Chi si ricorda Radio Ethiopia? L’iconico disco di Patti Smith del 1976.. E la title track stessi, che con molto anticipo suonava già come un disco dei Sonic Youth. Presagi di caos anni 90, di punk seminale che sarebbe diventato noise, rumore bianco. Rumore bianco devastato, 9 settembre 2001, dalla polvere delle Torri gemelle (Sonic Youth avevano lo studio vicino alle Twin Towers). Patti Smith in Radio Ethiopia dedicò un brano all’Abissinia. Insomma, la violenza, l’africanismo, la natura spietata serpeggiavano in quell disco stoprico. E serpeggiano anche in questo libro, che non a caso è una sorta di trasposizione in romanzo, che al di là del titolo, omonimo del disco della Smith, è un tuffo di un quarantenne insoddisfatto della sua vita agiata in Italia che decide di andare in Etiopia. La vita agiata, la modernità di certi quartieri e la miseria di altri, la Natura cruda, la profonda spiritualità, la spregiudicata corruzione e l’ingiustificata violenza sono solo alcune tra le tante contraddizioni in cui Andrea dovrà imbattersi negli otto giorni in cui si protrae la duplice ricerca, dell’amico e di sé stesso. A scandire il tempo, presente e dei ricordi, le note rock trasmesse dall’immancabile compagna di viaggio, Radio Ethiopia.
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