Ciao e benvenuto! Raccontaci di te e del percorso artistico fin
qui. Come ti sei avvicinato alla musica?
A sette anni per Natale ho chiesto un pianoforte ai miei genitori: mi regalarono una tastiera della Bontempi, non esattamente la stessa cosa ma a quella tastierina ho sempre voluto un gran bene ed è ancora lì, a casa dei miei. Poi a otto anni, e per un sacco di anni a seguire, ho iniziato a suonare il sassofono in banda, una palestra pazzesca per imparare a suonare insieme ad altre persone. La svolta vera è arrivata alla medie, dove grazie ad una professoressa di musica particolarmente illuminata, assieme a dei compagni abbiamo messo su il primo gruppo, io ho iniziato a cantare e mi sono reso conto di quanto mi piacesse questa cosa pazzesca che è la musica. Da lì ho iniziato a scrivere i miei primi pezzi e nel 2007, assieme ad Elia Anelli, ho fondato i Rumor, band che ha accompagnato gran parte della mia vita, e con cui ho avuto il piacere di fare un sacco di esperienze bellissime, tra concerti in giro per l’Italia e manciate di canzoni fatte uscire negli anni.
Da dove deriva platìni?
platìni è molto semplicemente il mio cognome, mi chiamo Marco Platini.
Quando è stato il momento di scegliere un nome per questo progetto, ho pensato che usare il mio cognome mi avrebbe salvato il più possibile dal fattore “prima o poi mi stuferò di questo nome che mi sono scelto”, essendo il cognome una cosa che mi porta dietro da sempre e per sempre mi porterò. L’accento grafico messo sulla prima ì è voluto perché spessissimo, quasi sempre, nella vita vengo chiamato Platinì o Plàtini, mentre invece io sono proprio platìni.
Il tuo ultimo singolo è “Malimalinconia”: qual è stata l’ispirazione e che messaggio vuoi farci arrivare?
Non c’è nessun messaggio in particolare dietro a questa canzone, solo
la voglia di raccontare il mio rapporto con la malinconia, una compagna
fidata di sempre, che un po’ mi scoccia ma a cui ho imparato a voler
bene. È una parte di me, e va bene così, devo solo imparare a farla andare d’accordo il più possibile con la mia voglia di stare bene e di essere felice. La felicità è un altro tema importante della canzone, e della mia vita, come penso e spero della vita di tutti.
Quali sono e sono stati i tuoi maggiori riferimenti musicali?
Ho sempre ascoltato moltissima musica italiana, soprattutto della scena
delle etichette indipendenti. Per quanto riguarda questo progetto, e i
pezzi che stanno uscendo, un riferimento per quanto riguarda soprattutto la parte delle liriche è sicuramente Niccolò Fabi, grande maestro della
scrittura per quanto mi riguarda. Se invece dovessi fare un nome per chi
ha maggiormente influenzato il sound di questi pezzi mi vengono in
mente i Bombay Bicycle Club, band londinese con un’attitudine pop in
cui mi riconosco moltissimo e che mi ha ispirato moltissimo nel trovare la strada sonora che volevo dare ai miei pezzi.
Hai dei nuovi progetti a cui stai lavorando?
Ci sono altri pezzi a cui sto lavorando e che usciranno a breve, probabilmente per essere poi racchiusi in un disco o in un EP. Quest’estate sto facendo qualche concerto, è una cosa bellissima, inaspettata e per niente scontata, di cui sono molto felice. Vedremo dove porteranno questi pezzi, io sono contento di quello che sta succedendo, cerco di godermi tutto quello che arriva e va bene così.