La piattaforma online in abbonamento, nata per supportare il lavoro dei creativi, lancia la versione italiana. Vi spieghiamo com’è fatta e come fanno i musicisti a monetizzare grazie ai “Patrons”
Jack Conte, fondatore di Patreon
Il sistema delle piattaforme con sottoscrizioni (subs) da parte degli utenti lo conoscete, vero? Niente di più semplice: sono siti in cui i creatori offrono i loro contenuti tramite abbonamento ai propri follower. OnlyFans è una di queste piattaforme. Ah, avete capito ora, bene. Qui però non parliamo di sollazzi, bensì di musica e arte in generale: Patreon ha lanciato la sua versione italiana. Questa la nota stampa: “Mentre la pandemia continua a tagliare i redditi degli artisti, essendo costretti a cancellare concerti, mostre e spettacoli dal vivo, Patreon espande la sua presenza in Europa, aprendo una prima sede a Berlino, e arriva in italiano con una serie di contenuti ad hoc“.
Prima un po’ di storia, poi vi facciamo capire come funziona davvero: nel 2013 a San Francisco, Jack Conte del duo musicale Pomplamoose e Sam Yam decidono di creare una piattaforma nuova, stanchi di non riuscire a monetizzare con i contenuti su YouTube. Di strada ne hanno fatta, perché oggi Patreon conta 200.000 creator, di cui 50.000 solo negli ultimi mesi, che nel complesso hanno guadagnato più di 2 miliardi di dollari grazie agli oltre 6 milioni di abbonati sostenitori, che in questo caso si chiamano “Patrons”.
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