Il CineclubCanudoorganizza dal 22 al 25 luglio 2021, a partire dalle ore 20, nella prestigiosa sede della Biblioteca Bernardinidi Lecce, la diciannovesima edizione di Avvistamenti (non) è un Festival, con la direzione artistica di Antonio Musci eDaniela Di Niso. Questo progetto è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020), programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo, della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, dell’Assessorato alla Cultura, Tutela e Sviluppo delle imprese culturali e del Turismo della Regione Puglia, del Teatro Pubblico Pugliese – Programmazione “Custodiamo la cultura in Puglia”, di Apulia Film Commission, del Polo biblio-museale di Lecce, della Provincia e del Comune di Lecce.
Il 23 luglio, alle ore 21, sarà proiettato il documentario “Paolo Gioli: Antologica/Analogica”, con la regia di Lorenzo Scaraggi, a testimonianza delle omonime mostre di Lecce e Bisceglie.
A seguire una retrospettiva intitolata Il cinema di Paolo Gioli, con il seguente programma di proiezioni: il 23 luglio, alle ore 21,Tracce di tracce (1969), Schermo-schermo (1978), L’operatore perforato (1979), Finestra davanti a un albero (1989), Farfallio (1993), il 25 luglio, alle 21,Volto sorpreso al buio (1995), I volti dell’Anonimo (2009), Il finish delle figure (2009), Natura obscura (2013), Natur (2017). La sezione dedicata a Gioli si completa il 24 luglio alle ore 21con un omaggio al suo cinema da parte dell’artista Michele Sambin, protagonista, insieme alla performer Pierangela Allegroe al compositore Gabriele Panico, di una performance tra immagine, suono e parola, il cui titolo è “Secondo il mio occhio di vetro”, ideata da Sambin e creata su sei film di Paolo Gioli. La performance ha origine dal desiderio di comporre in un unico spazio-tempo i film e i testi di Gioli, i suoni di diversi strumenti musicali e la voce recitante.
Gli appuntamenti del festival proseguono con la sezione Made in Italy, che prevede un focus sull’opera di Daniele Puppi, Davide Pepee dello stesso Michele Sambin.
Si comincia il 23 luglio,alle ore 22, con un incontro intitolato Frequenze scultoree, sul lavoro dell’artista Daniele Puppiche dialogherà con Silvia Lucchesi, storica dell’arte, docente universitaria, curatrice di arte contemporaneae direttrice di Lo Schermo dell’Arte Film Festival.
Fin dal suo esordio nel 1996 con Fatica n.1, installazione video-sonora site specific, Puppi lavora a scardinare quell’idea di spazio, che ancora si percepisce e ruota all’interno delle coordinate euclidee. Privilegiando la video installazione ha manifestato una nuova attitudine al mezzo enfatizzando e rovesciando radicalmente l’utilizzo del suono e della riconfigurazione visivo-architettonica che sempre diventa altro da sé. Una nuova prospettiva aliena.
Il 24 luglio, alle ore 20, si prosegue con la presentazione del progetto Michele Sambin: Arché/Téchne, vincitore della nona edizione dell’Italian Council, in presenza dell’artista, che dialogherà con lo storico dell’arte e curatore Peter Benson Miller,direttore artistico dell’American Academy in Romedal 2013 al 2020. Alle 21 ci sarà la proiezione del lungometraggio di Raffaella Rivi, Più de la vita(2019), che racconta 4 decenni del percorso artistico di Michele Sambin, pioniere della videoarte, ideatore di performance, spettacoli teatrali, opere pittoriche e partiture sonore. L’impresa artistica di Sambin incrocia e sperimenta le diverse tecnologie nel loro evolversi, dal video analogico alla pittura digitale, dagli strumenti tradizionali alla musica elettronica. Attraverso le opere d’archivio e il lavoro quotidiano dell’artista, il film offre uno sguardo diretto sull’arte intesa come lavoro concreto che attraversa il tempo e trasforma lo spazio.
Il 25 luglio, alle ore 22, l’ultimo incontro della sezione Made in Italy, condotto dal curatore Bruno Di Marinoe intitolato Luce sedimentaria, sarà con l’artista Davide Pepe. Dal 1995 sviluppa, filma e produce cortometraggi artistici, video di danza, videoinstallazioni e fotografia sperimentale. Lavora anche come montatore, compositore, sound designer e insegna montaggio video all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Negli ultimi 16 anni il suo percorso artistico si è evoluto attorno alla possibilità di visualizzare il concetto fisico di spaziotempo. Collabora inoltre con importanti artisti e musicisti d’avanguardia come Diamanda Galás, David Tibet (Current 93) e Steven Stapleton (Nurse with Wound).
