RICHI SWEET TORNA CON IL SUO NUOVO SINGOLO “BUGIE”
Dopo il successo del suo album d’esordio “Resurrezione”, Richi Sweet torna con il suo nuovo singolo “Bugie”, fuori dal 2 luglio, realizzato in collaborazione con GNE Records di Brescia e con il produttore artistico, Maestro Giancarlo Prandelli.
“Bugie” è un brano trap indie con un testo di grande attualità, scritto durante il lockdown, un momento che ha messo a dura prova la generazione di Richi e quanti lavorano nell’ambito artistico.
Si tratta di un brano di pesante denuncia, in cui Richi ha riversato la rabbia di tanti, davanti ad un sistema inadeguato a fronteggiare l’emergenza della pandemia, che ha lasciato molti senza lavoro e in condizioni al limite della sopravvivenza.
Ne parliamo con Richi stesso…
Com’è nato il tuo nuovo singolo “Bugie”?
“Bugie” è nata in piena pandemia. Stanco di sentire ciò che diceva il tg, quando la realtà che vivevo in casa e attorno a me sembrava essere l’esatto opposto.
Il tuo nuovo brano è caratterizzato da un testo d’impatto, molto significativo… cosa ti ha spinto a parlare di una tematica così importante?
Chiuso in casa, come il resto degli italiani, la mia vita era diventata casa lavoro o lavoro e casa.
Insomma, stavo letteralmente uscendo di testa, ero arrabbiato e costantemente giù di morale. Con tutte quelle restrizioni, ho visto padri di famiglia non riuscire a comprare nemmeno più da mangiare per i propri figli. Nel giro di pochi giorni, ho visto negli occhi della gente la stessa rabbia, che provavo io. Ho pensato quindi di canalizzare questo sentimento nella musica, nella scrittura, affinché ne potesse scaturire qualcosa di buono e, si spera, utile per gli altri…
Com’è nato il tuo nome d’arte “Richi Sweet”?
Sono sempre stato un ragazzo dolce, sono romantico e tal volta un po’ all’antica. Sono quello delle rose rosse e lettere dell’amore scritte a mano.
Da poco hai pubblicato un album con temi impegnativi, dal punto di vista sociale, ci racconti questo progetto e come è andata?
“Ressurrezione” non è altro che il riassunto della mia vita, da zero a 26 anni.Quel disco è stato una vera e propria resurrezione per me. Vengo da anni di drammi e porte in faccia, con il disco sono riuscito ad aprire più della metà di quelle porte che mi avevano chiuso in faccia.
Sono riuscito a dimostrare che posso farlo, posso farlo semplicemente raccontando la mia vita, senza dover fingere ciò che non sono… Ho riscontrato, come è giusto che sia, anche una maturazione da quel disco ai nuovi singoli che usciranno prossimamente. Quindi il mio primo album è stato una sorta di percorso oltre che personale anche formativo, mi è servito anche “Scuola”.
Insomma sono passato dalla cameretta allo studio, dai locali vuoti a Sanremo Giovani, ha suscitare l’interesse degli addetti ai lavori.
Peraltro si tratta di un disco realizzato in meno di un anno, essendo io un artista che scrive tanto e lo fa tutti i giorni.
Sono fiero dei risultati ottenuti, nonostante sia uscito durante la pandemia, con tutte le difficoltà che questo comporta.
Tu stesso hai raccontato di essere stato vittima di bullismo, quanto ti ha aiutato la musica ad affrontare momenti di difficoltà come quelli?
Scrivere per me è come pregare, non importa se c’è o no, una base strumentale di sottofondo.
Scrivendo sono riuscito a esorcizzare la maggior parte dei miei drammi e traumi mentali. A volte infatti capita che, rileggendo ciò che ho scritto, piango.
Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Mr. Rain, Ghali, Tiziano Ferro, Maneskin, Vasco Rossi
Progetti futuri?
Mi piacerebbe fare un tour, pubblicare altri singoli, continuare a lavorare ai brani, in studio, perché ho ancora tantissimo da dire e da imparare.
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