«In un panorama musicale dove la massima aspirazione degli artisti è il binomio fama e soldi, inevitabilmente la musica diventa di plastica e prende la forma della moda del momento. Dischi che sembrano creati tutti con lo stesso stampo, stessi effetti, stesse metriche, stesse basi, stessi testi, tutti all’insegna di uno smisurato e ridicolo ego che trasforma la musica non più in un «fine» ma in un freddo «mezzo», in pura ostentazione» Aban
Con queste parole l’MC leccese descrive l’ambiente che vive e respira mentre pubblica “Rap Inferno” il suo nuovo album, diverso da tutto questo universo posticcio, genuino, duro e caldo come la strada, schietto come il quartiere, forte come il desiderio di verità. “Rap inferno” è un tributo anche ai propri fan, senza lusso e ricchezze ostentati, sorrisi e benessere di chi vive sulle spalle di altri. Al contrario Aban metaforicamente si inginocchia, in segno di rispetto, per chi permette agli artisti di poter salire sui palchi.
«“La tele trasmette sfarzo e ricchezza visti dagli occhi di povertà e tristezza l’equilibrio si spezza” cantava ormai vent’anni fa un mio caro amico. “Rap Inferno” è l’antitesi di tutto questo schifo, è la molotov che sfonda lo schermo e incendia la finzione, è la rabbia incandescente della brava gente che ha creduto a dei bugiardi, donandogli il posto sul palco che oggi sfruttano per arricchirsi, a scapito di artisti nascosti all’ombra di mega cartelloni pubblicitari e messi a tacere dal denaro con cui comprano infiniti passaggi in televisione e in radio» conclude Aban.
In questo disco la musica brilla incandescente, forgiata con la rabbia e la mentalità che annullano spazio e tempo, scardinando il valore dell’immagine e della ricchezza ostentata che oggi contano più della musica stessa.
Quindici tracce di quotidiana realtà, in cui la dignità e il rispetto si guadagnano con la coerenza e con il sangue sputato per raggiungere i traguardi. Un album che come Virgilio accompagna chi ascolta fra i gironi dei ribelli e della lotta di chi ogni giorno vive il proprio inferno. Senza piangersi addosso.
Questo è il punto di rottura, il bordo del precipizio, l’eterno inferno di chi pensava di uccidere il rap per scordare l’hip hop.