Il programma prevede, inoltre, tre eventi collaterali, il primo dei quali, il 22 luglioalle ore 20, in apertura del festival, è un incontro con l’artista Valentina Vetturi, che presenterà il suo lavoro La carta ricorda, dialogando con Caterina Riva, curatrice e direttrice artistica del MACTE di Termoli e con Silvia Lucchesi. Il video distilla una riflessione sul valore materico e simbolico della carta, scaturita dalla frequentazione con i Maestri Cartapestai di Putignano (BA) mentre lavorano alla creazione dei carri del famoso carnevale pugliese. Valentina Vetturi è un’artista che lavora sul rapporto tra performance, suono e testo. All’origine delle sue opere ci sono processi di ricerca estesi in mondi specifici come quelli della cultura hacker, del diritto e della musica. Il risultato spazia da una scena teatrale all’attività quotidiana di scrivere su un treno pendolare, da una composizione sonora a una videoinstallazione, da una pubblicazione a una scultura ambientale, escludendo ogni cornice linguistica data.
Il 23 luglio, sempre alle 20, ci sarà la presentazione del volume I Martedì Critici (2015-2020). La parola all’arte (Maretti Editore), a cura di Alberto Dambruoso, storico dell’arte, critico e curatore indipendente d’arte contemporanea, ideatore dei Martedì Critici, incontri settimanali con artisti e addetti ai lavori.
Il terzo degli eventi collaterali è la presentazione del libro Nel centro del quadro. Per una teoria dell’arte immersiva dal mito della caverna alla VR (Aesthetica Edizioni), di Bruno Di Marino, il quale dialogherà con la storica dell’arte Brizia Minerva.
Questa edizione del festival di cinema sperimentale Avvistamentirientra nel programma di attività della mostra “Paolo Gioli: Antologica/Analogica”, un corposo progetto espositivo del Cineclub Canudo, che fa il punto sull’opera filmica e fotografica di Paolo Gioli nel periodo 1969-2019. La mostra, a cura di Bruno Di Marino, con la collaborazione di Rosario Scarpato e la direzione organizzativa di Antonio Muscie Daniela Di Niso, è approdata il 26 giugno scorso in Cina al prestigioso Three Shadows Photography Art Centre di Beijing, dove resterà fino al 29 agosto 2021, dopo aver fatto tappa in Puglia, nel periodo 5 marzo – 9 maggio 2021, nelle sedi del Castromediano di Leccee del Palazzo Tupputi di Bisceglie. Complessivamente, tra Italia e Cina, sono state movimentate ed esposte oltre 200 operedi diverso formato di Paolo Gioli, che provengono da un fondo che fa capo a Paolo Vampa, suo principale collezionista. Pittore, fotografo e cineasta, Paolo Gioliè uno degli artisti italiani più significativi degli ultimi decenni, soprattutto per la sua capacità di sperimentare in più campi, anche attraverso l’innovazione e la rielaborazione di dispositivi. Le copie in pellicola di alcuni suoi film e le sue opere pittoriche e fotografiche sono presenti nelle collezioni di musei internazionali, tra cui l’Art Institute of Chicago, il Museum of Modern Art di New York, il Centre Georges Pompidou e il MEP (Musée Européen de la Photographie) di Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e L’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma.
In ottemperanza alle disposizioni Covid-19, gli eventi si svolgono nel rispetto di alcune semplici regole: si accede con prenotazione obbligatoria, mantenendo la distanza di sicurezza.
Tutti gli eventi in programma sono gratuiti, ma l’ingresso sarà contingentato, dando precedenza a chi avrà effettuato la prenotazione al seguente recapito wapp: 0832 373576
Biblioteca Bernardini
Piazza Carducci, Lecce
Cineclub Canudo
Tel.340 2215793
Tel.340 6131760
Avvistamentiè un progetto apolide e intermediale, giunto alla XIX edizione, che esplora la cinematografia sperimentale nel suo complesso rapporto con le altre arti. Dal 2002 promuove un approccio innovativo al video d’autore, collocandolo nell’ambito delle arti performative, accanto alla musica elettronica e al teatro contemporaneo. Avvistare vuol dire “guardare lontano”, ma anche “vedere in anticipo” e orientare la rotta verso nuovi linguaggi da esplorare.
