1.Ciao! Raccontateci di voi: come nasce la passione per la musica e come nasce il vostro nome “Maldimarte”?
Sin dal lontano 2006 abbiamo sempre cercato di fondere i nostri background: uno filo-grunge ispirato alle voci di Eddie Vedder (Pearl Jam) Laney Stanley (Alice in Chains) ma con radici nel cantautorato italiano (Battisti, Dalla) e cresciuto a chitarre e power chord; l’altro con una formazione chitarristica rock “Zeppeliniana”, che nel tempo si è evoluta passando da Frusciante (RHCP) e Greenwood (Radiohead) sino ad arrivare a toccare le sonorità di Band come Strokes, Queen of the Stone age, Motorpsyco e altri. A completare il tutto, la passione comune per Lennon e McCartney (Beatles). Da sempre abbiamo cercato di scambiarci i bagagli e rendere cosi l’esperienza compositiva sempre molto fluida e intuitiva.
Il nome al progetto è arrivato a poche settimane dalla pubblicazione, ci serviva un contenitore ideologico dimensionato alle nostre attuali intenzioni espressive: come spesso accade in questi casi, dopo una lunga ricerca, e una consueta discussione sulla “felicità immotivata” intorno a noi, saltò fuori “Maldimarte”: fu subito chiaro che aveva di certo la capienza che cercavamo.
2.Quale è stata l’ispirazione per l’ultimo singolo? Quale messaggio volete far arrivare?
L’ispirazione nasce dalla “fretta” che ci imprigiona in questo tempo, dal disastro ambientale, sociale, affettivo, dalla velocità per cui solamente in un paio di generazioni si è riusciti a trasformare l’umano, che per migliaia di anni ha vissuto in equilibrio con la terra, in un demonio schiavo di risorse minerarie, fossili, boschive, indispensabili a mantenere folli bisogni parzialmente globali a scapito del delicato equilibrio della natura. Il messaggio finale è che in fin dei conti il pianeta ha ancora migliaia di anni davanti a sé e sopravviverà a noi… Spariamo al pianeta ma lui non muore (per citare il finale di Respirerò).
Il disagio delle generazioni future costrette a patire, condannerà il nostro comportamento sul piano individuale; sappiamo che nel singolare possiamo fare molto per invertire la tendenza, ne siamo consapevoli più che mai e dobbiamo agire subito sui gesti di ogni giorno. E’ questo l’invito, tornare a respirare e lasciar respirare l’intero globo.
3. Ad accompagnare l’uscita del singolo c’è un videoclip com è stato realizzato?
Il video è un collage di filmati, che si sfidano a lanciare messaggi uno dopo l’altro, come una finestra sul mondo che fluisce spedita in simbiosi con il ritmo incalzante del brano, per cui il montaggio punta molto all’evocazione. Il video è stato realizzato a distanza, senza la nostra presenza, un documento figlio delle restrizioni degli ultimi mesi.
4. In contemporanea all’uscita del singolo, è stato rilasciano anche Ep “Vicini di Caos” vorreste parlarcene?
“Vicini di Caos” è una cartolina che rappresenta la sintesi attuale del nostro repertorio inedito: in questi 4 episodi, abbiamo cercato di inserire tutte le nostre influenze ed intenzioni musicali, brani diversi tra loro ma coerenti.
Veloce, reattivo, rabbioso ma armonico, ma anche lento e melanconico, riflessivo, incalzante nel ritmo e nell’uso di chitarre e synth che dobbiamo a Michele Guberti che ha curato la produzione artistica, a Manuele Fusaroli per il master e Massimiliano Lambertini di Alka Record che ci ha guidato e prodotto.
Non si può trascurare un appunto sulla grafica delle copertine dei singoli brani, per le quali dobbiamo ringraziare Michele Ciulla, storico collaboratore, parte integrante del nostro processo creativo.
5.Ci descrivi la tua musica con tre aggettivi?
Viscerale, Sincera, Risoluta
6.Sogni nel cassetto?
Lasciare ai nostri nipoti, dischi capaci di raccontare il tempo vissuto, canzoni che ci rappresentino, come vecchi album di famiglia, che pazienti attraversano gli anni.
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