Col n.12 si apre il 2021, un anno tutto da scoprire.
È l’anno della ripresa dalla pandemia con tutto il carico di speranze che porta con sè. C’è voglia di dimenticare e guardare avanti dando forza a nuove visioni di mondo. Giovani e donne saranno il paradigma su cui costruire una nuova società e il prezzo pagato con la morte di tanti, verrà un po’ per volta scontato dall’amnesia collettiva.
Anche noi di Digressione guardiamo avanti, pur nell’incertezza che ha segnato l’attività discografica; guardiamo avanti con l’entusiasmo di chi vuole sperimentare, magari rischiando pure, strade nuove e nuovi incontri.
Intanto presentiamo in questo numero tre dischi: Tommaso e Filippo Traetta, Raccolto a Sud e Clangori di tromba.
Il primo racconta di un padre e un figlio uniti dal vincolo di sangue e della musica. È il fil rouge del disco dedicato a due compositori, viaggiatori e grandi interpreti della musica tra ‘700 e ‘800. Da un lato il genio di Tommaso Traetta, nato a Bitonto ma noto in tutta Italia (Roma, Venezia, Roma, Parma), Europa (con le esperienze fatte a Londra e Vienna) e nel mondo (grazie all’esperienza in Russia a corte della zarina Caterina II), dall’altro la riscoperta del repertorio del figlio Filippo, noto perché fondatore di ben tre conservatori negli Stati Uniti (a Boston, Philadelphia e New York). All’interno del disco le più significative ouvertures delle opere di Tommaso Traetta e alcuni brani di Filippo Traetta (due ouvertures e brani non operistici).
Questa incisione è promossa dal Traetta Opera Festival, eseguita dall’Orchestra Sinfonica Metropolitana di Bari, diretta da Vito Clemente, e introdotta nel libretto da Dinko Fabris.
Altra interessante ricerca viene compiuta da Donato Fumarola che firma Raccolto a Sud: egli raccoglie e compone questo lavoro di ricerca sui maggiori poeti pugliesi dialettali in lingua barese. È accompagnato in questo viaggio da Chiara Liuzzi che trasforma la parola in suono, eco, canto in un’alchimia sonora di un metalinguaggio universale, celato a tratti nella lingua antica vernacolare pugliese con i suoi suoni e colori, evocando mondi atavici; mentre Nicola Puntillo, ai clarinetti, spiana la via indicando nuove rotte.
Melodie, melopee, brandelli di valzer, canto piano, preghiere profane, si mischiano ad elementi improvvisativi in un caleidoscopio di memoria, storie passate e dimenticate che riposano di giorno e vivono nel vento di notte.