Il Cineclub Canudosi costituisce nel 2001 per promuovere i nuovi linguaggi della sperimentazione audiovisiva attraverso importanti iniziative, tra cui mostre, workshop, festivale rassegneche ospitano artisti di fama internazionale. Da 20 anni promuove progetti di alfabetizzazione cinematograficanelle scuole e dal 2015 gestisce il Laboratorio Urbano, un laboratorio di ricerca e formazione artistica che ha sede nel rinascimentale Palazzo Tupputia Bisceglie. Nel 2020 si aggiudica l’VIII e la IX edizione dell’Italian Council, il più importante bando per l’arte contemporanea in Italia, con un progetto espositivo sull’artista Paolo Gioli in Italia e in Cina e uno sull’artista Michele Sambin in Italia e in Francia.
Il Cineclub è intitolato a Ricciotto Canudo, considerato il primo teorico della “settima arte” (espressione da lui coniata) e appassionato sostenitore delle avanguardie artistiche e cinematografiche di inizio novecento.
Paolo Gioli nasce a Sarzano (Rovigo) il 12 ottobre 1942. Nel 1960 si stabilisce per qualche anno a Venezia dove frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1967 è a New York dove resterà solo un anno, ottiene una borsa di studio dalla John Cabot Foundation di Boston ed entra in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson. In America scopre il New American Cinema. Rientrato in Italia alla scadenza del visto di soggiorno (che non gli viene rinnovato per l’atteggiamento più severo dell’US Immigration Office a seguito dell’uccisione di Luther King e di Bob Kennedy), nel 1970 si stabilisce a Roma dove entra in rapporto con la Cooperativa Cinema Indipendente. È tra Rovigo e Roma che produce i suoi primi film che sviluppa da se stesso usando la cinecamera come un laboratorio sulle orme dei Lumière. Nel ’76 si trasferisce a Milano dove, oltre al cinema, si dedica con continuità alla fotografia. Ma è nel polaroid che Gioli troverà un mezzo sorprendentemente duttile con cui portare avanti la sua ricerca, anche travasando la materia su supporti diversi dalla pellicola, come la carta e la tela, apparentando così il polaroid alle arti belle. Ed è sin dai primi anni ’80 che Gioli riceve per la fotografia i primi riconoscimenti importanti con una personale all’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (1981), al MNAM Centre Pompidou di Parigi (1983), ai Rencontres Internationales de la Photographiedi Arles dove sarà ospite più volte con una personale anche al Museo Réattu (1987) e l’onore della copertina del catalogo 1984 della fiera annuale di AIPAD l’Association of International Photography Art Dealers. Nel 2006 l’italiana RaroVideo ha pubblicato un doppio dvd con una selezione di quattordici suoi film. Nello stesso anno i film di Gioli vengono presentati per la prima volta a Views From The Avant-Garde, una sezione speciale del New York Film Festival dove Gioli è ormai una presenza costante. L’anno seguente Gioli è invitato come artist on focusalla 44 edizione dell’Hong Kong International Film Festival dove verrà poi chiamato ogni anno a presentare la sua ultima produzione. Nel 2008 una selezione di suoi film è presentata all’Ontario Cinémathèque a Toronto e, successivamente, a Wavelenght, la sezione speciale del Toronto International Film Festival dedicata all’avanguardia. A giugno 2009 il Festival di Pesaro gli tributa un omaggio con una rassegna completa dei suoi film mentre a dicembre dello stesso anno esce un volume monografico edito dal CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma sul suo lavoro di film-maker. A Parigi, nell’Estate del 2010 la Cinémathèque francese presenta una vasta rassegna delle sue opere e viene pubblicato un triplice dvd con l’opera filmica completa (sia in Italia che negli Stati Uniti) sempre da Rarovideo. Nell’estate 2014 la rivista americana «Artforum» gli dedica un lungo articolo illustrato. Nel 2015 Gioli partecipa con una selezione di opere al Padiglione Italia della 56° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Tra le personali degli ultimi tre anni: Paolo Gioli. Cuerpos evocados por la noche a cura di Giuliano Sergio, Istituto Italiano di Cultura, Madrid, Febbraio 2017; Paolo Gioli, Anthropolaroid,a cura di Peter Benson Miller, American Academy, Rome, Ottobre 2018; Dialoghi – Joan Fontcuberta/Paolo Gioli, a cura di Joan Fontcuberta, Galleria del Cembalo, Roma, Ottobre 2019; Cronologie di Giacomo Daniele Fragapane, per le edizioni di Johan & Levi, 2020, un lungo saggio monografico sull’autore; Impressions sauvagesa cura di Philippe Dubois e Antonio Somaini, edito nel 2020 da Les presses du réel, contiene numerosi saggi di studiosi sui vari aspetti del lavoro di Gioli, alcuni suoi testi e le schede di tutte le sue opere, oltre ad un apparato iconografico ricchissimo. L’artista vive e lavora a Lendinara (RO).