti e gli interpreti partecipare al successo della loro musica?”, chiedono i firmatari dell’appello rivolto al Ministro Franceschini e ai Presidenti Casellati e Fico. “Senza un immediato cambio di rotta si mette a rischio il futuro e il lavoro di un’intera categoria culturale del nostro Paese”, denunciano.
“Il nostro sguardo è rivolto alle istituzioni. Ci aspettiamo ora che il Governo e il Parlamento ascoltino le nostre richieste e capiscano l’opportunità e la necessità di riconoscere, finalmente, il giusto ruolo alla figura dell’artista, tenendo conto anche della profonda crisi che sta attraversando la categoria. Penso ai tanti musicisti e interpreti che pur dando un contributo artistico fondamentale ai successi che sono ampiamente diffusi dalle piattaforme, non si vedono riconoscere quello che meritano. La politica su questo tema non può più girarci le spalle”, sottolinea Paolo Fresu che, insieme alla collecting degli artisti Itsright, ha promosso l’appello, nell’ambito del comune impegno a supporto della campagna europea Payperformers.