Non ero presente a Genova 2001. Anzi, ero lontano dall’Italia, e da quella lontananza rimbalzavano in ritardo di un paio di giorni i titoli dei giornali italiani. Le immagini che mi hanno investito al rientro non le ho mai scrollate dalla mente e – sembra impossibile, ma è così – ho impiegato quasi vent’anni a scrivere questa canzone, limandola, cancellando, riscrivendola in varie riprese. Il suono viene da allora, come immediata reazione fisica. Le parole si sono assestate con gli anni. Portano con sé nessun incitamento alla violenza; nessuna facile generalizzazione da rivoltoso. Semplicemente, ricordano che il conquistato diritto di essere cittadini di questo paese comprende il dovere dell’indignazione contro tutto ciò che minaccia questa nostra condizione.
«Questo non è un oggetto artistico, né un videoclip commerciale. Piuttosto, un atto di servizio civile. Come tale, appartiene a chiunque lo senta suo»